Tra molise e abruzzo

Enel vuole l’acqua del lago di Castel San Vincenzo per produrre energia: associazioni e cittadini pronti alla battaglia per dire no al mega progetto

Dieci chilometri di galleria nelle montagne, deforestazione, sbancamenti, tonnellate di detriti e lavori per cinque anni tra Abruzzo e Molise: preoccupa il progetto di Enel sul lago molisano che sorge nell'oasi della Mainarde. L'ex questore di Campobasso a capo della cordata di cittadini che vuole congelare la procedura. Il 6 settembre scadono i termini per presentare le osservazioni su una iniziativa di cui le popolazioni coinvolte non sapevano quasi nulla. Indignati e contrari anche il Soa e il Forum H2O

C’è un progetto di Enel Green Power da mezzo miliardo di euro per aumentare la produttività della centrale idroelettrica di Pizzone, comune in provincia di Isernia. Prevede il ripompaggio dell’acqua del lago di Castel San Vincenzo verso quello della Montagna Spaccata, invaso artificiale ai confini meridionali dell’Abruzzo e coinvolge anche i comuni di Montenero Val Cocchiara e Alfedena. Di questa iniziativa, già sul tavolo del ministero dell’Ambiente, non si è saputo nulla o quasi fino a quando un gruppo di cittadini, guidati dall’ex questore di Campobasso, Gian Carlo Pozzo, ha recuperato le carte e i dettagli. E espresso preoccupazione perché la vocazione turistica dello specchio turchese nell’oasi delle Mainarde, a due passi dal complesso monumentale di San Vincenzo al Volturno, potrebbe essere compromessa dal progetto.

Due giorni fa Pozzo ha preso carta e penna e scritto al prefetto di Isernia Franca Tancredi, alla responsabile del procedimento Claudia Pieri e anche alla soprintendente Dora Catalano lamentandosi, in primis, del fatto che domani scadranno i termini per presentare osservazioni e dunque non c’è il tempo necessario “per prendere cognizione del progetto, attesa la sua complessità e la mole della documentazione tecnica della quale si compone, la cui lettura richiede, peraltro, specifica competenza”. Questo senza escludere che sia un buon progetto, ma certamente poco noto alla popolazione che a detta di Pozzo non è stata coinvolta e sensibilizzata. Insomma, non è stata adeguatamente informata per poter valutare in maniera consapevole l’iniziativa.

Ciò premesso, l’ex questore ha fatto alcune riflessioni: “Castel San Vincenzo è senza dubbio, grazie anche al suo lago, uno dei comuni (se non il comune) del Molise a più elevata vocazione turistica pur se, sino ad ora, non adeguatamente messa a profitto. Si teme che le opere necessarie per realizzare il progetto (gallerie, pozzi, caverna, opere di presa, viabilità, ecc. e relativi cantieri) per la cui ultimazione è previsto (si ritiene ottimisticamente) un quinquennio, possano devastarne il territorio in modo – almeno in parte – irreversibile, pregiudicandone il richiamo turistico e la sua piena fruizione. Il lago – leggiamo ancora nella missiva di Pozzo – sarebbe verosimilmente ridotto ad un mero bacino di produzione ed ogni altra attività (dalla balneazione alla nautica, alla pesca ecc.) parrebbe sostanzialmente interdetta. L’impatto visivo di una eventuale, continua ed evidente variazione del livello del lago, verrebbe a compromette l’attuale assoluta piacevolezza dei luoghi. L’elevato importo dei lavori da eseguire (mezzo miliardo di euro), se da una parte testimonia l’importanza dell’investimento, dall’altra aumenta la preoccupazione per la capacità dei lavori stessi di deturpare per sempre la bellezza del territorio”.

Per tutte queste ragioni la richiesta di quello che potrebbe diventare un vero e proprio comitato civico è quella di prorogare i termini per la presentazione delle osservazioni e favorire un confronto tra i titolari del progetto e la cittadinanza. 

