Il blitz

Riciclaggio di denaro del narcotraffico da Roma alla Cina: termolese fra i 33 arrestati

Pregiudicato molisano ai domiciliari in una grossa operazione anti riciclaggio della Procura di Roma che ha portato all'arresto di 33 persone

C’è anche un termolese fra i 33 arrestati questa mattina all’alba dalla Procura di Roma e la Dda che tramite il comando provinciale della Guardia di Finanza di Roma ha eseguito altrettante ordinanze di custodia cautelare in varie province d’Italia e fra queste, oltre alla Capitale, L’Aquila, Reggio Calabria, Napoli, Perugia, Ancona e appunto Campobasso. A Termoli questa mattina militari della Direzione Distrettuale Antimafia hanno notificato un’ordinanza di arresti domiciliari a un uomo considerato elemento di spicco di una vasta organizzazione criminale dedita al riciclaggio di denaro derivante dallo spaccio e dal traffico di droga.

Riciclaggio che secondo le risultanze investigative andava avanti fra l’Italia, in particolare le zone dell’Esquilino e di Tor Bella Monaca a Roma, e la Cina. In tutto 22 persone sono finite in carcere mentre 11 sono ai domiciliari con ipotesi di reato che vanno dall’associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti al riciclaggio, estorsione, autoriciclaggio e detenzione abusiva di armi.

Secondo la procura di Roma l’organizzazione era regolata in due gruppi: da una parte quello cinese coordinato da Wen Kui Zheng che si occupava di inviare e far tornare dalla Cina il denaro. Dall’altro quello italiano composto a sua volta da due sottogruppi criminali capeggiati uno da Antonio Gala e Fabrizio Capogna, e l’altro da Federico Latini, personaggi noti della criminalità capitolina.

Secondo gli investigatori la ripulitura del denaro avveniva in negozi e magazzini di import export di abbigliamento e accessori di moda gestiti da comunità famigliari cinesi nell’Esquilino. Questi negozi in realtà non esistevano ma fungevano da centri di raccolta del denaro dei narcotrafficanti e avevano come unica funzione quella di trasferire all’estero in maniera non tracciabile il denaro, prevalentemente in Cina.

Il trasferimento di denaro avveniva fisicamente, fino all’epoca precedente al covid, con l’utilizzo dei cosiddetti spalloni, cioè corrieri che portavano il denaro in Cina viaggiando. Dopo la pandemia invece il riciclaggio era stato trasformato tramite pagamenti fittizi di documenti fiscali o triangolazioni fra operatori cinesi in più Stati, grazie al ricorso di esperti broker.

A capo delle operazioni di riciclaggio ci sarebbe proprio il 55enne cinese Wen Kui Zheng, il quale sarebbe stato capace di prendere accordi diretti nel mondo del traffico di droga romano ma anche in organizzazioni criminali come la ‘ndrangheta.

Gli investigatori stimano che il gruppo cinese applicasse una commissione del 5% sul denaro dei narcos per un giro d’affari che portava a movimentazioni finanziarie superiori a 50 milioni di euro verso la Cina. Durante le indagini sono stati sequestrati circa 10 milioni di euro di cui ben 8 all’aeroporto di Fiumicino.

Sono stati accertati anche conferimenti di denaro di provenienza illecita in favore della società cinese di base a Roma per oltre 4 milioni di euro. La Procura ritiene che almeno una delle organizzazioni di narcotrafficanti riuscisse a evitare i tentativi di intercettazioni grazie a chat criptate il cui contenuto è stato però acquisito grazie alla collaborazione fra Eurojust e la Dda di Roma.

I narcotrafficanti avrebbero utilizzato auto con vani segreti per trasportare armi, droga e denaro in posti dedicati per la lavorazione degli stupefacenti e il successivo spaccio. Durante le indagini sono stati sequestrati oltre 110 kg di hashish, marijuana e cocaina e sono stati ricostruiti i traffici illeciti per oltre 545 kg di droga che costituiscono un giro d’affari tra la Spagna e l’Italia di circa 20 milioni di euro.

L’indagato termolese, pregiudicato, avrebbe consegnato in più occasioni ingenti somme di denaro ai vertici della presunta associazione a delinquere, somme frutto di spaccio di stupefacenti che venivano poi impiegate nel riciclaggio. La sua difesa è stata assunta dal penalista termolese Pino Sciarretta.

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