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Il vangelo del Corpus Domini

Corpus Domini – Anno B
Il Sangue dell’alleanza versato per molti (Mc 14,12-16.22-26)

Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua. Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio». Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

Ci fu un periodo, durante lo scorso pontificato, in cui si voleva cambiare la traduzione nelle lingue moderne delle parole di Gesù sul calice. Nel greco originale il termine è “molti”, così come in latino. Per cui, letteralmente, la traduzione sarebbe questa. Tuttavia, conoscendo la lingua originale con cui si esprimeva Gesù, cioè l’aramaico, si sa che esiste un’unica parola (rabbim) per esprimere sia molti che tutti ed è probabile, come fa correttamente l’italiano, che ciò che aveva in mente Gesù, sia stato il riferimento a tutti e non a molti (escludendo, quindi, qualcuno). La domanda che viene in mente in questa festa del Corpus Domini, in cui celebriamo Colui che ha donato la vita per noi poveri uomini pieni di difetti ma anche con qualche percentuale di bontà: ma Gesù ha veramente dato la vita per tutti, come sempre si è espressa la teologia, oppure ha tenuto fuori qualcuno, come vorrebbero certi revisionismi liturgico-teologici?

L’effetto della redenzione prodotto dalla morte di Gesù è dovuto solo alla fortuna di nascere a latitudini in cui il cristianesimo è maggioranza o alla casualità di nascere con alcune caratteristiche psicofisiche piuttosto che altre, oppure Gesù è veramente venuto per tutta l’umanità, senza distinzione di popoli, razze, lingue e tipologie umane? È una domanda che ancora più urgentemente mi sta venendo in questi giorni quando certe infelici uscite linguistiche fanno crollare in un attimo gli sforzi fatti anche da tanti educatori parrocchiali ed ecclesiali di insegnare ai ragazzi ad usare un linguaggio cortese e rispettoso verso gli altri, per educarci alla pace e alla fratellanza universale, in un tempo in cui la dignità umana è calpestata e offesa in tanti modi. Come diceva una vecchia pubblicità: meditate, gente, meditate.

Michele Tartaglia

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