L'intervista

Le tante vite di Saepinum, una città moderna ancora sotto i nostri piedi: “Per scavarla tutta ci vorrà più di un secolo”

La ripresa delle attività di scavo nel parco archeologico di Sepino sono solo l'inizio di un lavoro che si prevede lunghissimo. Ne abbiamo parlato col direttore del sito Enrico Rinaldi per fare il punto sui recenti ritrovamenti e anche sulla reazione dei turisti all'introduzione di un biglietto d'ingresso utile, assieme a fondi ministeriale, a finanziare le ricerche future. "Reazione positiva, presto percorsi sensoriali, nuove sezioni museali, espropri e parcheggio per i visitatori"

Tra agosto e dicembre dello scorso anno nel Parco archeologico di Sepino – più comunemente noto come Altilia – sono state condotte importanti attività di scavo che hanno portato alla scoperta, o meglio, all’ipotesi della scoperta, di una domus termale. Di questo abbiamo parlato con il direttore dell’ente, l’archeologo Enrico Rinaldi, che ci ha aiutati a capire la portata del ritrovamento, ma anche le prospettive future del sito.

Enrico Rinaldi

Direttore Rinaldi, avete recentemente presentato i risultati degli ultimi scavi effettuati a Sepino. Quelli del secolo scorso hanno riportato alla luce circa un quarto del tessuto urbano antico. E proprio lei ha detto che “la città è sotto i nostri piedi e attende di essere scavata”. Insomma, pare di capire che il lavoro, durato qualche mese, sia solo l’inizio di una ripresa delle attività che durerà anni, sbaglio?

“Sì, è così. Gli scavi proseguiranno i prossimi anni e mi auguro che saranno portati avanti anche dopo il mio mandato. Per scavare l’intera città di Sepino ci vorranno decenni, probabilmente più di un secolo. Per convincersene basta pensare che a Pompei, sebbene cinque volte più grande di Sepino, si scava da 250 anni e ancora un terzo della superficie urbana è celata sotto i lapilli e il flusso piroclastico. La riscoperta di Sepino è più recente. Gran parte dell’area oggi riportata alla luce si deve agli scavi di Valerio Cianfarani, condotti negli anni ’50: scavi topografici volti a riscoprire la più ampia porzione della città antica nel minor tempo possibile. Oggi sarebbe impensabile procedere con quei ritmi: gli scavi topografici condotti nel passato a Sepino, come del resto a Ostia e in altre città antiche, hanno comportato la dispersione di una quantità incalcolabile di informazioni archeologiche. La tecnica dello scavo stratigrafico, alla quale vengono formate dagli anni ’80 intere generazioni di archeologi, richiede tempi lunghi e risorse molto elevate. Non basta poi solo scavare; bisogna studiare e catalogare i materiali, comprendere quanto scavato e renderlo fruibile, conservare e restaurare, comunicare i risultati delle ricerche ai diversi pubblici e non solo alla comunità scientifica”.

 

Quanto costa, in termini economici, ma anche di risorse umane e professionalità, uno scavo come quello di Sepino? Ci dia una cifra per piacere e ci spieghi anche in che modo il Parco archeologico intende reperire le risorse necessarie per il futuro.

“In media il costo uno scavo stratigrafico di qualità, condotto con i giusti tempi e con risorse specializzate, si può calcolare in circa 1000 euro al metro cubo. Per intenderci, se volessimo raddoppiare l’area attualmente scavata, occorrerebbero investimenti pari a circa trenta milioni di euro, ai quali aggiungere risorse ingenti per lo studio, la conservazione e la fruizione del patrimonio riportato alla luce; plausibilmente non basterebbero cinquant’anni di lavori. E’ più ragionevole porsi l’obiettivo di reperire centomila euro l’anno per proseguire le ricerche con la massima attenzione possibile, avvalendosi delle tecnologie più avanzate e dei migliori professionisti in circolazione: è quello che abbiamo iniziato a fare, affidandoci ad archeologi, architetti e ingegneri di grande competenza, per altro in gran parte molisani. Si tratta di cifre reperibili abbastanza agevolmente attraverso i finanziamenti statali e i proventi dei biglietti”.

scavi sepino domus termale
scavi sepino
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Tra i risultati della vostra ricerca anche l’ipotesi che ci si trovi dinanzi alla scoperta di una Domus privata collegata al complesso termale di Porta Bojano già parzialmente scavato in passato. Cosa manca per avere certezza che quella sia realmente una villa importantissima? E’ eccessivo secondo lei immaginare che quella Domus possa raccontare un pezzo di storia della Roma imperiale in Molise? Voi addetti ai lavori che idea vi siete fatti a riguardo?

