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Sanità molisana, tra errori del passato e idee per il futuro: le riflessioni di un ex primario

Inizio subito col dire che, ormai superata la soglia dei settanta, ho sempre svolto nella mia vita attività lavorativa come medico ospedaliero, convintamente nella sanità pubblica.

Come tutti i “vecchi” ho voglia, da presunto “esperto del settore”, di fare un po’ di riflessioni e precisazioni su quanto vedo e leggo sul mondo sanitario della nostra regione (un po’ come tutti i pensionati che si fermano a guardare la realizzazione di opere pubbliche).

Tutti parlano della sanità e dei relativi problemi (è diventato quasi uno sport nazionale… siamo un po’ tutti allenatori della nostra squadra del cuore)s spinti spesso da giustificati motivi in quanto utenti di tale nevralgico settore per la nostra qualità di vita, intesa come miglior benessere psico-fisico possibile.

Pochi sono i veri “esperti del settore” tali intesi sia quelli inerenti il personale sanitario, addetti alla miglior realizzazione dei progetti socio-sanitari in essere ovviamente gratuiti solo sulla carta essendo comunque tutti fonte di spesa pubblica, sia quelli, forse più importanti, riconducibili alla sfera politica, addetti alla delicata e fondamentale fase della programmazione.

Ho rilevato nella mia non breve esperienza che nel Molise abbiamo una sanità frutto di una programmazione a volte palesemente contraddittoria e incongruente.
Cercherò di argomentare meglio e con esempi reali ciò che ho appena affermato.

Penso, solo per iniziare, ad uno scheletro in cemento armato, ormai oggi ritengo completamente ammalorato, realizzato per una struttura da adibire a nuovo (?) Ospedale di Agnone.

Penso all’Ospedale Vietri di Larino costruito e realizzato con ben altre finalità di utilizzo e che grida ogni giorno “vendetta” per il mancato completo ed adeguato uso in relazione alle enormi potenzialità logistiche.

Penso alle mancate attivazioni di strutture a bassa intensità di trattamento sanitario quali per esempio quella esistente tra il Presidio ospedaliero Cardarelli e l’Università del Molise di Medicina, mai entrata in funzione.

Ritengo che l’errore (il peccato sarebbe più congruo) “originale” sia stata una visione ospedalocentrica di tutte le necessità sanitarie SOTTOVALUTANDO COLPEVOLMENTE la considerazione del rapporto costo-benefici delle prestazioni erogate in regime di ricovero (costi legati oltre che alle attività sanitarie anche a quelle logistiche etc) e riducendo l’attenzione culturale ed economica su attività di prevenzione e trattamenti, anche specialistici, in regime domiciliare e/o ambulatoriale, CON CONSEGUENTE DILATAZIONE DELLA SPESA FINO ALL’IMPLOSIONE del sistema sanitario regionale e sprofondamento nelle gestioni “commissariali” spesso rilevatesi senza visione e improntate ad un uso direi quasi “ragionieristico”.

Ricordo bene quando ci veniva riferito delle problematicità sismiche del Presidio ospedaliero Cardarelli di CB e della conseguente urgente necessità di riallocazione presso la vicina struttura dell’allora “Gemelli” e dei contemporanei ed ingiustificati, visto l’ “imminente trasferimento”, investimenti per la ristrutturazione di alcune Unità Operative nello stesso ospedale.

Ricordo della sciagurata e realizzata riduzione del numero delle Unità Operative Complesse (solo ora sento di una auspicabile inversione di tendenza) per una assunta necessità di riduzione dei costi tralasciando le nefaste conseguenze in riferimento alla migliore gestione delle stesse.

Di decenni risulta datata la problematica della messa a norma dell’elisuperficie di CB che, se venisse attivata anche solo domani (e lo dubito) comunque sconterebbe un ingiustificato e colpevole ritardo.

Ricordo di un tomografo assiale computerizzato all’epoca all’avanguardia acquistato e dislocato presso il Pronto Soccorso di CB mai adeguatamente utilizzato e poi dismesso dopo aver inutilmente speso enormi somme per la realizzazione dei locali schermati etc. (ma, rifletto, se non c’erano le condizioni per farlo funzionare a pieno regime, almeno per giustificare le spese sostenute, vista la conosciuta carenza di specialisti da dedicare ad essa, a che scopo acquistarla e manutenerla?… io, a casa mia, non acquisterei mai qualsivoglia cosa ben sapendo di non poterne usufruire… mi sembra addirittura banale rimarcarlo).

Altro esempio di mancata corretta valutazione del rapporto costo-benefici la realizzazione della camera iperbarica di Larino che, se pur iniziativa di enorme valenza prospettica, non è mai stata funzionante per come meritava e che solo ora, mi sembra di aver capito, si cerca di “recuperare”.

Passando ad una valutazione grossolana riguardo al personale sanitario che dire dell’inutile assunzione di neurochirurghi (come fossero noccioline) presso il Cardarelli di CB per una U.O. prima classificata complessa poi semplice ed infine dismessa?

Che dire dell’istituzione di ben due Unità Operative di Chirurgia e conseguente raddoppio del personale assistenziale presso il P.O. di CB? Costretti poi a ovvia e scontata “marcia indietro”?

