Ha un nome l’autore del gravissimo incendio che ha devastato Venafro nei giorni scorsi: i carabinieri, che lo hanno identificato mentre monte Santa Croce stava ancora bruciando, parlano di lui come del presunto colpevole del vasto rogo che dalla sera del 24 agosto scorso ha inghiottito 80 ettari di boschi, pineta di alto fusto, macchia mediterranea, pascoli e uliveti di proprietà di privati cittadini ma anche dell’ente regionale Parco degli Ulivi. Ci sono voluti quasi quattro giorni per riportare la calma a Venafro, le fiamme sono arrivate molto vicine al centro abitato e i vigili del fuoco hanno lavorato fino al 28 agosto. Ora è cominciata la conta dei danni che sono ingenti, senza ombra di dubbio.
A condurre le indagini è stato il personale del Norm della Compagnia Carabinieri di Venafro in collaborazione con gli uomini della stazione Forestali. La mattina del 26 agosto l’uomo che ha innescato il fuoco è stato raggiunto dai militari e denunciato in stato di libertà alla Procura della Repubblica del Tribunale di Isernia.
“Si tratta di un uomo di mezza età del venafrano – scrivono i carabinieri – che, per motivi ancora al vaglio degli inquirenti, avrebbe appiccato volontariamente il fuoco”.
Fondamentale nell’indagine è stata l’individuazione esatta del punto di innesco dell’incendio: un terreno situato vicino al castello Pandone che pure ha rischiato di essere devastato dal fuoco. Ma ancora più importanti sono stati i sopralluoghi, le ricognizioni e, soprattutto, le testimonianze raccolte al centro storico di Venafro di coloro che avevano visto il presunto autore del gesto sul luogo e all’ora esatta di inizio del rogo.
“Fondamentali sono state le numerose segnalazioni di privati cittadini che, consapevoli del grave danno arrecato al loro territorio, hanno fornito un’eccellente opera di collaborazione agli inquirenti. Il presunto autore dell’illecito, al termine degli accertamenti, è stato deferito per incendio boschivo aggravato e distruzione di bellezze naturali. Il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari durante il quale l’indagato potrà far valere le sue difese ai sensi del codice penale”.
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