Agricoltura

Raccolti distrutti da cinghiali e rischio Peste Suina, Coldiretti alza la voce: “Regione in ritardo su soluzioni”

Secondo stime approssimative, in Molise ci sono oltre 40.000 cinghiali, ben al di sopra dei livelli che consentirebbero il mantenimento dell'equilibrio dell'ecosistema. Il direttore Ascolese chiede alla Regione di ottemperare alla redazione del Piano di controllo della specie. "Sono trascosi due mesi, siamo in attesa".

Coldiretti Molise è pronta a azioni più eclatanti e a una protesta più radicale per la “gravissima emergenza cinghiali”, alla quale si collega anche il rischio della Peste Suina Africana. Sono trascorsi due mesi da quando, nel novembre scorso, il Commissario Straordinario per la Peste Suina Africana Vincenzo Caputo ha invitato la Regione Molise a redigere, in tempi brevi, un Piano di controllo della specie. E’ avvenuto in un incontro in Prefettura richiesto da Coldiretti Molise e alla presenza dell’Assessore regionale all’Agricoltura Salvatore Micone. “Di quel documento ad oggi, nonostante la disponibilità mostrata in quella sede dall’Assessore, non vi è traccia, con il rischio sempre più alto che la Psa giunga anche nei nostri territori causando danni enormi alla zootecnia, oltre a creare pesanti restrizioni alla libera circolazione delle persone” dice Coldiretti, che rilancia la questione negli stessi giorni della protesta contro “la mancanza di soluzioni a livello regionale” da parte dei giovani agricoltori che sono in presidio in piazza Donatori di Sangue a Termoli dallo scorso 6 febbraio.

Ascolese Coldiretti

Aniello Ascolese

 

“Il gravissimo problema dell’aumento incontrollato della fauna selvatica va risolto al più presto senza indugiare oltre” dice Coldiretti Molise, impegnata in questi giorni in una serie di incontri organizzativi con i propri soci sull’intero territorio regionale. Il problema dei danni causati dalla fauna selvatica continua dunque ad essere una delle maggiori criticità che l’agricoltura e la zootecnia regionale stanno soffrendo e che rischia di causare il tracollo dell’intero settore agricolo “che in Molise – afferma il Direttore di Coldiretti Molise, Aniello Ascolese (nella foto) – rappresenta uno dei principali volani dell’economia regionale”.

Varie e tutte di grande rilievo sono le problematiche che attanagliano l’agricoltura, messa in ginocchio dall’emergenza Covid prima e dal successivo conflitto Russo-Ucraino dopo, che hanno fatto schizzare alle stelle i costi di produzione. “Una situazione tanto più drammatica se sommata alla impossibilità di produrre in quanto a raccogliere il frutto del lavoro di agricoltori e allevatori sono sempre più spesso i cinghiali”.

“Secondo una stima approssimativa – afferma Ascolese – in Molise vi sono oltre 40.000 cinghiali, numero ben lontano dai due capi per chilometro quadrato indicati per il mantenimento dell’equilibrio dell’ecosistema. Una reale e gravissima emergenza verso la quale Coldiretti sta lottando con tutti i mezzi possibili. Riprova ne è l’attivazione, dietro impulso dell’oOrganizzazione, di appositi corsi che hanno consentito di formare ed abilitare in regione di ben 184 selecontrollori: soggetti autorizzati ad intervenire su richiesta dei proprietari o conduttori del fondo ove sia rilevata la presenza di questi ungulati”.

Tuttavia, i danni economici non sono l’unica conseguenza della sovrappopolazione di cinghiali. La diffusione della Peste suina africana rappresenta un rischio crescente, poiché i cinghiali sono tra i principali diffusori della malattia. “Nonostante l’incontro tenutosi lo scorso novembre presso la Prefettura di Campobasso, durante il quale è stato chiesto alla Regione Molise di redigere un Piano di controllo della specie, ad oggi non sono stati presi provvedimenti concreti” denuncia Coldiretti, esprimendo preoccupazione per il ritardo nell’attuazione di misure efficaci e annunciando che, in mancanza di azioni concrete, valuterà ulteriori iniziative sindacali per proteggere gli imprenditori agricoli e zootecnici della regione. L’obiettivo è consentire loro di svolgere il proprio lavoro in modo regolare, preservando il reddito aziendale e l’interesse della comunità nel suo complesso.

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