C’è una mostra fotografica appena inaugurata al Circolo Sannitico di Campobasso che andrebbe assolutamente vista. E’ la testimonianza in bianco e nero di un pezzo di storia della città, della sua occupazione, della liberazione e della seconda occupazione per mano dei nuovi alleati anglo-canadesi. Le immagini, dense e rare, giunte nel capoluogo da diversi archivi internazionali, mostrano scene di devastazione che fanno il paio con i bombardamenti di questi giorni nella Striscia Di Gaza. Perché anche se le guerre non sono tutte uguali hanno un comun denominatore che è lo sventramento dei loghi e dell’anima di chi vi abita.
La storia è questa: prima dell’8 settembre del 1943 la guerra a Campobasso non ci era praticamente mai arrivata. C’era la fame, quella sì, alcune restrizioni. C’erano persino già i soldati tedeschi di stanza in città. Erano nostri alleati fino all’armistizio di Badoglio. Ma di bombardamenti, razzie, soprusi e violenze neppure l’ombra. Poi anche il capoluogo molisano ha pagato, e a caro prezzo, il ‘tradimento’ ai tedeschi. Che per tutta risposta hanno strangolato la città distruggendo le infrastrutture e affamando i campobassani.
Scatti che raccontano la distruzione nazista dopo il proclama di resa del Paese alle forze alleate fino alla liberazione da parte delle truppe canadesi che a loro volta occuparono Campobasso, “unico caso in Europa di città ribattezzata dagli alleati, assieme alle sue strade”.
Lo storico Fabrizio Nocera non ha dubbi: “Dopo l’occupazione tedesca Campobasso ha vissuto una nuova stagione di liberazione e di occupazione da parte delle truppe anglo-americane”.
E’ nei mesi seguiti alla caduta del regime fascista e soprattutto all’armistizio dell’8 settembre del ’43 che il Molise conosce la parola guerra. Il bombardamento di Isernia (10 settembre del 1943) è solo l’inizio di lunghe settimane di battaglie in un territorio che, per conformazione e orografia, aveva già le sue difese naturali. “Scegliendo il Molise le truppe tedesche hanno potuto realizzare quelle che vengono chiamata e linee ritardatrici”. Impedimenti all’avanzata degli alleati che in effetti la vicinissima linea Gustav la sfondano solo nel maggio del 1944.
Come ha ricordato qualche giorno fa il vescovo dimissionario Giancarlo Bregantini – e come ricorda anche Nocera oggi – il 10 ottobre del 1943, con l’uccisione di Monsignor Secondo Bologna, all’epoca vescovo della città, terminano anche i cannoneggiamenti di Campobasso. Gli alti ufficiali (tedeschi e anglo americani) scelsero di non infierire più sulla città, i tedeschi si rifugiarono verso Cassino. “Ma nei giorni precedenti distrussero tutto quello che potevano: il ponte ferroviario, la stazione, il palazzo delle Poste, la sottostazione elettrica, il distretto militare. Il Municipio viene incendiato, il mulino Martino sventrato per affamare il popolo. Sono, quelli, giorni di requisizioni: i tedeschi non avevano rifornimenti e portavano via i capi di bestiame ai contadini, ci furono deportazioni nei campi di concentramento e omicidi efferati”.
Ma è con l’arrivo dei canadesi che inizia un’altra storia di occupazione: la città viene liberata definitivamente il 14 ottobre del ’43: Campobasso cambia nome diventando CanadaTown, piazza Pepe è Piccadilly Circus, ci sono tracce ancora visibili del passaggio degli alleanti di fronte al teatro Savoia dove si legge ancora oggi la scritta Scart Street. E poi ci sono i ricordi, non sempre felici, di una convivenza non esattamente pacifica con la popolazione locale. Le donne, le più belle e giovani di Campobasso, venivano invitate al Circolo Sannitico dove si svolgevano le feste coi soldati che regalavano qualcosa da mangiare, calze, vestiti alle ragazze compiacenti e poverissime. “Ci si vendeva per fame, loro avevano risorse alimentari, in città mancava tutto e loro, gli alleati, ne erano consapevoli. Anche questa è una storia che va raccontata, dobbiamo dare un segno alle nuove generazioni perché sappiano che la guerra c’è stata anche qui da noi”.
Da quella miseria è cominciato anche il calo demografico che ha portato all’attuale spopolamento.
La mostra resterà aperta fino a domenica 22 ottobre, nel fine settimana ci saranno visite guidate (sia di mattina che di pomeriggio). Per prenotarsi basta contattare l’infopoint turistico del Municipio al numero 0874 405299. Le visite saranno effettuate ogni 30 minuti dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 20, massimo 20-25 persone a turno.
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