Il commento

Campare con l’anatra o amare Campobasso?

Vista da lontano, ma anche da vicino, la spinosa faccenda dell’anatra zoppa campobassana è stata faticosamente ma giudiziosamente risolta perché, tutto sommato, o si va avanti zoppicando o si compie un atto d’amore verso la propria città.

Non a caso infatti era sorto un gruppo di lavoro e perfino un movimento d’opinione intitolato Io Amo Campobasso. Non proprio un’ideona. Bisogna essere molto attenti prima di lanciare slogan e movimenti così vaghi e impegnativi, perché poi, se va male, non puoi digrignare i denti, ma al contrario devi aumentare regali gesti di affetto, attaccamento, orgoglio e perfino di collaborazione verso la città che avevi promesso di amare.

Certo, sappiamo fin troppo bene che la politica è ben altro, che non è un felpato oratorio di preghiere, che le sconfitte pungono, le delusioni avvelenano, le casacche cambiano e via dicendo.

Tuttavia, sempre che non finisca a urli e strilli come in TV, la politica è pur sempre il luogo dell’accomodamento, del raziocinio, della contrattazione. Basta pensare a quel che succede in queste ore a Bruxelles e a Roma con Giorgia Meloni al bivio tra Ursula sì e Ursula no, se astenersi o fare un patto di non belligeranza.

Ma tornando all’assennata soluzione dell’anatra zoppa, i due consiglieri che hanno consentito di trovare la “quadra” stanno subendo scontate ingiurie, accuse di tradimento e di voltafaccia. Come se nelle poco segrete stanze della destra non ci fossero centinaia di analoghe abiure, da Iorio fino al più fresco Patriciello.

Tutto più che scontato, sta di fatto però che la tanto amata Campobasso si è potuta finalmente rimettere in moto.

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