Aspettando l'ordinazione episcopale

Una frase dell’apostolo Paolo scelta come motto dal nuovo arcivescovo di Campobasso

Monsignor Biagio Colaianni ha presentato il suo stemma e scelto come stella polare del suo ministero pastorale un passo di una lettera di San Paolo, l'apostolo che si convertì sulla via di Damasco dopo aver perseguitato ferocemente i cristiani. Il 9 marzo inizierà il suo mandato nella Diocesi.

“Gratia Dei in me vacua non fuit” è il motto scelto dal nuovo vescovo di Campobasso-Bojano che ha reso noto anche il suo stemma. Si tratta di un passo di una lettera di San Paolo ai Corinti che significa “la sua grazia in me non è stata vana” e che ha ispirato monsignor Biagio Colaianni quale sintesi del suo ministero pastorale.

L’arcivescovo, che ha preso il posto di Giancarlo Maria Bregantini, ha voluto trarre insegnamento dall’apostolo Paolo che si presentò ai cristiani corinti come l’ultimo e il più indegno dei portato della parola di Cristo. Lui, infatti, prima della conversione sulla via di Damasco, fu un feroce persecutore dei seguaci di Gesù.

Ed è con queste premesse che Biagio Colaianni si appresta a ricevere l’ordinazione episcopale il 10 febbraio prossimo nel Palasassi di Matera per poi iniziare il suo mandato pastorale nella Diocesi di Campobasso-Bojano il 9 marzo con una solenne celebrazione nel Santuario della Addolorata di Castelpetroso. 

Lo stemma araldico, che sintetizza la storia, i valori spirituali ed il programma del neo arcivescovo, presenta al centro uno scudo di tipo sannitico diviso in tre porzioni. In quella superiore, di colore azzurro, le tre stelle di argento richiamano la devozione mariana: dalla Madonna della Bruna di Matera, alla Madonna della Libera di Campobasso, alla Madonna di Lourdes cui don Biagio è legato da profonda devozione. Di qui la scelta del giorno della sua consacrazione episcopale, il 10 febbraio, vigilia della festa mariana di Nostra Signora di Lourdes. La seconda porzione, di colore rosso, presenta due simboli: un pettine da cardatore di lana, strumento del martirio di San Biagio, e una conchiglia d’oro, attributo iconografico per Giovanni Battista ma anche dei pellegrini alla tomba dell’apostolo Giacomo.  I riferimenti sono al nome del monsignore e a quelli delle parrocchie lucane dove ha svolto il suo ministero sacerdotale. Nella terza porzione, di colore verde, compaiono altri due simboli: tre spighe d’oro, richiamo alle spighe di grano dello stemma di Matera e al suo patrono Sant’Eustachio che nella etimologia greca è ‘colui che produce buone spighe’ e una torre dorata, elemento caratterizzante lo stemma araldico della città di Campobasso.

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