Il delitto di natale

Condannato per aver ucciso Cristiano Micatrotta, torna in aula per il processo d’appello

Impugnato il verdetto che condanna Giovanni De Vivo a 15 anni e 4 mesi di reclusione, il prossimo 14 maggio si apre il secondo grado. I difensori chiederanno fra le altre cose la rivalutazione del materiale probatorio

Giovanni De Vivo, l’uomo condannato per l’omicidio di Cristiano Micatrotta a 15 anni e 4 mesi di reclusione, si prepara a tornare in aula per il processo di secondo grado.

L’avvocato difensore Mariano Prencipe ha infatti impugnato la sentenza di condanna e presentato ricorso alla Corte d’Assise d’Appello che ha già fissato la data per la prima (e potrebbe essere anche l’unica) udienza: il prossimo 14 maggio.

Torneranno in aula per rivendicare le anomalie più volte segnalate durante l’anno di processo a carico di De Vivo, rispetto alla dinamica dei fatti accaduti la notte tra il 24 e il 25 dicembre 2021, in via Giambattista Vico a Campobasso, al culmine di una lite per droga.

Era il 14 settembre scorso quando la Corte d’Assise dichiarò colpevole il 39enne Giovanni De Vivo autore di una coltellata, inferta all’altezza del collo, al giovane geometra di Campobasso (38 anni) Cristiano Micatrotta.

Il Pm, Viviana Di Palma, aveva chiesto 21 anni e 3 mesi. La difesa, sostenuta dagli avvocati Mariano Prencipe e Giuseppe Stellato, sin da subito aveva invece sostenuto l’eccesso di difesa e soprattutto che quel coltello non era di De Vivo. Ma per i giudici quanto accaduto quella notte in via Vico è stato un omicidio volontario.

Per il prossimo 14 maggio, quando si tornerà in aula per l’appello, l’avvocato Prencipe chiederà che De Vivo venga assolto o in subordine che gli venga riconosciuto l’omicidio preterintenzionale. Vale a dire che sosterrà come durante tutto il primo grado che De Vivo non aveva alcuna volontà di uccidere Cristiano Micatrotta ma che quella sera reagì ad un’aggressione di tre persone.

Quindi sarà richiesta la rivalutazione del materiale probatorio, delle intercettazioni che “sono state interpretate in modo discutibile dalla corte d’Assise – ha detto il difensore – nonché una serie di elementi sulle quali la corte d’Assise non si è affatto soffermata”.

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