Termoli

Plastica dentro e fuori, il Festival del Sarà interpella la scienza. “Negazionismo non ci appartiene, è problema di salute pubblica”

Serata-evento alla Scalinata del Folklore che ha abbinato un talk sulla sostenibilità ambientale, che ha fornito interessanti spunti scientifici ma anche pratici - a una performance artistica d’impatto per sensibilizzare sull’uso-abuso della plastica

“Non è un tornare indietro, è un prendere dal passato per andare nel futuro”. Si è parlato di utilizzo e impatti della plastica, e dunque della sua necessaria riduzione, nella inedita serata di presentazione della IX edizione del Festival del Sarà, quella che si svolgerà dal 19 al 21 luglio in piazza Duomo ma che ieri – 29 giugno – si è arricchita di un’anteprima alla Scalinata del Folklore. “Plasticamente sostenibile” il titolo dell’evento – condotto da Antonello Barone, ideatore della kermesse dei Dialoghi sul futuro – che ha ospitato sul palco personalità di rilievo afferenti a vari mondi che, nei rispettivi modi, si stanno interrogando e occupando dell’invasione delle microplastiche, dentro e fuori di noi.

Plasticamente sostenibile

Oltre alla giornalista di La7 Roberta Benvenuto e al referente di Plastic Free Onlus, l’avvocato termolese Giuseppe Fabbiano, ospiti d’eccezione sono stati i dottori – ricercatori contro il cancro (e docenti) all’Università di Perugia ma termolesi di nascita – Maria Agnese Della Fazia e Giuseppe Servillo.

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Con il loro contributo scientifico i due hanno spiegato all’attenta platea l’impatto della plastica e degli additivi utilizzati dall’industria sulla salute umana. “Il negazionismo non fa parte della scienza, idem l’allarmismo. La scienza – semplicemente – dimostra” l’incipit della biologa, che ha sottolineato la necessità di un approccio scientifico rigoroso per comprendere l’impatto delle microplastiche sulla salute umana e che però non ha nascosto quella che è l’evidenza frutto di studi che negli ultimi anni si sono moltiplicati. Che preoccupa. Le microplastiche sono nel corpo umano – persino nella placenta – perché vengono non solo ingerite ma anche inalate, mangiando e respirando dunque. E sebbene il 90% di queste particelle – corpi estranei che entrano nel nostro organismo – venga smaltito dal corpo stesso, il restante 10% causa infiammazioni croniche, poiché il nostro organismo non è programmato per eliminarle efficacemente.

Plasticamente sostenibile
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“Si sta sconvolgendo il mondo dei tumori per via delle mutazioni esterne”, l’efficace – e drammatica – sintesi del professor Servillo. Che ha ricordato che è vero che si sta riducendo la mortalità del cancro – per via della maggior efficacia delle cure – ma che non si sta abbassando l’incidenza, anzi, e l’età media si abbassa. “Quello che ci preoccupa di più sono gli additivi plastici che vengono rilasciati negli alimenti (portati gli esempi della passata di pomodoro in lattina o del riscaldamento dei cibi in contenitori plastici nel microonde)”. Sigle e parole come BPA e ftalati forse non a tutti dicono qualcosa, eppure sono parte della nostra quotidianità. “Ma si tratta di interferenti endocrini, veri e propri antagonisti dei nostri ormoni e che dunque vanno a modificare il nostro sistema ormonale”. E ancora: “Ci preoccupa l’accumulo di queste sostanze, che è realtà anche a livello cerebrale”.

Cosa fare, allora? “Dobbiamo smettere di avere certe abitudini, può sembrare di tornare un po’ al passato ma in realtà è necessario per il nostro futuro”. E il cambiamento è un processo per cui è fondamentale un’azione congiunta – di imprese, politica e società civile, in definitiva di tutti noi – come hanno sottolineato anche Benvenuto e Fabbiano.

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Quest’ultimo, espressione di una realtà che da Termoli è cresciuta fino a raggiungere proporzioni mondiali (prossimo un evento a New York, ndr) ha rimarcato l’importanza di un cambiamento che parta dal consumatore. “Se noi domandiamo meno plastica, saranno le stesse aziende ad adeguarsi: è una legge del mercato. Sono poche le imprese ‘illuminate’ che capiscono che la sostenibilità non è un costo ma un investimento”.

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La giornalista si è focalizzata sul tema della consapevolezza della politica e sulla deriva – di una sua parte – negazionistica che “nega l’evidenza per meri fini ideologici“. Laddove invece dovrebbe invece raccogliere le indicazioni che provengono in primis dal mondo scientifico e poi dalla società civile che spesso, come il caso Plastic Free insegna, intercetta una esigenza e colma un vuoto, quello istituzionale. Il negazionismo ambientale, paragonabile alle reazioni osservate durante la pandemia di Covid-19, rappresenta una sfida. Come consumatori – ha ricordato Benvenuto – possiamo influenzare il mercato. “Andare al supermercato è come andare a votare“, il suo sprono alla consapevolezza.

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Dopo il ricco dibattito la serata si è conclusa con la sorprendente performance artistica di Marta Anti – anche lei molisana ma che vive e lavora all’estero – che ha arricchito il tema con forme espressive altre, di particolare impatto emotivo. Immersa – inizialmente come imbrigliata – in un acquario artificiale colmo di plastica da cui man mano prova a liberarsi, la performer ha voluto dare la sua personale lettura della modernità evocandone la liquidità, la sua (e la nostra) trasformazione, l’impatto sull’uomo ma anche la sua indifferenza ai cambiamenti che produce. “Quando non si vuole vedere, tutto ci sembra che sia sempre uguale”.

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