Diritto alla cura?

La ‘follia’ nelle carceri molisane si spiega con la mancanza di cure psichiatriche: troppi detenuti e pochissime ore di terapia

Capienza sforata sia a Campobasso che a Larino, numero di ore settimanali di presenza degli psichiatri ridottissima e ben al di sotto della media nazionale. Le aggressioni nei penitenziari molisani sono la conseguenza di una assistenza medica scarsa. I dati del report Antigone.

Tre aggressioni in 4 giorni a Campobasso, dove un detenuto con problemi psichiatrici nel carcere di via Cavour a Campobasso tra giovedì scorso e lunedì ha ferito alla mano il responsabile sanitario della struttura, infilzandolo con una penna, e ha aggredito lo psichiatra e un agente di penitenziaria. “Il problema della violenza nelle carceri negli ultimi due anni ha raggiunto dei livelli davvero inaccettabili – la denuncia di Aldo Di Giacomo, segretario del sindacato di Polizia Penitenziaria -. Nel giro di tre giorni a Campobasso ci sono stati tre episodi di violenza, ad opera dello stesso detenuto. Sarebbe servito forse allontanare e trasferire prima il detenuto, dopo la prima aggressione”. Sull’accaduto è intervenuto anche Matteo Del Re, segretario regionale per il Molise del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, con una nota: “Si tratta dello stesso detenuto che la settimana scorsa ha aggredito il dirigente sanitario, infilzandogli una penna sulla mano. Lunedì, con la pretesa di avere altri psicofarmaci è saltato addosso allo psichiatra e a quel punto sono intervenuti due colleghi per cercare di bloccare il detenuto. Uno di loro è caduto a terra ed è stato preso a pugni e calci in testa, in seguito è stato costretto alle cure presso l’ospedale civile di Campobasso. Nella Casa circondariale di Campobasso si è concretizzata, nelle ultime ore, la follia distruttiva”.

Una follia che in realtà si spiega con la completa inefficacia del sistema di assistenza psichiatrica a fronte di un numero di detenuti che supera il tetto massimo di capienza dei penitenziari molisani. E di parecchio, come dicono i numeri. Secondo l’ultimo report disponibile dell’Associazione Antigone, che a breve dovrebbe pubblicamente diramare dati più aggiornati in un incontro pubblico, la situazione nelle tre strutture penitenziarie del Molise visitate alla fine di luglio è drammatica per quanto riguarda il numero di ore di assistenza psichiatrica e il numero dei detenuti con problemi psichiatrici. Nella Casa circondariale di Larino il numero settimanale di ore di presenza degli psichiatri ogni 100 detenuti è di 2,9 ore. Questo a fronte di una media nazionale di 12,5 ore.

 

A Campobasso le ore in cui gli psichiatri sono a disposizione per 100 detenuti a settimana sono 8. Nel carcere di via Cavour la capienza complessiva è 119, ma la presenza effettiva è di 137 persone (37 stranieri), con una percentuale di affollamento del 114%.

“La situazione sanitaria è precaria e affidata a turnazioni usuranti – riferisce l’associazione Antigone, che attraverso i suoi referenti ha visitato la struttura il 28 luglio 2023 -. La mancanza di personale medico non garantisce l’assistenza 24 ore su 24 e le numerose e inascoltate richieste da parte del personale medico in servizio riguardo anche all’adeguamento delle indennità di rischio sono finora cadute nel vuoto e probabilmente renderanno deserto il prossimo bando a tempo indeterminato”.

I medici sono presenti dalle 8 alle 15 tranne la domenica e i festivi e sono dipendenti Asrem. Devono occuparsi tra le altre cose di 43 tossicodipendenti attualmente in trattamento, pur non avendo il carcere di Campobasso una sezione per tossicodipendenti. Per oltre 40 tossicodipendenti c’è un medico del SERT presente 8 ore a settimana, suddivise in tre giorni.

A fine luglio la situazione clinica fra i detenuti di Campobasso era questa:  72 fanno regolarmente uso di sedativi o ipnotici, come le benzodiazepine. 17  invece hanno una diagnosi psichiatrica grave e altri 17 fanno uso di stabilizzanti dell’umore e antipsicotici.

In una situazione ‘normale’, cioè fuori dalle sbarre dove sono confinati, avrebbero diritto a una assistenza sanitaria adeguata. In carcere sono abbandonati a se stessi, e la ‘follia’ di cui parlano i sindacati della penitenziaria è la banale conseguenza di patologie non curate per assenza di medici e per ore di terapia assolutamente insufficienti e comunque ben al di sotto della media nazionale, che è già bassa di suo.

A Larino poi, dove ci sono due sezioni di media sicurezza, una di alta sicurezza e una sezione Z che ospita solo parenti dei collaboratori di giustizia, i detenuti sono 137 contro una capienza regolamentare di 117, con un tasso di affollamento del 116,2%. Solo 44 sono attualmente coinvolti in qualche corso scolastico(l’unica scuola possibile è l’Istituto Agrario e Alberghiero). E la situazione nel carcere è ulteriormente peggiorata dopo la perquisizione nell’autunno 2022 che ha portato a sequestrare telefonini e droga. La direttrice è stata trasferita e tra poco andrà definitivamente in pensione, e “la nuova direzione – dice ancora Antigone – ha interrotto o sospeso molteplici attività lavorative e di reinserimento. Una situazione che ha creato scompensi sia fra i detenuti che tra gli agenti di polizia penitenziaria”. Con l’aggravante che droga e telefonini sono stati trovati e sequestrati anche dopo l’imponente ‘blitz’ con tanto di elicottero in sorvolo e l’impiego di 250 agenti.

 

 

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