Castel san vincenzo

Pizzone II, Enel farà bonifica e smaltimento della discarica. “Il progetto idroelettrico sul lago rivisto e la potenza dimezzata”

Rifiuti ingombranti abbandonati davanti alla centrale idroelettrica di Pizzone, Enel ha fatto sapere che provvederà al recupero e allo smaltimento, non appena le condizioni meteo lo consentiranno. La società inoltre vuole risolvere il problema delle oscillazioni delle acque degli invasi che mettono a rischio la fruibilità turistica del lago di Castel San Vincenzo. Un obiettivo che secondo Enel è raggiungibile attraverso la riduzione della potenza della centrale che da 300 passerà a a 150 MW.

Rifiuti ingombranti abbandonati nell’area antistante la centrale idroelettrica di Pizzone: Enel ha fatto sapere, in queste ore, che trattandosi di aree di proprietà, procederà “con spirito produttivo” al recupero e allo smaltimento, non appena le condizioni meteo lo consentiranno.
Stesso spirito di collaborazione che sembra animare la volontà della società di “mettere mano” al progetto di centrale di generazione e pompaggio “Pizzone II”, quella che è nel mirino del coordinamento che si oppone strenuamente alla sua realizzazione.

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Anzi, si tratta di una revisione sostanziale del progetto possibile grazie ad una nuova soluzione tecnica, come si evince dalla nota del Mase con la quale si autorizza la sospensione del procedimento autorizzatorio.
Sono infatti noti i dettagli delle modifiche sulle quali Enel Produzione Spa ha deciso di investire, alla luce delle decine di osservazioni prodotte al primo progetto, quello presentato il 7 agosto e di cui molte amministrazioni si sono accorte dopo giorni visto che le caselle di posta elettronica certificata di alcuni Comuni non sono state scaricate per giorni, complici il periodo di ferie e la solita carenza di personale nelle amministrazioni locali.
Progetto iniziale che Enel ha dichiarato di voler rimodulare, stante il no arrivato dalla Regione, dalla Provincia di Isernia, dai comuni interessati, dal Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, dai cittadini, dalle associazioni e anche dalle amministrazioni abruzzesi di Barrea e Alfedena.
Il 12 gennaio scorso, al Mase (ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica) è arrivata la nota dell’Enel Produzione Spa con la quale la società ha chiesto, alla luce dell’analisi sistematica delle osservazioni pervenute e alla luce degli incontri avuti con gli amministratori di Castel San Vincenzo e Pizzone in primis, di avere il tempo necessario per apportare una serie di modifiche.

Procedura questa che ha suscitato la veemente reazione del Coordinamento No Pizzone II che ha denunciato la presunta illegittimità della procedura che avrebbe dovuto prevedere il ritiro tout court del progetto.
Quali le modifiche sostanziali al progetto? Finalmente sono ‘certificate’ visto che sono oggetto della nota con la quale, il 17 gennaio, la Divisione V – Procedure di valutazione Via e Vas – del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica autorizza la sospensione dell’iter.
Prima di tutto Enel vuol risolvere il problema delle oscillazioni delle acque degli invasi che mettono a serio rischio la fruibilità turistica del lago di Castel San Vincenzo, vero e proprio paradiso ambientale, sempre più apprezzato e che, negli anni, ha conquistato un posto speciale nel cuore dei visitatori ed è diventato anche motore economico.
Un obiettivo che secondo Enel è raggiungibile attraverso la riduzione della potenza della centrale che da 300 passerà a a 150 MW. Inoltre, come del resto già anticipato dai tecnici dell’Enel nel corso degli incontri tenuti con le amministrazioni comunali interessate, la società lavora allo spostamento delle opere permanenti d’impianto in superficie al di fuori delle aree del Pnalm; all’eliminazione di cantieri, strade di accesso, aree di rimessa del materiale di scavo dalle aree del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise con lo spostamento in zone esterne al perimetro del parco; alla riduzione del numero e dell’estensione cronologica e di superficie dei cantieri, con la conseguente riduzione delle superfici soggette a taglio alberi; allo spostamento dei cantieri in aree a ridotta visibilità; alla modifica delle tecnologie di scavo, da convenzionale a meccanizzato; alla riduzione dei volumi di scavo, mediante la riduzione delle opere di accesso in sotterraneo, procedura questa consentita dal cambiamento di tecnologia.

In più, la necessità di specifici accorgimenti di progetto servirà – secondo quanto specificato da Enel nella istanza inviata al Mase – ad evitare perturbazioni della falda: si lavora ad un nuovo tracciato delle opere sotterranee redatto su uno specifico modello idrogeologico dell’area. Quindi un tracciato al di sopra dei livelli di falda misurati e comunque con tecnologie di scavo impermeabili.
Altra novità che sarà presente nel progetto rivisitato da Enel e che dovrà essere presentato entro la fine di agosto riguarderà la soluzione di allacciamento, da spostare al di fuori delle aree antropizzate ed in sotterraneo, necessariamente da concordare con Terna.

Poi, secondo la società e in base a quanto specificato nella nota inviata al Mase a metà gennaio scorso, si rende necessaria una serie di campagne di approfondimento relative ai rilievi topografici LiDAR. E poi indagini geognostiche con finalità anche idrogeologica mediante sondaggi (da eseguire previa specifica autorizzazione), indagini faunistiche e vegetazionali di campo ad integrazione della relazione di incidenza ambientale (pesci, anfibi, mammiferi non chirotteri e chirotteri, rettili), condizionate dall’esecuzione stagionale primaverile, necessaria per la significatività del risultato, e della durata di alcune settimane e indagini archeologiche preventive.
Queste le motivazioni alla base della richiesta dell’ulteriore sospensione del procedimento fino al 31 di agosto, così da consentire a Enel “una revisione sostanziale del progetto secondo una nuova soluzione tecnica che, come principio fondante, assuma la migliore compatibilità con il territorio e il recepimento delle istanze dei portatori di interesse”.
Restano sempre aperte, al netto delle modifiche che sarà possibile ‘certificare’ solo alla presentazione del nuovo progetto, due grandi questioni: il debito da 6 milioni di euro che la società ha con la Regione Molise per il mancato pagamento dei canoni concessori (questione giudiziaria che dovrebbe essere ancora pendente) e la vicenda, ugualmente rilevante, che riguarda le compensazioni che le amministrazioni potrebbero richiedere all’Enel. E la partita, ovviamente, si gioca su questo terreno.

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