Fenomeni estremi in aumento

Uragani, caldo killer e record frantumati: “La crisi climatica accelera ma la reazione è lenta”

Il 2023 è stato un altro anno di eventi meteorologici estremi: dalle raffiche di vento a 140 kmh al caldo prolungato e asfissiante di luglio, le giornate a 30 gradi a ottobre, la pioggia che ha rovinato i raccolti in primavera, fino a questo Natale che fa registrare temperature alte anche in montagna. L'esperto Gianfranco Spensieri: "C'è ancora una parte di scetticismo ma la consapevolezza sta crescendo"

È stato l’anno dell’uragano. O meglio degli uragani, perché per ben due volte le raffiche di vento hanno superato i 140 kmh in Molise. Ma è stato anche l’anno in cui sono stati infranti numerosi record di caldo, non solo d’estate ma anche in autunno quando il termometro segnava 30 gradi e andare in spiaggia non era roba da turisti scandinavi, bensì la normalità. Il 2023 è stato però anche l’anno della pioggia eccezionale in primavera, capace di distruggere decine di ettari di raccolti e colpire in particolare il settore vitivinicolo. Tutto questo è una prova evidente degli effetti della crisi climatica, checché ne dicano quelli che “è sempre stato così”.

Per l’Italia il 2023 è un anno ‘da bollino rosso’ per i cambiamenti climatici, con oltre 370 eventi meteo estremi, in crescita di più del 20% rispetto all’anno prima”. Lo rileva il bilancio finale dell’Osservatorio Città clima messo a punto da Legambiente, realizzato insieme con Unipol. “La crisi climatica ha accelerato il passo – afferma Legambiente -, nel 2023 in Italia gli eventi meteo estremi sono stati 378, con un aumento del 22% rispetto al 2022”. Sono aumentate “alluvioni, frane, mareggiate, grandinate e temperature eccezionali, con lo zero termico sulle Alpi che ha raggiunto la quota di 5.328 metri”.

Il Molise non fa eccezione, anzi. Basta guadare le temperature di questa fine dicembre, assolutamente fuori dalla norma ma ormai quasi una consuetudine del Natale degli ultimi anni. “È un anno che ha confermato quello che si dice da tempo, cioè un anno con eventi estremi e particolari” dice Gianfranco Spensieri, esperto meteorologo di Meteoinmolise. “Le precipitazioni nel complesso, quindi in un’analisi annuale, sono in media con il periodo, ma se andiamo ad analizzare il regime pluviometrico si evidenziano grandi periodi precipitazioni come le grandi piogge di maggio e giugno e periodi di secco estremo. Questo non fa altro che confermare uno degli effetti del cambiamento climatico cioè quello degli eventi estremi”.

L’anno era iniziato con alluvioni ed esondazioni nel Basso Molise a fine gennaio, anche questa una caratteristica meteorologica che sta diventano un’abitudine. Poi la primavera sembrava non arrivare mai, con aprile e maggio particolarmente piovosi, tanto da provocare serissimi danni all’agricoltura, uno dei settori che più sta faticando nell’affrontare gli effetti di un clima così diverso da quello di un tempo.

“Andando nel dettaglio – aggiunge Spensieri – non abbiamo avuto precipitazioni intensissime in un lasso di tempo molto ristretto (come ad esempio in Emilia-Romagna a maggio e in Toscana a novembre, ndr) ma abbiamo avuto venti estremi da uragano che per ben due volte hanno superato i 140 km nella nostra regione nell’arco di 7 mesi”.

Palestra crollata Casacalenda

 

Anche se spesso è facile dimenticarsi di come sia stato il meteo poche settimane prima, è difficile togliere dalla mente le immagini della devastazione provocata dal vento in Molise nella notte fra il 2 e il 3 novembre. Il caso emblematico è sicuramente il crollo della palestra della scuola di Casacalenda, per cause che la magistratura dovrà accertare, ma è chiaro che la forza del vento non è mai sembrata tanto pericolosa come allora.

“È stato qualcosa di unico, così come è stato unico, e prima avrei detto irripetibile ma ormai non si può più dire, il caldo e le temperature estreme di questa estate”. Anche in questo caso, è probabile che molti già non lo ricordino più ma luglio è stato un mese di temperature devastanti, con il picco più alto mai raggiunto di 42.4 gradi e soprattutto la presenza costante dell’Anticiclone africano che ha portato quasi tre settimane consecutive di temperature altissime. Fra le conseguenze l’eccesso di mortalità al 53% a causa del grande caldo.

Ma se a luglio il caldo è un nemico facile da prevedere, non si può dire lo stesso in autunno e in inverno. “Uniche sono anche le temperature di questo dicembre, devastante dal punto di vista termico con valori sui 500 metri per più giorni superiori ai 10 gradi. L’altro ieri (26 dicembre, ndr) c’erano 10 gradi a Capracotta e a Campitello, e ancora una volta il dato molto rilevante in un contesto del genere è quello della persistenza. È vero che abbiamo avuto sempre fasi alternate in un clima che cambia ma è un trend così costante e così importante di presenza di alta pressione in un periodo invernale da una parte e di secco diffuso per più settimane dall’altra testimoniano come le cose stiano cambiando”.

Spensieri ricorda poi che “ottobre è stato il mese più caldo mai registrato da quando si rilevano i dati ma dicembre, a parte le gelate che avvengono in questo momento nelle zone interne a valle, è stato un mese molto mite e con precipitazioni assenti. È un trend acclarato che credo possa continuare così almeno fino a fine anno”.

Non vanno dimenticati problemi che sembrano essere sempre più gravi, come gli incendi che ormai per quasi sei mesi dell’anno devastano intere porzioni di boschi e spazi verdi che invece sono vitali per la mitigazione al cambiamento climatico. O ancora la gestione ancora inefficiente dell’acqua, risorsa di cui il Molise è ricco ma che non riesce a utilizzare a dovere, tant’è che la siccità sta colpendo anche l’Alto Molise in inverno, con Agnone costretta a razionare l’acqua a dicembre.

In tutto questo come sta rispondendo la nostra regione? “Il Molise risponde come le altre regioni. Credo ci sia ancora una parte di persone scettiche, uno scetticismo non giustificato dalla scienza. Sono convinto che quando si parla di temi scientifici bisogna avere i dati che non possono essere modificati. Ebbene i dati registrati ci dicono che effettivamente è cambiato moltissimo negli ultimi 30 o 40 anni e cambierà ancora se al trend che è questo non si porrà rimedio”.

Tuttavia qualcosa sta cambiando, ma non abbastanza. “Devo dire che la consapevolezza soprattutto in alcuni sindaci è cresciuta moltissimo sia perché sono consapevoli che l’autorità di protezione civile in loco sono loro e ne rispondono in prima persona, sia perché effettivamente qualcuno è molto vicino al tema ambientale. Sono abbastanza convinto che questa consapevolezza possa essere più presente nel corso dei prossimi anni ma in termini di reazione si è fatto poco. Abbiamo ancora un sistema di rete e di monitoraggio poco presente, spesso e volentieri non pubblico, cosa che invece ci differenzia in negativo rispetto ad altre regioni come Veneto ed Emilia Romagna dove i dati sono pubblici e liberamente consultabili in ogni caso”.

leggi anche
sciopero per il clima Friday for future
La classifica
Vivibilità climatica a Campobasso e Isernia: buoni risultati nella classifica 2023
commenta