Gli sviluppi

Tartufaia avvelenata, la sindaca: “Danno di immagine enorme, comune e cittadini di San Pietro sono vittime”

Il numero dei cagnolini deceduti è ancora indefinito, ma sicuramente sono morti non meno di una quindicina di animali. La vicenda ha avuto un'ampia eco mediatica ed è finita anche sulla 'scrivania' del ministro Lollobrigida. Ieri, nella sede di Isernia dell'Istituto zooprofilattico, si sono svolti gli esami necroscopici per i cui risultati ci vorranno un po' di giorni. Intanto la bonifica va avanti, e di esche avvelenate ne sono state trovate altre, così come va avanti l'inchiesta coordinata dalla Procura con le indagini affidate ai carabinieri forestali

Il numero esatto dei cani avvelenati nella tartufaia di San Pietro Avellana resta un mistero ma è probabile che sia superiore a una quindicina, anche di molto. Dipenderà dal numero di denunce, che non è detto vengano effettuate. Molti dei tartufai che frequentano la zona provengono anche da territori limitrofi e “il Comune di San Pietro Avellana – come conferma la sindaca Simona De Caprio – in questa storia è la vittima così come lo sono i cittadini. È stato toccato tutto il territorio e il territorio, l’ambiente, è di tutti”. Il danno di immagine è – come si può immaginare vista anche la risonanza mediatica che l’episodio ha avuto – è enorme quasi quanto quello economico.

izs isernia

Si sono svolti ieri gli esami microscopici su 6 carcasse portate all’Istituto Zooprofilattico di Abruzzo e Molise, nella sede di Isernia. Ci vorrà ancora qualche giorno per i risultati che daranno la certezza sulla sostanza usata per avvelenare i bocconi che hanno fatto da esca della morte per i cagnolini. “La bonifica va avanti – spiega la prima cittadina – e sarà ancora lunga (e frattanto l’area chiaramente resta interdetta). Potrà durare ancora una settimana, forse di più”. Oltre alle tre esche avvelenate trovate nel pomeriggio di sabato, quando la bonifica da parte dei forestali con le unità cinofile anti veleno è iniziata, se ne sono aggiunte altre tre. “Chi ha fatto questo sicuramente non è un tartufaio disciplinato e che rispetta le regole. Anzi, è un delinquente con la d maiuscola“. Perchè ha compromesso, oltre alla vita di tanti cagnolini e all’attività dei relativi cercatori di tartufo, anche altro tipo di fauna (oltre alla flora). Non a caso tra i primi a farsi sentire ci sono stati i membri dell’associazione a tutela dell’orso marsicano. La zona interessata si trova infatti nei pressi del Parco Nazionale di Lazio-Abruzzo-Molise.

Una lotta tra tartufai o tra produttori di tartufi? Difficile dirlo e la sindaca di ipotesi non vuole farne. “Quel che è certo è che è stato compiuto un atto empio, scellerato”. Da parte della prima cittadina, che invita a non puntare il dito tra tartufai bensì a collaborare con le forze dell’ordine, c’è la richiesta di una intensificazione dei controlli. Più facile a dirsi, però, che a farsi. “Loro fanno già tanto, ma sono pochi. Abbiamo una stazione, a San Pietro Avellana, dove sono solo due i forestali in servizio”. In paese si sa che ci sono tartufai scorretti che si recano nell’area al di fuori degli orari stabiliti, per esempio di notte.

E poi c’è un altro aspetto: la tartufaia che è stata oggetto di quello che sembra a tutti gli effetti un disegno criminale non è riservata ma libera. “Il comune di San Pietro Avellana non ha alcuna tartufaia riservata”. Proprio sulla pagina Facebook della sindaca era intervenuto Riccardo Germano, presidente nazionale dell’associazione tartufai italiani, rivolgendosi al Ministro Lollobrigida e sottolineando le difficoltà del comparto. “La presenza sempre maggiore di tartufaie riservate ha di fatto limitato il vero patrimonio del tartufo ovvero la libera cerca”, che insieme ad altri elementi, per Germano, “hanno creato un ambiente in cui azioni disperate sembrano essere l’unica via per alcuni criminali, e probabilmente questo contesto ha portato a pratiche inumane come l’avvelenamento dei cani”.

In questo caso parliamo di una tartufaia libera, peraltro frequentata da moltissimi tartufai anche di fuori, che però evidentemente non è esente da criticità e da ‘faide’. “Pensate che ogni mattina davanti a quel piazzale da cui si accede alla tartufaia si trovano 25 o 30 macchine. Nel fine settimana, poi, l’affluenza è molto alta. Chiaramente questo scoraggia anche molti del posto che vanno altrove con i loro cani al seguito per cercare il tartufo, la cui attività – va detto – in molti casi rimane un hobby e non una professione vera e propria”.

Intanto prosegue l’inchiesta con la Procura di Isernia che ha aperto un fascicolo contro ignoti, e i carabinieri forestali stanno procedendo con le indagini oltre che con la bonifica del bosco.

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