Che dire della dislocazione di validissimi dirigenti medici presso le sedi sanitarie regionali per compiti di non chiara priorità?
Bene, anzi male, malissimo, ricapitoliamo:

Abbiamo pensato e realizzato elefantiache strutture ospedaliere direi “di vicinato”, quasi come ai tempi di Gava, un ospedale per ogni paesino abruzzese, mai nella reale possibilità di essere punti di vera e non campanilistica asserita eccellenza per poter offrire ai cittadini prestazioni di sicurezza qualitativa.

Abbiamo tolto la possibilità di far assumere al Presidio Ospedaliero di CB la funzione di HUB di II livello, non riuscendo a realizzare operativi servizi di neurochirurgia e cardiochirurgia e quant’altro necessario.

Abbiamo dimostrato l’incapacità, anzi abbiamo peggiorato la capacità di dare servizi di base ai cittadini in tempi congrui (se effettuo un ECG, una rx, una ecografia in ritardo non è la stessa cosa di prendere un autobus in ritardo, ma non parliamo dei trasporti…), rifiutando per esempio colpevolmente l’integrazione con strutture private che per molti mesi e molti anni si sono visti costretti a non lavorare per non sforare il budget loro assegnato dimenticando di chi fosse la colpa del “peccato originale” e cioè sempre la sanità pubblica non efficiente né efficace anche se poi sono tutte da discuterne le cause.

Altre infinite problematiche assillano al 2024 la nostra sanità e riprendo dalla sempre incerta attuazione di protocolli avallati e di dimostrata efficacia per la diagnosi e terapia delle patologie tempo dipendenti, spesso per mancata e non so se involontaria consapevolezza della complessità di tali patologie. Due esempi per tutti: il politraumatizzato che necessiterebbe, anzi necessita, di una contemporanea assistenza internistica, rianimatoria, chirurgica, neurochirurgica, ortopedica, chir. vascolare etc con adeguata strumentazione diagnostica (RX. TAC. Angiografi etc) SENZA TRASFERIMENTI TRA VARIE STRUTTURE, e le patologie cerebrovascolari che vedono attualmente la necessità di diverse sedi di trattamento per lesioni ischemiche o emorragiche, proprio per una mancanza di una concentrazione ottimale delle risorse strutturali ed umane.

… ai miei tempi si diceva pure che gli interventi di disostruzione coronarica necessitavano sì di cardiologi emodinamisti ma della contemporanea potenziale assistenza di cardiochirurghi… con unità operative operanti nella stessa struttura… porta a porta..
Ad oggi i pazienti oncologici sanno quale è il loro riferimento certo e qualificato, su cui i soldi pubblici vengono investiti?

La robotica è di routine ormai pressoché ovunque. Nel Molise sembra un’utopia. Dovrebbe invece essere banalmente la norma, senza nemmeno compiacersene troppo.

Esiste una scuola di insegnamento universitario stabilmente integrato con valenti clinici (internisti, chirurghi ecc) tale da essere sicuro riferimento per la futura generazione di medici? Pur fortemente dubitando, visto il basso numero di abitanti e il conseguente esiguo numero di pazienti, considerando che non riusciamo ad attrarre nella sanità pubblica, se non con poche eccezioni, pazienti di altre regioni, potremmo avere una casistica sufficiente a sviluppare poli e studi d’eccellenza?

Non voglio con questo sminuire in alcun modo il valore dei docenti universitari, assolutamente, ma le scuole di formazione andrebbero valutate con numeri e dati inoppugnabili e non basati sull’autoreferenzialità: non ho visto studenti avviati alla semeiotica, penso che non abbiano mai, o quasi mai, assistito ad un esame autoptico, quasi mai avviati ad una visione olistica del paziente, seguiti spesso da tutor solo “di facciata” (non me ne vogliano i tanti colleghi che danno il meglio di loro stessi, sempre)… senza parlare della normativa nazionale che vede premiate le Università che “sfornano” il più alto numero di laureati rispetto agli iscritti, incentivando, anche involontariamente, ad una più benevola valutazione degli stessi, riducendo il valore filtro e meritocratico degli studi universitari. Per risalire ancora più a monte trovo un errore madornale spendere risorse economiche ed umane per la formazione di periti industriali, ragionieri… geometri… etc dandogli poi l’accesso a discipline mediche di tutt’altro orientamento ed interesse, senza con questo sminuire il valore dei suindicati titoli o voler supporre una superiorità culturale delle facoltà mediche!

Ad oggi abbiamo potenziato prestazioni internistiche, chirurgiche, ortopediche ecc con criteri d’avanguardia, di “eccellenza” e di non semplice “routine”? (…ora si sente parlare di LEP, livelli essenziali di assistenza, che spero non vogliano dire: ti fornisco il minimo per legge per non farti… morire… ma non pretendere di più!!)… così da relegare i cosiddetti viaggi della speranza alle cose da dire ai nipotini: …sai… prima …nel 2024… per farci curare alcune patologie un po’ più “difficili”, dal Molise dovevamo andare a Milano, Bologna, Roma…

Debbo rilevare che alcune iniziative degli ultimi mesi vanno nella direzione, per me giusta, per cercare di risolvere parte di quanto su rilevato, vedi gli stanziamenti per l’implementazione dell’attività chirurgica robotica, l’attenzione realistica alla messa in funzione dell’elisuperficie del Cardarelli, l’attivazione di Unità specialistiche ad elevata professionalità … chirurgia vie biliari etc, per cui non posso che rallegrarmene e sperare che si vada fino in fondo.

