Mobilitazione sindacale

Call center, cambia il contratto anche per l’azienda 3G. “Meno tutele e diritti, specie per le donne”: sindacati in agitazione

Il mancato rinnovo del contratto nazionale delle telecomunicazioni potrebbe causare una perdita di tutele, garanzie e diritti per gli operatori telefonici. Cgil, Cisl e Uil hanno proclamato lo stato di agitazione dopo che anche la società 3G - che a Campobasso dà lavoro a centinaia di persone - ha annunciato novità per i lavoratori dal 1 agosto.

C’è un clima di incertezza tra i lavoratori del call center 3G di Campobasso. Dal 1 agosto il loro contratto di lavoro cambierà “in peggio” secondo quanto denunciano i sindacati che temono “una perdita di diritti e salario per centinaia di persone”.

La faccenda è complessa e riguarda circa 370 dipendenti nella sola sede societaria campobassana dove lavorano gli operatori telefonici: dalla scadenza del contratto nazionale applicato anche a loro (31 dicembre 2022) la trattativa tra le organizzazioni sindacali di Cgil, Cisl e Uil e l’associazione di categoria Assocontact non ha fatto significativi passi avanti tanto che, più o meno un mese fa, Assocontact ha comunicato che dal 1 agosto prossimo le imprese che aderiscono all’associazione – tra cui la 3G – non applicheranno più l’attuale contratto di lavoro del settore telecomunicazioni.

I motivi sono stati spiegati ai sindacati e riguardano diversi fattori: il costo del lavoro troppo alto, le spese per l’energia, il calo dei volumi di attività, la richiesta continua di flessibilità da parte dei committenti, le tasse elevate e la concorrenza sleale. Insomma, Assocontact ha fatto presente le difficoltà delle aziende che rappresenta giungendo alla conclusione che se le stesse non saranno più competitive sul mercato non potranno tutelare l’occupazione. E quindi ha deciso di non aderire al rinnovo del vecchio Ccnl di settore.

Tanto è bastato per mettere in agitazione lavoratori e lavoratrici che tra qualche mese dovranno dire addio al contratto più rappresentativo della loro categoria.

Le segreteria regionale di Abruzzo e Molise della Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl Telecomunicazioni si sono fatte sentire chedendo ad Assocontact di non abbandonare il contratto anche perché “le motivazioni – leggiamo nella nota congiunta – sono palesemente prive di fondamento, e celano l’ennesimo tentativo di dumping contrattuale con evidente nocumento a danno dei diritti e delle tutele economiche e legali dei lavoratori del settore, dei quali una percentuale elevata è formata da donne”.

Tra l’altro da quando l’associazione nazionale dei Bpo ha comunicato che non utilizzerà più l’attuale contratto delle telecomunicazioni “sono cominciate le disdette di numerose aziende tra le quali alcune con sedi nelle nostre regioni che, in maniera forviante e faziosa e con comunicazioni aziendali, stanno cercando di tranquillizzare lavoratrici e lavoratori sull’efficacia di tale percorso e sulla tenuta del lavoro e dell’occupazione, ma appare evidente come l’obbiettivo da raggiungere sia quello di tagliare salari e diritti conquistati con lotte e fatiche di tutti i lavoratori del settore, comprimere il costo del lavoro, muoversi su logiche di massima flessibilità oraria tagliando i principi di conciliazione vita lavoro su cui fondano numerose normative tuttora vigenti tra le quali assumono particolare rilievo quelle poste a tutela della maternità e della paternità, quelle per l’assistenza dei soggetti con disabilità, quelle per il lavoro agile e quelle di trasformazione del contratto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale”.

In conclusione le segreterie sindacali chiedono “un pieno coinvolgimento a tutti i livelli territoriali, confederali ed istituzionali, di tutti gli stakeholders del settore incluse le committenze pubbliche e private per porre fine a tutte le anomalie insite nel settore dei call center, anche tramite l’emanazione di una normativa specifica che tuteli i lavoratori di quello che è stato definito uno dei settori strategici del paese”.

Da qui ad agosto si prevedono, pertanto, assemblee e mobilitazioni per dare corpo alle rivendicazioni sindacali. Lo stato di agitazione nel settore telecomunicazioni è appena cominciato.

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