Chi invece è già pronto a presentare le osservazioni sulla procedura sono la onlus Stazione ornitologica abruzzese (Soa) e il Forum H2O.

In una nota si spiega che “la società proponente intende realizzare un sistema di pompaggio con nuova stazione elettrica da 300 MW da costruire anch’essa in sotterraneo in grandi caverne artificiali, attraverso appunto lo scavo di nuove gallerie del diametro fino a 6 metri tra i laghi artificiali di Montagna Spaccata e Castel San Vincenzo. Gli stessi elaborati progettuali prevedono la produzione di oltre 900.000 mc di rocce da scavo, una parte consistente delle quali dovrebbe essere scaricata per sempre in alcune aree limitrofe, una addirittura all’interno del Parco (!). Oltre 11 ettari di bosco sarebbero tagliati a raso per ospitare le aree di cantiere della durata di ben 5 anni. Lo stesso paese di Pizzone si vedrebbe realizzare enormi sbancamenti sul versante della valle limitrofo al paese per realizzare le strutture esterne della centrale”.

Sarebbe, in sintesi, un progetto molto impattante perché prevede “lo scavo di quasi 10 chilometri di nuove gallerie nelle montagne, nuove strade, grandi aree cantiere, nuovo elettrodotto, deforestazione a raso per ettari, deposito di centinaia di migliaia di metri cubi di detriti nelle montagne delle Mainarde tra Alfedena, Pizzone, Montenero Val Cocchiara e Castel San Vincenzo al confine tra Abruzzo e Molise interessando in pieno sia il territorio del Parco nazionale d’Abruzzo sia le aree limitrofe della Zona di protezione esterna”.

Ed è proprio in virtù di questo impatto che Soa e il Forum presenteranno osservazioni sia sulla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale che su quella di Incidenza Ambientale, “quest’ultima svolta a causa dell’interazione tra il progetto e diversi siti protetti a livello comunitario”.

(uno schema progettuale tratto dalla documentazione di Enel Green Power)

 

D’accordo coi timori già espressi da Pozzo anche Massimo Pellegrini, presidente della Stazione Ornitologica Abruzzese e naturalista, che condanna il fatto “che un progetto di tale portata, che interessa direttamente un parco nazionale storico, due regioni, diversi comuni, molti siti protetti a livello comunitario, proceda alla chetichella in piena estate, depositato il 6 agosto con 30 giorni per esaminare e commentare 119 elaborati progettuali di migliaia di pagine che vanno dalla realizzazione di gallerie alla costruzione di un nuovo elettrodotto, dalla deforestazione di intere aree nella meravigliosa valle Fiorita di Pizzone alla realizzazione di nuove strade sul versante. Altro che tutela dell’Orso bruno marsicano!”

Parla a nome del Forum Augusto De Sanctis: “Tra poche ore scadono i termini e depositeremo diverse osservazioni contrarie a un progetto che a nostro avviso non solo è fortemente impattante ma è anche carente visto che negli elaborati si fa un continuo rimando a nuovi studi da fare in sede esecutiva su specie e falde acquifere che rischiano di essere intercettate, cosa peraltro vietata dalla legge istitutiva del Parco. Invece tutti gli approfondimenti devono essere fatti proprio ora altrimenti come si fa a quantificare e valutare esattamente gli impatti? In ogni caso sarebbero di fatto pleonastici visto che appare evidente come un territorio così delicato, protetto a tutti i livelli, non possa essere trasformato in un enorme cantiere con tanto di aree di scarico permanente di migliaia di metri cubi di inerti. Ovviamente chiediamo all’Ente Parco nazionale d’Abruzzo di rilasciare parere negativo sulla Valutazione di Incidenza e a Enel Green Power di recedere da un progetto così invasivo. Al Ministero e alle Regioni Abruzzo e Molise non resta altro che dimostrare con i fatti che la tutela dell’orso non è solo uno slogan da utilizzare nelle tragedie”.

Gli elaborati progettuali sono qui

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