Fulmini sul futuro industriale del molise

Gigafactory Termoli, tutto rinviato ma senza una data: ACC congela il progetto, salgono i timori

Il progetto della Gigafactory di Termoli è stato rinviato, creando incertezza a pochi giorni dalle elezioni europee e amministrative. ACC ha annunciato la pausa, necessitando più tempo per adeguare le strategie al mercato. Sindacati e politica locale esprimono forte preoccupazione per il futuro industriale e occupazionale della regione.

Fulmine (non) a ciel sereno sul progetto, che arriva a tre giorni dal voto per le Europee e le Amministrative e rimette in discussione quello che sembrava definito, ovvero la imminente realizzazione di una fabbrica di batterie elettriche nel Consorzio Industriale di Termoli, per il quale il Governatore Roberti aveva perfino annunciato una data per la posa della prima pietra. Non è così, e la politica locale sembra scoprirlo solo ora, correndo ai ripari con un rinvio del tavolo ministeriale inizialmente previsto per oggi e slittato all’11 giugno. Troppo tardi, però: la notizia è deflagrata come una bomba nella giornata di ieri, quando Automotive Cells Company (ACC), la joint venture tra Stellantis, Mercedes-Benz e Saft (gruppo TotalEnergies), ha annunciato una revisione dei progetti per la realizzazione di due gigafactory, una in Germania e una in Italia. I lavori di costruzione per l’impianto di Kaiserslautern sono stati interrotti, mentre il progetto previsto per la fabbrica di Termoli, un tempo di proprietà della Fiat, è stato rinviato. Al momento, la rete di gigafactory di ACC rimane limitata all’unico impianto operativo di Douvrin, in Francia.

Un chiaro segnale del rinvio del progetto era già emerso il 3 giugno da fonti sindacali. L’incontro sulla gigafactory, inizialmente previsto per il 5 giugno presso la sede romana del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, è stato posticipato all’11 giugno, quindi a urne chiuse e risultati acclarati. Un rinvio per evitare che la notizia della paralisi piombasse al pari di un missile dagli effetti disastrosi sulla campagna elettorale. ACC ha affidato a una nota la sintesi della decisione presa, ovvero nessuna certezza sulla gigafactory di Termoli per la fine del 2024 o l’inizio del 2025, serve più tempo per condurre gli studi e “apportare gli adattamenti necessari al progetto industriale”.

Cosa questo significhi non lo sa nessuno, e perfino ai massimi livelli istituzionali non solo non ci sono state ammissioni, ma apparentemente non è cambiato nulla, tanto che esponenti di centrodestra e lo stesso senatore Della Porta (FdI) nelle interviste rilasciate ad Antonello Barone per TuttiCandidati non più tardi di 48 ore fa ha dichiarato che la Gigafactory di Termoli non corre alcun rischio.

Eppure è stato proprio l’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, intervenendo sulla questione delle fabbriche di batterie, a dire: “Investiremo in gigafactory alla velocità che richiederà il mercato. E investiremo nelle batterie alla velocità che chiederà il mercato. Se il mercato delle elettriche si velocizzerà, allora investiremo più velocemente. Se rallenterà, andremo più lentamente. Investiremo in base alle vendite di Bev”, le parole di Tavares, che hanno comprensibilmente scatenato la forte preoccupazione dei sindacati.

“Nell’incontro al MIMIT convocato per martedì prossimo, i sindacati Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Uglm e Aqcfr chiederanno ad ACC, Stellantis e al Ministero tutte le garanzie necessarie per la salvaguardia del progetto della Gigafactory e del piano industriale ad esso collegato. Qualora tali garanzie non venissero fornite, i sindacati richiedono fin da ora che Stellantis definisca un piano produttivo alternativo per Termoli che garantisca l’occupazione di tutti i dipendenti attualmente in forza”.

francesco guida Uilm

Il problema scaturisce dalle politiche nazionali che frenano l’elettrificazione e l’elettrico, e anche su quelle Ue che ultimamente hanno fatto un po’ di retromarcia sulla transizione, aprendo allo slittamento del Green Deal. “Ovvio che ci siano conseguenze anche dal punto di vista strategico dei piani industriali delle grandi compagnie mondiali – spiega Antonello Barone, opinionista e attento conoscitore delle dinamiche collegate al progetto dell’elettrico a Termoli – Le grandi multinazionali cambiano i loro piani strategici. Per esempio i cinesi non faranno più le 5 gigafactory previste in Germania, e anche in Italia le cose potrebbero cambiare. Sicuramente, visti i presupposti, rallentare”.

della porta

E un rallentamento nell’implementazione della fabbrica di batterie solleva anche seri dubbi sul futuro industriale e occupazionale di Termoli. La fabbrica dovrebbe infatti assorbire tutti i dipendenti attualmente impiegati da Stellantis nella produzione di motori, e si parla di circa 2mila persone.

“Ieri l’ad Stellantis Tavares ha fatto una dichiarazione ben precisa, spiegando che l’investimento nella gigafactory seguirà la velocità del mercato e che se il mercato rallenterà si andrà più lentamente. ACC ha confermato la riapertura delle discussioni sui contenuti di dettaglio del suo progetto a Termoli per fine 2024-2025. Siamo seriamente preoccupati – dichiara Francesco Guida della Uilm – e chiediamo al governo ammortizzatori sociali lunghi nel caso dovesse venire a mancare la produzione del motore endotermico, ma soprattutto chiederemo che Termoli abbia la possibilità di produrre un ulteriore motore endotermico al posto del Fire per superare questa fase. Ci aspettiamo chiarezza e tempi certi da ACC e Stellantis” conclude Guida.

La decisione di mettere in pausa i progetti dell’automotive elettrica è stata motivata dalla necessità di rivedere le strategie aziendali per adattarsi ai mutamenti del mercato. Intanto a Kaiserslautern il progetto è stato fermato nonostante fosse stato approvato circa due anni fa e sostenuto da fondi pubblici per 437 milioni di euro. La cancelleria del Land della Renania-Palatinato ha rivelato lo stop in risposta a una richiesta di alcuni esponenti politici locali. Il quotidiano locale Rheinpfalz ha citato il segretario generale di ACC, Matthieu Hubert, che ha parlato di una “pausa” legata al rallentamento dell’adozione della mobilità elettrica, a problemi infrastrutturali e agli elevati costi dei materiali. “Prima di investire, e qui parliamo di miliardi, dobbiamo determinare di quale tipo di tecnologia delle celle ha bisogno il mercato”, ha spiegato Hubert. Lo stesso scenario potrebbe prospettarsi per Termoli, dove l’investimento previsto compreso l’indotto è di circa 2 miliardi. Per ora tutto rinviato, congelato. Non è certo una buona notizia – tutt’altro – per il territorio molisano e per la città di Termoli, il cui futuro dipende in gran parte proprio dall’investimento della gigafactory.       (mv)

Più informazioni
leggi anche
roberti selectingitaly trieste
Rinvio del progetto
Roberti: “Nessuna preoccupazione per la gigafactory di Termoli”
commenta