Campobasso

Pecore sbranate da lupo vicino alla zona industriale, allarme Coldiretti: “Accanto alla stalla c’era una casa”

L'episodio è avvenuto pochi giorni fa a contrada Feudo. L'associazione degli allevatori lancia l'allarme: "Pericoli anche per l'uomo, i lupi sono troppo vicini alle nostre città, vanno censiti e gli allevamenti tutelati perché sono custodi del nostro ambiente".

Tredici pecore sono state uccise da quello che si sospetta essere un lupo. E’ successo qualche giorno fa a contrada Feudo, area periferica della città di Campobasso, vicinissima alla zona industriale e al territorio di Ripalimosani. Un allevatore iscritto alla Coldiretti ha denunciato l’accaduto riferendo quello che poi hanno fatto sapere dall’associazione tramite comunicato stampa. E cioè che il lupo sarebbe entrato nella stalla sbranando gli ovini nonostante una recinzione in ferro messa a protezione degli animali. A pochi metri da quella stalla c’era l’abitazione privata dell’allevatore. Ecco perché  “l’episodio deve far riflettere anche sulla pericolosità di questi selvatici per l’uomo. Il lupo – scrive Coldiretti – è tornato a popolare vaste aree della nostra regione, non solo montane, in quanto questi animali scendono dalle montagne inseguendo le loro prede, come i cinghiali, e pericolosamente si avvicinano sempre più ai centri abitati anche di grandi dimensioni”.

pecore sbranate
lupo
pecore sbranate

Che il lupo appenninico si sia urbanizzato è un fatto noto e accertato anche dall’Osservatorio molisano sulla fauna selvatica. Il suo responsabile, il dottor Antonio Liberatore, proprio a primonumero, qualche mese fa, aveva spiegato la dinamica di espansione della specie preda dicendo, sostanzialmente che “se il cinghiale è vicino al centro abitato lo sarà anche il lupo” e respingendo al mittente la bufala che fosse stato reintrodotto per arginare la diffusione del cinghiale. Allo stesso tempo, però, il veterinario responsabile dell’Osservatorio escludeva i rischi per l’uomo.

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Che la specie vada tutelata, del resto, è quello che sostiene anche l’associazione Ambiente Basso Molise che proprio qualche giorno fa a Campomarino ha promosso una iniziativa nel bosco Le Fantine dove sono stati avvistati tre cuccioli e tre esemplari adulti.

Per l’associazione degli allevatori invece è giunto il momento di “salvare le migliaia di pecore e capre sbranate, mucche sgozzate e asinelli uccisi lungo tutta la Penisola dove la presenza del lupo si è moltiplicata negli ultimi anni con il ripetersi di stragi negli allevamenti che hanno costretto alla chiusura delle attività e all’abbandono della montagna”.

Un auspicio legato anche alla notizia che la Commissione Europea abbia aperto una consultazione pubblica per decidere di modificare, o comunque rendere più flessibile, lo status di specie protetta del lupo la cui concentrazione in alcune regioni europee è diventata un pericolo reale per il bestiame e potenzialmente anche per l’uomo con l’invito le autorità locali e nazionali ad agire laddove necessario.

Secondo l’Ispra in Italia ci sarebbero oltre tremila esemplari, 950 nelle regioni alpine e quasi 2400 lungo il resto della penisola mentre il numero di pecore è diminuito di circa il dieci per cento negli ultimi cinque anni secondo l’analisi della Coldiretti.

“Dal punto di vista economico, oltre a fare la conta dei danni diretti, relativi alla perdita degli animali uccisi (il valore commerciale di una pecora è superiore alle 200 euro mentre quello di un agnello è di circa 100 euro) gli allevatori subiscono anche un danno indiretto in quanto lo stress subito dagli animali superstiti provoca drastiche riduzioni della produzione di latte, fattore questo che fa lievitare enormemente i danni. Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e degli allevatori – afferma il direttore regionale di Coldiretti Molise, Aniello Ascolese – che con coraggio continuano a presidiare montagne e campagne garantendo la bellezza del paesaggio. Senza i pascoli – aggiunge Ascolese – le montagne muoiono, l’ambiente si degrada e frane e alluvioni minacciano le città. Per questo Coldiretti Molise ritiene necessario e non procrastinabile un censimento della specie, ponendo in essere ogni utile azione per individuare e tutelare il vero lupo, distinguendolo dagli ibridi o dai cani inselvatichiti, che rischiano di farlo scomparire del tutto, così come è praticamente scomparso il vero cinghiale originario italiano. Sono essenziali misure di contenimento per non far morire i pascoli e costringere alla fuga centinaia di famiglie che da generazioni popolano le aree rurali più difficili dove l’allevamento risulta essere l’unica attività praticabile, ma anche tanti giovani che faticosamente e coraggiosamente sono tornati in campagna”.  (ad)

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