Parla la testimonial di admo molise

Dona il midollo per aiutare una bimba canadese con la leucemia: “Nessun dolore, esperienza impagabile essere stata quell’uno su centomila”

Carolina Reale di Ferrazzano è iscritta all'associazione dei donatori di midollo osseo dall'età di 18 anni. Ha perso suo padre - tra i fondatori di Admo - per una grave forma di leucemia, la stessa di cui era affetta la bambina che ha ricevuto la sua donazione. Oggi racconta questa esperienza ai ragazzi nelle scuole per sensibilizzarli alla "filosofia del dono".

Ha perso suo padre nello stesso anno in cui è risultata compatibile alla donazione di midollo osseo con una bambina che viveva a ottomila chilometri da casa sua. La piccola era affetta da una grave forma di leucemia, la stessa che in quei mesi le aveva portato via il papà.

E’ stato allora che Carolina Reale, testimonial regionale di Admo Molise, l’associazione dei donatori di midollo osseo, ha potuto farsi quello che lei stessa definisce “un regalo”: sottoporsi al prelievo di midollo per dare una speranza di vita a chi, con una malattia tanto invalidante, una vita ‘normale’ non l’aveva.

Carolina, la prima domanda che forse chiunque le ha già fatto è quasi banale, ma importante: fa male farsi prelevare il midollo?

“Assolutamente no. Io l’ho fatto in anestesia totale, ma è stato vent’anni fa. Oltre che in questo modo può avvenire anche con l’aferesi che consiste in un prelievo di sangue che viene ‘lavato’ in una specie di lavatrice in grado di separare le componenti necessarie prima di restituirlo al donatore”.

Sì ma poi come è stata? Cioè senza midollo…

“Al risveglio avevo un comune indolenzimento, non parlerei neppure di dolore vero e proprio. Oggi non porto segni sul corpo, sto bene e se potessi lo rifarei ancora. E poi, aspetto che non sottovaluterei, da quel momento si ha accesso a controlli periodici gratuiti praticamente per tutta la vita”.

Beh, messa così sembra una passeggiata. Eppure non è semplice trovare nuovi donatori, immagino debba scattare una molla, qualcosa dentro. Nel suo caso è stata la morte di suo padre? E’ questa la ragione per la quale ha sentito il desiderio di donare il suo midollo?

“No, non in via esclusiva almeno. Mio padre è stato tra i fondatori dell’Admo in Molise e anche dell’Avis (i donatori del sangue). Io ne faccio parte da quando avevo 18 anni. Ho aderito anche ad Aido (donazione organi), insomma, sono una vera collezionista (ride, ndr). La verità è che sono cresciuta nella cultura del dono, per me è una filosofia di vita e l’ho sempre vista come una possibilità concreta. Certo bisogna essere compatibili con chi riceve e non è semplice, il rapporto è solo uno su centomila. Per fortuna oggi esiste un registro internazionale. Non c’era quando mio padre era ammalato di leucemia, dello stesso genere, per altro, di quella della bimba canadese a cui ho potuto donare le mie cellule e che aveva diversi tratti di Dna identici al mio, come se avessi avuto una figlia dall’altro capo del mondo”.

In questo modo è più semplice incrociare l’offerta dei donatori con la domanda, giusto?

“Esatto. Ma prima di tutto occorre avere una certa apertura mentale verso la filosofia della donazione, invece accade spesso che lo si faccia per un caso, perché, magari, una persona a noi vicina si ammala. Mentre per me è sempre stato scontato che potesse capitare agli altri e che gli altri siamo tutti noi”.

Ha mai saputo nulla di questa bimba dopo tanti anni?

“No, ma il punto non è quello. Donare ti dona, lo dico sempre quando con l’associazione andiamo nelle scuole a parlare ai ragazzi. Non è un’azione fine a se stessa, è un modo per dare un senso alla propria esistenza, sapere di poter essere stati, non dico la salvezza in termini assoluti, ma la speranza di salvezza per altre persone è impagabile. Auguro a tutti di poter vivere questa esperienza. Mi è capitato, però, di incontrare persone che avevano ricevuto il midollo, le riconosci: hanno la tua stessa luce negli occhi”.

Quindi oggi lo rifarebbe?

“Senza dubbio. Però una seconda volta è sconsigliato perché, nonostante il midollo si rigeneri, con l’età è meno… rigoglioso, diciamo così, è si riduce la possibilità che possa attecchire su un estraneo. Potrebbe capitare di doverlo rifare per un consanguineo (con un familiare la compatibilità è sempre elevata) e per questo si va a tutelare il donatore nell’interesse di una persona vicina a lui. Ad ogni modo aver avuto già la fortuna che mi sia capitato una volta è stato un terno al lotto. Il mio terno al lotto”.

Admo Molise fa periodicamente incontri e giornate di sensibilizzazione  alla tipizzazione che è l’esame necessario per poter stabilire il grado di compatibilità tra un donatore e un paziente che necessita di un trapianto di midollo. Si tratta, in buona sostanza, di un piccolo prelievo del sangue. Il registro dei donatori resta attivo fino al compimento dei 50 anni di età, ci si può iscrivere dai 18 anni fino a 36 anni non compiuti ed avere un peso minimo di 50 chili. Per avere maggiori informazioni si può contattare la sede Admo di Campobasso che si trova presso il Responsabile Hospital (ex Gemelli) o chiamare allo 0874-312642 tutti i giorni dal lunedì al venerdì. Presidente dell’associazione è Eugenio Astore.

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