Omicidio santa maria del molise

Confessa di aver ucciso il marito dopo 40 anni di vessazioni e violenze, consulenza psichiatrica per Irma Forte

Accolta la richiesta della difesa, rappresentata dagli avvocati Giuseppe De Rubertis e Demetrio Rivellino. L’incarico affidato allo psichiatra Teofilo Golia, il consulente di parte sarà Vincenzo Vecchione. La donna è accusata di omicidio volontario ma le indagini e le analisi del Ris dimostrano il clima oppressivo nel quale viveva: plausibile anche l’ipotesi che la notte della Vigilia di Natale del 2022 si sia difesa dall’ennesima aggressione

Una donna minuta e silenziosa, cattolica praticante, che non aveva mai reagito alle continue vessazioni psicologiche e qualche volta anche fisiche che il marito le infliggeva. Fino alla notte tra il 23 e il 24 dicembre del 2022. Quando lo ha ucciso.

Come è possibile, dopo 40 anni, dopo una vita trascorsa nella sopportazione per il bene dei figli e della famiglia, una esplosione di violenza tale – in una donna dal corpo esile, segnato dal tempo e dalle vicissitudini familiari – di fronte ad uno dei tanti atti di prevaricazione di un marito che nei fatti (perché lo hanno dimostrato le indagini) si comportava da sempre come un padrone?

Ed è questa considerazione – che potrebbe avere molte ripercussioni sul processo per omicidio volontario – che ha spinto gli avvocati di Irma Forte a richiedere una consulenza tecnica d’ufficio per accertare la capacità di intendere e di volere della donna.
La 69enne di Santa Maria del Molise ha confessato, tra le lacrime e chiedendo solo e migliaia di volte scusa agli amati figli, l’omicidio del marito Carlo Giancola, avvenuto all’alba della Vigilia di Natale di due anni fa a Santa Maria del Molise.
La consulenza è stata quindi richiesta il 19 marzo scorso dai legali che difendono la donna, gli avvocati Giuseppe De Rubertis e Demetrio Rivellino, al gup Caroppoli che l’ha disposta nelle scorse ore fissando al 21 maggio il giuramento dello psichiatra incaricato, il dottor Teofilo Golia.

Il perito individuato dal giudice dovrà quindi verificare se Irma Forte, quella notte, era capace di intendere e di volere oppure se le sue capacità erano offuscate totalmente o parzialmente quando, al primo piano dell’abitazione di via XXIV Settembre, in una stradina all’ingresso del piccolo paese, ha tolto di mano il ciocco di legno che il marito brandiva contro di lei e lo ha colpito almeno cinque volte, lasciandolo senza vita sul letto.

Il 21 maggio il dottor Golia, dopo il giuramento, comincerà gli incontri con la donna. Serviranno almeno due mesi di tempo per la perizia. La difesa, come nelle facoltà, ha nominato un proprio consulente, affidandosi al dottor Vincenzo Vecchione.
Gli avvocati De Rubertis e Rivellino, avuto il fascicolo, lo hanno studiato approfonditamente: le indagini confermerebbero le continue vessazioni psicologiche e a volte fisiche subite da Irma Forte in 40 anni di matrimonio. Un uomo, il marito, che sarebbe stato descritto come prevaricatore e opprimente.

Irma, dal canto suo, avrebbe sempre sopportato in silenzio ogni asperità del carattere del marito. Non avrebbe mai reagito, scegliendo di tutelare i figli che, del resto, da quella maledetta notte le sono stati sempre accanto e, il 19 marzo scorso, non si sono costituiti parte civile nel processo a suo carico.
Mite, remissiva, cattolica praticante, purtroppo ormai ‘abituata’ a queste violenze continue da 40 anni di convivenza.
Perché, allora, reagire in maniera così violenta? Cosa ha scatenato quella forza che le ha permesso di ‘disarmare’ il marito e colpirlo fino ad ucciderlo? Irma Forte, in quelle ore, era capace di intendere e di volere?

Il giudice ha quindi accolto la richiesta di approfondimento presentata dai legali De Rubertis e Rivellino ritenendo utile l’approfondimento di questa vicenda che ha un vissuto personale profondo e doloroso, messo a nudo quando Irma Forte ha raccontato tutto in sede di interrogatorio.
Come ha accertato anche la ricostruzione del Ris, che in quella casetta ha effettuato molti sopralluoghi, la donna si sarebbe difesa dall’ennesima aggressione: secondo le risultanze del Reparto investigazioni scientifiche, la donna avrebbe colpito l’uomo mentre era accanto al letto.

Due le ipotesi possibili e che sarebbero emerse anche dalle risultanze dello studio in 3D commissionato dalla Procura.
Irma potrebbe aver reagito all’aggressione armata del marito colpendolo mentre lui era in piedi accanto al letto. Sarebbe riuscita a togliergli di mano quel ciocco di legno mai ritrovato (e che potrebbe essere finito nel camino acceso) e lo avrebbe colpito sulla testa fino a farlo cadere. Altra ipotesi possibile è che l’uomo, una volta disarmato, sarebbe stato colpito prima in fronte e poi, una volta caduto sul letto, più volte sulla nuca.
La donna ha sempre raccontato di una notte parecchio complicata, trascorsa tra discussioni e rimproveri: l’uomo non voleva saperne di andare a dormire ma ad un certo momento lei ne aveva intravisto l’ombra ai piedi del letto. In mano, Carlo Giancola – secondo il racconto reso dalla donna – aveva quel ciocco di legno che brandiva minacciosamente contro di lei. E così, lo avrebbe affrontato, disarmandolo, e lo avrebbe colpito sulla fronte. Il marito avrebbe perso l’equilibrio e sarebbe caduto sul letto. E Irma allora lo avrebbe colpito sulla nuca.
Nel volgere di un attimo, in quella donna minuta, remissiva, che mai aveva osato reagire affidandosi alla preghiera e alla pazienza, ha vinto l’istinto di sopravvivenza.

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