Vita in Versi

Vita in versi

LA TORRE DI BABELE DEL POEMA

1) La luce muta ‘n ogni istante e fa ombra
ma qui resisto, vivo le giornate,
amare, e ciò che il mondo sempre adombra.

4) Di certa gente soffro le bravate;
coi politici, perdo la pazienza
a le loro perpetue buffonate.

7) Con brevi passi, metto in evidenza
ciò che non mi va a genio, mai m’andrà
giù la doppiezza, la scarsa coscienza

10) nel seguir la democraticità.
Affranto da la Riva, dal vorace
appetito de’ mostri podestà.

13) Or, su la terra non c’è più la pace,
anz’è la guerra a farla da padrone;
sul tema, più colpevole chi tace.

16) Prendendone sembianza, da stregone
adatto ‘l mio linguaggio al contesto
e uso il berretto, fredda la stagione.

19) Ci sto pensando adesso e non protesto
che son qui per questioni di eleganza,
avrò solerzia ne l’esporre ‘l testo

22) e da le polemiche sarò a distanza;
perciò procedo sulla retta via,
fra me e chi legge poca la portanza.

25) Al faro affido pure la regia,
ma spetta a me far la sceneggiatura,
sempre ad Iddio va la liturgia.

28) Magari fosse, questa par misura
equa andar piano, bene trenta a l’ora
per la marcia de la letteratura;

31) la rapidità che vada in malora!
Ai poemi, serve il discernimento
e il saio, casto, di qualunque suora,

34) un ritmo, molle, quasi sempre lento.
Stop alle ciance, qui si fa sul serio
e ce n’è di strada da far, versi cento
37) da questo istante! Nessun desiderio,
soltanto quello di toccar traguardo,
felice, sano e salvo, con criterio

40) nutrirmi sol di pane, cacio e cardo,
cibi nostrani che son contadino
e cafone, certo, mai stato codardo.

43) In mente ho Durante, nel mirino
la volontà di far altra commedia;
usando ‘l piglio del garibaldino,

46) sento il rosso, scarlatto, che m’assedia,
da capo a piedi mia la divisa.
Armato, a salve, de la penna a sedia;

49) vi scrivo con piacere, a questa guisa
riporto il mondo sul binario giusto,
ne la scrittura nulla si improvvisa!

52) Sudore, tanto, su di un tratto angusto
si sente la fatica, che sopporto
stringendo i denti. Si, l’incontro Augusto,

55) è qui vicino a me, se ne sta ‘l porto
turistico armeggiando su le cime;
a parole, ora come mi comporto?

58) Nel mentre si move in modo sublime,
riprendo fiato: “Le domando scusa!”
Ho fifa e taccio sul suo regime:

61) “Giusto un saluto, la mente confusa
mi vieta di pensar con frase fatta!”
Altre res, scorro un poco alla rinfusa.

64) Immenso errore, parlo con Panatta,
campione vero, lui, de la racchetta;
un gran bel braccio, ma che testa matta.

67) Come tutti i tennisti, tiene fretta,
minuti pochi per dir di Carota:
“Sinner riduce l’avversi in polpetta,

70) col dritto ‘l mondo intero terremota,
volée e fanfole compie sotto rezza,
mai si stanca de la gialla pelota.

73) Cor narrante, t’abbonda la tristezza.
Ehi, non negare, abbi tu più fede,
in questi scambi gioca con giustezza,

76) e non commettere più fallo di piede!”
“Or, starei meglio se fossi ‘n partita;
se ti va, prego scegli tu la sede!”

79) Così risponde: “Pure qui gradita”
Lesti giochiamo, sul molo turistico
c’ho tracciato ‘l campo con la matita,

82) tra barche e vele, molto più artistico
pur quando affonda, la palla ‘l rimbalzo,
e ogni punto si fa paesaggistico.

85) ci fa da arbitro ‘n marinaio scalzo,
impegnato in riprese telefoniche.
A palle smorzate, Adriano l’incalzo;

88) gran maestro di languide veroniche.
La Cattedrale, fa da spettatrice
distratta, assai, da battute ironiche.

91) Il mare, grosso, ci fa da cornice.
Di buon livello, tanto lo spettacolo
in certi scambi; egli è felice,

94) il pelago nel rifuggir l’ostacolo
e, soprattutto, le tracce in calcestruzzo.
A ben d’onde, ci da consigli da oracolo

97) mollando la scena al cugino Abruzzo.
Sorpresi da tale eccentricità,
rapiti siam da un vorticoso ruzzo;

100) l’allegria assoluta vive qua.
Al cambio di campo, facciam riposo
Mentre siamo in sublime parità.

103) Il caldo si fa più appiccicoso,
anche ‘n inverno il clima è estivo,
ma si trasforma subito in nevoso.

106) Così va Basso, mo’ ve lo descrivo
prestando attenzione ai particolari.
Panorama al largo, superlativo

109) Su le navi, contesto senza pari;
dunque così ottengo gioventù
e vigore, tuttora in certi scenari
112) del cotidiano. Arriva quaggiù,
La portalettere approda a sorpresa
emerge da l’onde, sempre più blu.

115) Letteraria ‘ssai, notevole impresa
de la giovin autrice salentina:
“Vi lascio la tracolla, che mi pesa!

118) Permettete che prenda una pallina?”
Esterrefatta dai nostri prodigi,
protesta appena: “Ma sa di sardina!

121) Son belli scambi e date dei servigi
di gran valore, alla poesia.
Vi va una sortita in quel di Parigi?

124) Viaggio in treno, senza frenesia!”
Ecco un terrone, di duro spessore;
da lui attendiamo giochi di magia.

127) “La grande neve non mi da terrore,
son qui non per un fine vaticinio,
di lavoro io faccio lo scrittore,

130) di nome Franco e di cognome Arminio”
Qualcuno, con sembianze da gabbiano,
s’intrufola per star in condominio,

133) la voce tiene manco fosse umano.
Dispiaciuto, l’irpino paesologo
Soccorre quel volatile, non sano,

136) e a me dice: “Serva aiuto, poemologo!”

AA260124 Parafrasi= a poco più di 14 anni dalla prima pubblicazione poetica su Primonumero, do in pasto a le belve del WEB il proemio di quello che potrebbe essere un poema, di là da venire. Ne lo stile e con la metrica dantesca i 136 versi endecasillabi, a rima incatenata, così come il I canto della Commedia. Solitamente, l’introduzione funge da stratagemma al fine di propiziare la scrittura dello stesso poema, chiedendo un aiuto determinante agli dei dell’olimpo. Peculiarità stilistica, i 69 versi giambici, cioè con l’accento tonico sulla II, IV, VI, VIII e X sillaba del verso; il verso d’apertura della Commedia, Nel mezzo del cammin di nostra vita, insegna a tutti come fareversi giambici. La stesura del testo è precedente alla semifinale Sinner Djokovic. Anche il titolo del canto, è un endecasillabo.

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