L'Ospite

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Per un’Italia democratica e solidale: il documento

Pubblichiamo il documento “Per un’Italia democratica e solidale” approvato dal Comitato spontaneo contro l’autonomia differenziata, riunitosi a Casa del popolo, giovedì 27 giugno

Nasce il 14 febbraio a Campobasso il Comitato Spontaneo “Autonomia differenziata, l’Italia che non vogliamo”.

Ha lavorato per mesi sul territorio della regione Molise con assemblee pubbliche provando a coscientizzare i cittadini sul pensiero discriminatorio, miope e anticostituzionale sotteso al Disegno di Legge sull’Autonomia Differenziata.

La destra al governo del Paese si sta sforzando demagogicamente di presentare il DDL 615 voluto dalla Lega come un provvedimento innovativo e utile ai territori.

In realtà, come sosteniamo da tempo, siamo all’ennesimo inganno di formazioni politiche che nascono e vivono per creare separazioni che abbattono il principio costituzionale di eguaglianza tra i cittadini sovvertendo tutte le logiche costituzionali di regionalismo autentico che prevede una ripartizione delle risorse ispirata alla solidarietà.

Il Comitato Spontaneo si è fatto promotore di una lettera aperta inviata già l’8 marzo 2024 al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con la quale si chiedeva che lo stesso non firmasse una legge cosparsa di gravi criticità costituzionali.

La risposta della Presidenza a firma del gen. Claudio Gino Ferlito, pur mantenendo ferma “la necessita di assicurare il rispetto del complesso di principi e valori sanciti dalla Costituzione”, è parsa piuttosto evasiva.

Dopo alcuni mesi tale richiesta è stata ripetuta solo dal Movimento Cinque Stelle, ma anche per le divisioni o i contrasti di potere nelle forze di opposizione, Mattarella dopo appena sei giorni dalla sua approvazione ha promulgato il DDL 615.

Noi non avevamo escluso almeno un rinvio alle Camere per un ulteriore esame o quantomeno un messaggio motivato; per tale ragione siamo contrari alla posizione tenuta dal presidente della Repubblica.

Il Comitato Spontaneo “Autonomia differenziata, l’Italia che non vogliamo” si è nuovamente riunito giovedì 27 giugno per fare il punto sulla situazione e per studiare il modo di porre in essere le ulteriori strategie per impedire che lo sciagurato provvedimento della Lega continui ad avere esistenza come legge della Stato.

Avendo materie finanziate con la spesa storica ed essendo non una legge di revisione del testo della Costituzione ma l’attuazione di una disposizione costituzionale già vigente, cioè l’art. 116, secondo alcuni il DDL 615 potrebbe essere sottoposto a quesito referendario solo su singole parti e non nella sua interezza.

Chi sostiene tali tesi dimentica che questa realizzazione dell’autonomia non è quella funzionale al bene comune, all’uguaglianza dei cittadini e al principio della solidarietà previsti dalla Costituzione nell’art.119 con un fondo perequativo, ma la negazione di valori fondamentali sanciti ad esempio con chiarezza nell’art. 3.

Siamo allora davanti a un’autonomia privilegiata per alcuni territori e all’emarginazione del Parlamento che dovrà approvare le intese tra Governo e regioni senza poterle emendare.

L’orizzonte sembra avere talune incognite giuridiche sia per l’impugnazione davanti alla Consulta che per l’ammissibilità del referendum abrogativo, ma la battaglia va in ogni caso condotta perché siamo davanti a una riforma antistorica con costi e conseguenze disastrose.

Il contrasto all’autonomia differenziata sta ricompattando le opposizioni nella richiesta di referendum abrogativo per il quale occorre organizzare l’ipotesi referendaria e pretendere che il Governo renda disponibile la piattaforma per la raccolta delle firme digitali.

Non si deve neppure escludere l’impugnazione del provvedimento per le palesi criticità di natura costituzionale che riguardano l’unità del Paese e il principio di eguaglianza dei cittadini che rispetto ai servizi hanno diritto su tutto il territorio nazionale non a prestazioni minime, ma uniformi e a livello di eccellenza per tutti.

Oltretutto si potrebbe avere un ricorso entro sessanta giorni dalla pubblicazione della legge da parte di una Regione che si senta penalizzata nella possibilità di opposizione sulle intese tra regioni e Governo visto che l’art. 2.4 del DDL 615 consente contestazioni e ricorsi al riguardo non alle singole regioni che si sentano danneggiate da una specifica intesa ma solo alla conferenza unificata stato-regioni.

C’è ancora un elemento che a nostro modestissimo avviso rende l’autonomia differenziata una legge di revisione costituzionale e dunque assoggettabile a referendum; essa infatti attribuisce alle regioni la possibilità di gestire non solo materie di legislazione concorrente, ma anche quelle di competenza esclusiva dello Stato, toccando la giustizia di pace e perfino le norme generali sull’istruzione e la tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali.