“Gli scavi sono appena agli inizi e la prudenza è d’obbligo, se non si vuole correre il rischio di forzature interpretative. Lo scavo di una città antica, anche se condotto su settori limitati, pone di fronte a una congerie di dati complessi: edifici che nel corso di sei o sette secoli di vita hanno subito trasformazioni, cambiamenti di funzione, demolizioni, ricostruzioni e saccheggi intenzionali, volti al recupero di materiale da costruzione. Quest’ultima attività, documentata sia in età tardo-antica che in età moderna, è stata condotta in modo sistematico non solo sugli elevati residui ma anche attraverso fosse di spoliazione condotte in profondità all’interno degli ambienti, poi definitivamente colmati e spianati con grandi quantità di pietrame, per ottenere livelli uniformi da destinare a coltivazioni o a pascolo. Ciò nonostante le indagini stanno rivelando, oltre alle tracce di un insediamento precedente all’età augustea, un importante spaccato di vita quotidiana. Siamo probabilmente di fronte a un’abitazione privata di I secolo, della quale abbiamo riportato alla luce gli ambienti di servizio, una cucina (la prima rinvenuta a Sepino) e una latrina, forse ricavati su un precedente settore termale. In ambiente domestico cucinare equivaleva a scaldare, soprattutto durante i rigidi inverni; la vicinanza di tali ambienti e dei bagni, in settori prestabiliti, consentiva di razionalizzare e sfruttare al meglio i sistemi di adduzione idrica e di scarico. Il proseguimento degli scavi ci aiuterà a definire l’articolazione dell’edificio e la relazione con i vicini ambienti termali scavati in passato. I materiali rinvenuti ci parlano di tecnologia antica e lo fanno in modo sorprendente. Oltre a numerose classi ceramiche, reperti organici, vetri, metalli, marmi, monete, determinanti nella ricostruzione delle sequenze cronologiche, abbiamo rinvenuto rarissimi elementi di terracotta a T utilizzati per la realizzazione di strutture voltate termali in età repubblicana, mai ritrovate nel contesto regionale, e uno straordinario serbatoio in piombo decorato a stampi, attualmente in fase di studio e restauro, forse parte di un sistema di caldaie regolato con valvole idrauliche. Presto renderemo fruibili questi materiali, allestendo un’apposita sezione museale destinata al racconto dei nuovi scavi”.

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L’ingresso nel sito di Saepinum è diventato, da poche settimane, a pagamento. Come hanno reagito i visitatori alla novità in questo primo periodo? Quali nuovi servizi sono stati introdotti o migliorati e quali sono quelli previsti?

“Com’era prevedibile, la risposta dei visitatori all’introduzione del biglietto è stata estremamente positiva: rispetto al mese di gennaio 2023, quando si pagava il solo accesso al Museo, abbiamo raddoppiato il numero di ingressi e decuplicato i ricavi. Chi sceglie di visitare, comprendere e vivere un contesto unico e armonico quale è il Parco di Sepino, non si rammarica di pagare un biglietto di ingresso, come avviene per i 500 luoghi della cultura del Sistema Museale Nazionale, consapevole che quel contributo servirà a garantirne il mantenimento e a condurre nuove ricerche. Siamo particolarmente grati a tutti coloro che hanno voluto acquistare la Fidelity Card, che consente accessi illimitati per un intero anno: la fiducia di queste persone ci incoraggia e ci sostiene nel prenderci cura, promuovere e migliorare l’esperienza di visita. Tra pochi giorni sarà consegnata a tutti i visitatori una brochure che consentirà di guidarli in maniera interattiva, attraverso qr-code e audioguide accessibili da qualsiasi dispositivo, alla scoperta di venti punti di interesse individuati nel Parco. E’ solo l’inizio. Stiamo affidando la progettazione dei lavori di accessibilità fisica, cognitiva e sensoriale finanziati dal PNRR, grazie ai quali si supereranno le attuali criticità che impediscono alle categorie più svantaggiate e alle diverse abilità, di muoversi nell’area archeologica, di accedere agli spazi espositivi e di vivere un’esperienza museale. Aggiungeremo nuovi spazi espositivi destinati ad accogliere reperti attualmente esposti nel Museo Sannitico di Campobasso e materiali conservati nei depositi; racconteremo le tante vite di Sepino, cercando di emozionare i visitatori anche con l’aiuto delle nuove tecnologie.

Di pari passo con l’avanzare degli espropri e la regolarizzazione di una complessa situazione catastale ereditata dal passato, progetteremo spazi informativi, servizi di accoglienza e strutture ricettive. E’ in fase di studio il sistema di viabilità e di accessibilità esterna, che dovrà risolvere soprattutto il sistema dei parcheggi e che sarà eseguito in sinergia con il Comune di Sepino. Nei prossimi mesi pubblicheremo un bando per l’affidamento dei servizi educativi e abbiamo appena concluso la procedura di selezione per la segreteria tecnica di progettazione, che rafforzerà l’organico attuale incrementando le capacità organizzative e gestionali dell’Ufficio. Infine stiamo organizzando un primo grande convegno su Sepino in onore di Valerio Cianfarani, che consentirà entro l’anno di fare il punto sullo stato delle conoscenze attuali e aprire nuove prospettive di studio; accanto ai grandi archeologi che si sono occupati di Sepino (Adriano La Regina, Marcello Gaggiotti, Maurizio Matteini Chiari) saranno invitati a partecipare giovani studiosi, ai quali il Parco guarda con attenzione e speranza per il suo futuro”.

Valerio Cianfarani archeologo sepino
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