E se tutto ciò che sto cercando di dire appariva urgente 40 anni fa oggi non abbiamo più alibi: siamo comunque in ritardo… e se riusciremo a concretizzare qualcosa dovremo chiedere sempre scusa alle generazione future per i nostri colpevoli ritardi.

Tra le cose fattibili, dopo questa disamina incompleta, vedi assenza della valutazione della medicina di base, del territorio, della prevenzione, del lavoro ecc, e forse non aggiornata della realtà attuale, vorrei solo esprimere ciò che potrebbe essere utile per migliorare efficacia ed efficienza del nostro sistema sanitario.

Io punterei sulla realizzazione di un solo CENTRO HUB di II livello nel Molise: quello, anche per motivi geografici, amministrativi e strutturali, di Campobasso su cui concentrare tutte le eccellenze ed i servizi necessari per offrire ad ogni paziente molisano(o di fuori regione, perché no?) la certezza di risposte sanitarie ottimali, non diverse da quelle ottenibili nei migliori centri italiani, senza alcuna arroganza ma nemmeno sudditanza culturale, cercando di spendere bene i soldi a disposizione, senza inutili dispersioni.

Gli altri P.O. regionali (Agnone e Venafro comprese) dovrebbero essere intensivamente ed esaustivamente utilizzati per le molte patologie cosiddette routinarie (dal classico scompenso cardiocongestizio non trattabile a domicilio alla banale ernia inguinale ecc) che sono le più numerose e certo non le meno importanti per la salute di noi tutti e che non necessitano per il loro trattamento se non di poche risorse strutturali e sanitarie, nel contempo potenziando i trattamenti in day hospital (medico e chirurgico) e in Unità di Osservazione breve intensiva, conservando degli spoke per le patologie tempo dipendenti a Termoli e Isernia.

Viste le nostre caratteristiche orografiche bisognerà implementare la telemedicina il più possibile precisando che il medico specializzato “a distanza” è utilissimo ma dovrà sempre avere la possibilità di accedere in diretta online ad un colloquio con il medico richiedente e, se possibile, con il paziente stesso.
La medicina non si fa solo con i dati!

Ritengo pure che un più vantaggioso utilizzo dei medici specialisti cosiddetti ambulatoriali sia una loro integrazione con attività ospedaliera. Esempio: come può un otorino, un oculista o un ortopedico svolgere la propria attività specialistica a 360 gradi senza poter fare attività chirurgica in sala operatoria? Facendogli svolgere quindi parte del loro monte orario anche nelle mura ospedaliere con duplice beneficio per i pazienti e per gli stessi specialisti che vedrebbero possibile la realizzazione delle proprie capacità “specialistiche” per le quali si sono formati. Anche se sono consapevole che quanto su prevedrebbe modifiche normative nazionali)

Riguardo ai privati ritengo che il ricorso ad essi con tutte le loro eccellenze mediche e strumentali vada non demonizzato ma da considerare un valido complemento per la nostra cura, senza limiti di budget, ma comunque dopo aver certificato che le strutture pubbliche non riescano ad offrire in tempi congrui adeguate prestazioni (se il privato investe in diagnostiche ultra avanzate e riesce a coinvolgere specialisti d’avanguardia ponti d’oro e giusta remunerazione senza erroneamente considerarli distruttori di risorse pubbliche).

Largo perciò alla meritocrazia con totale diniego a carriere dirigenziali basate sull’anzianità di servizio (considerare il merito e non l’età!), merito si badi bene non solo professionale ma anche gestionale (economico, delle risorse umane etc).

Per concludere direi che le cose più importanti siano:
– COERENZA DELLA PROGRAMMAZIONE SANITARIA
-Sapere DOVE andare, sapere COME andarci, considerazione prioritaria delle RISORSE DISPONIBILI con valutazione sì dei costi di realizzazione ma anche di quelli di gestione e di manutenzione di quanto si va a realizzare.
-MONITORAGGIO PERIODICO dello stato “di salute” del sistema
-INDIPENDENZA CONVINTA E STRUTTURATA (CON APPOSITE NORMATIVE LEGISLATIVE) DA INTERFERENZE DERIVANTI DAGLI AVVICENDAMENTI POLITICI

N.B. AL SERVIZIO SANITARIO SI DEVE CHIEDERE DI FUNZIONARE BENE (SENZA SPERPERO DI DENARO PUBBLICO).. NON DI AVERE I BILANCI IN PAREGGIO O IN ATTIVO, SPECIE SE QUESTO E’ INCOMPATIBILE CON PRESTAZIONI DI QUALITA’

Campobasso lì 03-04-2024

Marcello Di Falco

 

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