Nella valle del tammaro

Una Valle dei polli a due passi da Altilia, gli ambientalisti: “Turismo e salute a rischio, fermate allevamenti intensivi”

Nella Valle del Tammaro ci sono centinaia di capannoni in cui si allevano polli venduti prima ad Arena e oggi ai grandi marchi dell'industria alimentare italiana. In passato contenevano anche eternit, oggi sono più sicuri, ma resta il problema degli odori sgradevoli percepiti anche nel parco archeologico di Saepinum. Secondo gli ambientalisti c'è un rischio sanitario e anche la vocazione turistica è compromessa. Wwf e le altre associazione hanno chiesto alle istituzioni e a chi deve controllare questo tipo di attività di stoppare il proliferare delle aziende avicole in Molise.

Sono milioni i polli allevati nella Valle del Tammaro. Capannoni avicoli sono sparsi tra Cercemaggiore e Cercepiccola, tra Vinchiaturo, Guardiaregia, San Giuliano del Sannio e persino Sepino, il comune che ospita lo splendido e visitato parco archeologico di Altilia. La puzza degli allevamenti viaggia per chilometri e l’hanno sentita persino gli spettatori agli eventi che in estate si sono tenuti nell’antico teatro di Saepinum.

Per questa ragione il Wwf Molise, assieme a tante altre associazioni animaliste e ambientaliste, ha deciso di sollevare il problema scrivendo ai vertici istituzionali della Regione Molise, della Soprintendenza, al nuovo direttore generale dell’Asrem, all’Arpa, ai sindaci dei comuni interessati, ai carabinieri e finanche ai ministeri competenti a Roma.

La lettera, recapitata anche agli organi di informazione, contiene una richiesta: bloccare la crescita “improvvisa e incontrollata” di queste imprese avicole “incentivate dalle grandi aziende alimentari costrette, da leggi regionali più rigorose e dalle proteste di popolazioni più attente (Emilia Romagna, Marche, ecc…), a migrare ed aggredire territori più permissivi e meno regolamentati. Questa dinamica, in assenza di normative locali e controlli più rigorosi (su allevamenti, smaltimento pollina e carcasse polli morti, controllo della qualità ambientale dell’aria che sta visibilmente deteriorandosi, ecc…) sta cagionando danni irreversibili per lo sviluppo turistico, per l’ecosistema ed infine, ma non ultimo, per l’inquinamento delle falde acquifere, una delle più note ricchezze del territorio Matesino che sta irrimediabilmente deteriorandosi”.

Per dovere di cronaca va detto che i capannoni non sono spuntati come funghi da un momento all’altro: l’area in cui questi sono presenti è la stessa da cui si riforniva Arena prima del fallimento. Già negli anni Novanta c’erano circa duecento siti di proprietà di imprenditori locali che rifornivano Arena e che oggi vendono gli animali ai grandi marchi del pollo italiano come Aia, Fileni o Amadori che si sono spartiti buona parte di quella eredità in Molise.

Tanti di quei vecchi e malmessi capannoni in tempi più recenti sono stati ristrutturati. Ed è un fatto positivo anche perché erano quasi tutti in eternit. Non di rado la rimessa a norma è coincisa anche con un ampliamento che ha consumato altro suolo portando associazioni e cittadini che nella Valle del Tammaro vivono a sollevare le loro perplessità. Alcune erano già emerse a fine agosto quando, durante un convegno sul futuro del parco archeologico di Sepino, si erano registrati gli interventi di chi faceva notare come questi capannoni si trovassero molto vicino al sito di Altilia. Con relativi disagi per il forte odore percepito in maniera chiara anche nel paese di Sepino e dintorni.

Festival janigro altilia

“Ciò costituisce un segnale di grave pericolo sanitario: i gas prodotti dalla pollina – leggiamo nel comunicato stampa – sono rappresentati da ammoniaca, idrogeno solforato, metano, biossido di carbonio e composti volatili organici. Alcune di queste sostanze restano nell’atmosfera per giorni e possono essere trasportate a decine di chilometri di distanza. L’ammoniaca rilasciata nell’atmosfera, reagendo con altre particelle come ossido di azoto e zolfo, promuove la formazione di polveri sottili, il cosiddetto ‘particolato’ più noto come PM 10 e del PM 2,5. Si rifletta, dunque, se sia ragionevole continuare a consentire l’indiscriminato proliferare di allevamenti intensivi che pregiudicano in modo irreversibile ogni possibile sviluppo turistico in un’area dalle enormi potenzialità archeologiche, naturalistiche e di sorgenti oligominerali. Nella Valle del Tammaro, che in tanti già chiamano con ironica amarezza ‘Valle dei polli’, si sta creando un esteso distretto avicolo intensivo con caratteristiche più industriali che agricole”.

Da qui la richiesta alla Soprintendenza “di evitare la concessione di ulteriori autorizzazioni nelle aree circostanti ai siti archeologici di: Saipins/Terravecchia, del Tempio del IV Secolo a.c. di San Pietro in Cantoni, di Saepinum/Altilia, della Villa dei Neratii, dei siti sanniti del Santuario di Monteverde e di Monte Saraceno. Alla Regione di dichiarare, ex art. 3 punto 4 Decreto 30/5/2023, l’intero territorio di Sepino e dei comuni della Valle del Tammaro Zona A ad alto rischio sussistendo le condizioni previste dall’allegato B del citato decreto; di adottare, altresì, ogni provvedimento idoneo ad arrestare l’ulteriore crescita del distretto avicolo intensivo che sta pregiudicando il sano sviluppo economico e turistico del territorio. All’Arpa e all’Asrem di valutare con attenzione ogni autorizzazione, stante il contesto creatosi, ed essere vigili nei controlli sull’intero distretto avicolo intensivo per prevenire, nell’interesse di tutti, fenomeni epidemiologici che hanno costretto altre regioni ad interventi legislativi e di ordine pubblico ed igiene”.

E per finire ai Comuni interessati di “aggiornare al più presto i piani urbanistici oltremodo obsoleti, ed evitare, altresì, in ogni modo autorizzazioni per la costruzione di nuovi capannoni avicoli intensivi per non cagionare ulteriori danni al nostro territorio sotto ogni profilo (sanitario, paesaggistico, ambientale)”.

Ecco chi firma la lettera: Italia Nostra – Campobasso e sezione Matese Alto Tammaro, Wwf, Legambinete Molise, Cai, Aps Ets, Lipu, Sipbc onlus Molise, Sepino nel cuore, Molise città ideale e associazione Togo Bozzi.  (ad)

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