Termoli

Morto per asfissia, ma il fuoco non lo ha acceso lui. Dietro l’incendio di Pozzo Dolce un possibile omicidio: si indaga fra i senzatetto

L’autopsia sulla salma dell’uomo trovato carbonizzato a Termoli durante lo spegnimento di un rogo ha rivelato la morte a causa del fumo inalato del 30enne rumeno, le cui generalità saranno ufficiali solo dopo la comparazione del Dna. La conferma dalla Procura di Larino, che sta svolgendo accertamenti mirati negli ambienti dei clochard che frequentano la zona

L’esame autopico sul corpo dell’uomo trovato a Pozzo Dolce nella serata del 29 novembre scorso ha accertato che la causa della morte è stata asfissia. Il clochard, bruciato dalle fiamme che si sono propagate nella baracca del terrazzamento affacciato sul mare, era vivo quando è stato appiccato il rogo. La conferma dalla Procura della Repubblica di Larino, che ha ricevuto il primissimo esito sull’autopsia condotta dal medico legale Cristian D’Ovidio a Chieti. “Stiamo indagando negli ambienti dei senzatetto” commenta la procuratrice capo di Larino Elvira Antonelli. L’indagine aperta resta incentrata sull’ipotesi di reato di incendio doloso ma si apre lo scenario dell’omicidio. Una ipotesi sulla quale gli inquirenti avrebbero già in mano diversi elementi.

La certezza arrivata dall’esame autoptico che il medico legale, su incarico della Procura, ha svolto al Policlinico di Chieti, è relativa alla causa della morte del clochard trovato carbonizzato a Pozzo Dolce. Asfissia. Ha respirato il fumo che si è sprigionato nel corso dell’incendio che ha distrutto la vecchia baracca con ingressi da Piazza Sant’Antonio e da Corso Milano. Era quindi vivo quando il rogo è scoppiato e si è propagato, avvolgendolo.

C’è un’altra certezza fra gli inquirenti, e cioè che quel rogo non lo abbia appiccato lui, né in modo accidentale né volontariamente. L’inchiesta per incendio doloso potrebbe trasformarsi presto in una inchiesta per omicidio. La pista seguita dagli inquirenti attraverso la squadra mobile di Campobasso e il commissariato di Termoli sembrerebbe collegata proprio a questa ipotesi. Si stanno ascoltando persone, testimoni e, come conferma la procuratrice capo, “si sta indagando tra i senzatetto”.

Qualcuno ha acceso quel fuoco, quindi, sebbene non ci siano al momento elementi in numero sufficiente da poter indicare se sia stato un evento casuale, un falò acceso da qualcuno che aveva trovato ricovero lì dentro e non era a conoscenza della presenza di un uomo a pochi metri, o se invece sia stato un rogo acceso con l’intenzione di spaventare e perfino uccidere la vittima. Vittima sulla cui identità i dubbi sono ormai pochi. Si tratterebbe di un trentenne di nazionalità rumena che lavorava come pastore stagionale. Per il riscontro ufficiale, e quindi per diramare il nominativo, si attende la comparazione genetica con prelievo di DNA.

È stata attivata l’Interpool -Organizzazione Internazionale della Polizia Criminale – per rintracciare i parenti del deceduto, la cui scomparsa finora non è mai stata denunciata. La comparazione genetica è l’unica in grado di dare una certezza totale alla identità. Tra 60 giorni, il tempo stimato dal perito, arriveranno ulteriori elementi dagli esiti completi dell’autopsia, esami tossicologici, istologici e alcolemici.

Il corpo dell’uomo ancora senza nome rienterà a Termoli e sarà tenuto in custodia all’obitorio. La salma potrà essere tumulata solo dopo il riconoscimento formale. 

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