Isernia

Si allontana dal Pronto soccorso e muore a 500 metri dal Veneziale. Depositata l’autopsia: è stato un infarto

I familiari di Pasquale Cifelli attendono di conoscere le decisioni della Procura di Isernia: "per noi c’è una negligenza professionale, si sono persi un paziente che poi è deceduto". L’uomo si sarebbe potuto salvare se fosse rimasto in reparto? Al momento c’è un medico iscritto nel registro degli indagati

Perché Pasquale Cifelli ha esalato il suo ultimo respiro su un marciapiedi, a 500 metri di distanza dall’ospedale Veneziale di Isernia, nella serata del 16 marzo dello scorso anno?
Perché nessun sanitario si è accorto che, dal Pronto soccorso del nosocomio dove avrebbe dovuto essere, invece si era allontanato, forse percorrendo un tragitto alternativo e interno all’ospedale visto che i suoi familiari, che erano nella sala d’attesa, non lo hanno visto uscire?

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Quali le cause del suo decesso sul quale la Procura di Isernia ha acceso un faro – attualmente c’è un medico iscritto nel registro degli indagati, un atto dovuto – dopo l’esposto dei familiari, assistiti dalla tenace avvocata Elena Bertoni che, qualche giorno fa, ha rimarcato il bisogno di verità che attanaglia i parenti di Pasquale Cifelli?

Elena Bertoni

 

Una prima risposta alle troppe domande è arrivata qualche ora fa: depositata la perizia conseguente all’autopsia (eseguita il 23 marzo del 2023) sul corpo dell’uomo che, stando a quanto è stato possibile apprendere, sarebbe morto per un infarto.

Ed è quello che i familiari hanno ipotizzato fin da subito perché Pasquale Cifelli, quel pomeriggio, era stato accompagnato al Veneziale per una sintomatologia riconducibile, verosimilmente, ad un attacco cardiaco.
L’uomo, portatore di pacemaker, lamentava difficoltà respiratorie, uno strano affanno. E così, per precauzione, i suoi familiari lo avevano caricato in macchina, a Guasto (piccola frazione di Castelpetroso), e lo avevano accompagnato al Pronto soccorso dell’ospedale di Isernia.

L’uomo, preso in carico dai sanitari che quel giorno erano in reparto, sarebbe stato sottoposto ad un elettrocardiogramma e poi tenuto in osservazione con una diagnosi di bronchite acuta, sembrerebbe: ad ogni modo Pasquale Cifelli resta in reparto, gli viene anche somministrata la cena e poi, inspiegabilmente, sparisce mentre i suoi familiari attendono nella sala d’aspetto che venga dimesso per riportarlo a casa.
Tra le 19 e le 20 di quel 16 marzo del 2023, Pasquale Cifelli si allontana dal reparto, esce senza che nessuno se ne accorga, attraversa il piazzale del Veneziale e, una volta arrivato sul marciapiedi di fronte al presidio ospedaliero, avverte un malore – sembra, come detto, un infarto – che non gli lascia scampo nonostante il tempestivo intervento di una infermiera fuori servizio, poi supportata da un altro collega di passaggio. Viene allertata la Polizia, che arriva sul posto con una volante. Anche l’ambulanza del 118 che però deve arrivare da Venafro visto che quella in uso al Veneziale è impegnata in un altro intervento.

I sanitari del Veneziale non possono soccorrerlo, nonostante l’uomo sia ad una manciata di passi dall’ospedale, perché, per norma, non possono lasciare il posto di lavoro.

I familiari di Pasquale Cifelli ora attendono di conoscere le determinazioni della Procura: ci saranno profili giudiziari in capo a chi avrebbe dovuto ‘sorvegliare’ di quel paziente, scappato forse attraverso un corridoio interno del Veneziale mentre era ricoverato al Pronto soccorso?

Una negligenza professionale, insistono, perché quel paziente – che si sono letteralmente perso – era nella loro custodia, ricoverato in quel reparto dal quale poi è riuscito ad allontanarsi senza che nessuno se ne accorgesse.
Pasquale Cifelli poteva essere salvato dall’infarto che lo ha stroncato sul marciapiedi di fronte al Veneziale se fosse rimasto lì dove avrebbe dovuto essere e cioè in ospedale?

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