Parlare nell’art. 4 di attribuzioni solo su “ambiti di materie” e non sulla loro intera estensione non è sufficiente a superare il problema.

La necessità di cancellare questa pessima legge voluta dalla Lega e sostenuta dall’intero Governo Meloni riguarda le disuguaglianze che essa creerà nei servizi e soprattutto nella sanità dove già attualmente la mobilità passiva interregionale verso il nord ha fatto registrare per tredici regioni, quasi tutte del centro-sud un saldo negativo pari a 14 miliardi di euro mentre tra i primi quattro posti per saldo positivo si trovano le tre Regioni, Lombardia, Venero, Emilia-Romagna, che hanno chiesto appunto la devoluzione proprio su prestazioni destinate alla privatizzazione.

Lo stesso Premierato, oltre a creare un’involuzione plebiscitaria del sistema democratico, rafforzerà l’esecutivo nella contrattazione sull’attribuzione di potere nelle diverse materie ridimensionando le attribuzioni del Parlamento.

Ci sono sicuramente elementi che rendono un territorio diverso da un altro e il processo di autonomia previsto in Costituzione può aiutare la valorizzazione delle diversità purché queste rimangano nel quadro dell’Unità della Repubblica e non divengano motivo per creare disuguaglianze come avverrebbe con l’applicazione del Disegno di Legge sull’autonomia differenziata.

Questo privilegiare regioni già ricche con la possibilità di trattenere gran parte del gettito fiscale togliendo allo Stato gli strumenti di bilancio per la perequazione rappresenta l’elemento fondamentale che rende tale provvedimento incostituzionale.

La Meloni sostiene che l’opposizione è contraria ad ogni cambiamento.

Il Governo crediamo abbia avuto già un campanello d’allarme nella stessa maggioranza e dall’elettorato su questi provvedimenti che segnano una grave involuzione a livello democratico e sociale.

La presidente del Consiglio deve pertanto convincersi che certe riforme non si possono fare a colpi di maggioranza ma unicamente con un consenso allargato.

Le forze della sinistra intanto per manifestare coerenza in merito comincino con il chiedere alla Regione Emilia Romagna di recedere dalla richiesta di autonomia differenziata a suo tempo manifestata.

Portare la legge sull’autonomia differenziata davanti alla Consulta è la prima via da seguire.

Per ciò che riguarda il referendum poi occorre decidere se affidarlo a cinque regioni o alla richiesta di cinquecentomila cittadini.

Ci sarà successivamente la necessità di convincere la popolazione a firmare per il referendum ma soprattutto a recarsi ad esprimere il voto per raggiungere il quorum e vincere.

Creare allora un fronte ampio e mettersi a lavorare per porre in essere le strategie di opposizione finalizzate a cancellare il DDL 615 dev’essere il dovere politico di quanti amano la democrazia e l’eguaglianza dei cittadini e vogliono opporsi ai gravi problemi ancora irrisolti di sostenibilità finanziaria a livello nazionale ma anche all’iniquità delle condizioni di vita che si verrebbero a creare tra le regioni e soprattutto tra i cittadini.

Alla stessa maniera occorrerà lavorare per opporsi agli altri due provvedimenti che stanno per essere varati ovvero quello sul Premierato e sulla riforma della giustizia.

Ci auguriamo che in tale direzione si muovano le forze politiche, i sindacati, le associazioni, i movimenti e i cittadini che hanno davvero a cuore l’equità e la giustizia sociale.

Il Comitato Spontaneo “Autonomia differenziata, l’Italia che non vogliamo” sicuramente lavorerà in sinergia con tutte le forze democratiche e progressiste per difendere i principi di libertà, di eguaglianza e di democrazia così chiari nella nostra Costituzione repubblicana e antifascista.

Per questo sarà necessario impegnarsi sul piano culturale e politico nel delineare una società solidale, pacifista e democratica capace di garantire i diritti e di rispettare l’equilibrio ambientale e il bene comune.

Il compito attuale della sinistra in questo momento è proprio quello di scrivere un programma che superi l’egocentrismo neoliberista e sia capace di realizzare un modo di vivere fondato sulla giustizia sociale.

Come Comitato Spontaneo allora rivolgiamo un invito pressante alle forze politiche, ai sindacati, alle associazioni culturali e sociali perché al più presto si convochi un incontro pubblico a Campobasso per confrontarsi sulle iniziative da assumere.

Per le intese in merito è possibile contattare per il Comitato Spontaneo Franco Novelli al numero 3341906176 e Italo Di sabato al numero 3358191842.

Il Comitato Spontaneo

“Autonomia differenziata, l’Italia che non vogliamo”

 

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