Divieti e dibattiti

Dress Code, circolari in tutte le scuole d’Italia ma non a Campobasso: “Meglio parlare con gli alunni”

La maggior parte dei dirigenti scolastici delle scuole superiori del capoluogo ha ammesso che non "c'è stata alcuna necessità di emanare disposizioni specifiche per definire un codice di abbigliamento. E poi con i ragazzi più che vietare a priori bisogna parlare e spiegare. Noi lo facciamo in classe"

Top, jeans strappati, minigonne che non lasciano nulla all’immaginazione. Puntualmente, come ogni anno, l’abbigliamento dei più giovani può far discutere. Soprattutto a scuola. Così, in particolare nell’ultimo periodo, fioccano ovunque gli interventi dei presidi. Si moltiplicano le circolari dei dirigenti scolastici che sin dall’inizio di questo nuovo anno scolastico e in questo scampolo di ottobre raccomandano agli studenti di presentarsi a scuola con un dress code adeguato all’ambiente frequentato. Divieti e raccomandazioni estesi anche al personale docente e non e che hanno acceso dibattiti e confronti ovunque. Ma non a Campobasso. Perché nell’accertare se anche nei licei o nelle scuole tecniche del capoluogo fosse stato necessario emanare disposizioni scritte alle classi per rammentare la necessità di un abbigliamento sobrio e informale, tutti i dirigenti scolastici hanno rapidamente risposto: “Nessuna circolare al riguardo. Non ce n’è stato alcun bisogno”.

Il dress code al liceo scientifico Romita di Campobasso è “superfluo – ha spiegato la dirigente Anna Gloria Carlini – I nostri ragazzi sono naturalmente amanti della moda ma sanno commisurarla alle esigenze della scuola. In realtà questo autonomo senso di responsabilità guida i nostri ragazzi da sempre, quest’anno come gli anni precedenti”.

Alle circolari che chiedono espressamente di mantenere un ambiente rispettoso e professionale e dunque di presentarsi in classe con un abbigliamento “ammodo” anche il liceo scientifico del Convitto nazionale “Mario Pagano” risponde: “Con i ragazzi si parla – spiega il rettore Rossella Gianfagna – Premesso che qui da noi ci sono le divise che per fortuna non creano alcuna sorta di differenza, ma, al di là di questo, da sempre siamo dell’idea che con i ragazzi si sparla, si spiega, ci si confronta. E noi lo facciamo”.

Gli interrogativi su come bilanciare professionalità e comfort, mantenendo un ambiente discreto e rispettoso non toccano neanche il Liceo Classico “M.Pagano” né il Liceo Artistico “Manzù”. Il dirigente Antonello Venditti, come i suoi colleghi ammette serenamente che “non c’è stato mai bisogno di mettere per iscritto le buone regole di comportamento, tantomeno quelle inerenti l’abbigliamento. Nelle scuole che dirigo non ho mai riscontrato eccessi tali da essere stigmatizzati in una circolare”.

Tutti sono d’accordo, sostanzialmente, che il principio del dialogo educativo debba essere favorito rispetto al divieto a priori. Perché “la scuola è un luogo di crescita, non solo sotto il profilo culturale ma anche comportamentale. E, in questo caso, determinante è sempre anche la collaborazione con le famiglie”. Ecco, “soltanto così, ognuno di noi sarà in grado di fare la propria parte per crescere e formare giovani cittadini, consapevoli e rispettosi dell’ambiente in cui vivono”.

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