Montagano

Errore umano, fatalità e ambulanza in ritardo: l’assurda morte di Massimo Trivelli alla discarica di Montagano

L'operaio di 51 anni deceduto ieri mattina dopo essere stato investito da un mezzo che faceva retromarcia nella discarica di Montagano non è morto sul colpo ma dopo circa 45 minuti. E l'ambulanza che doveva soccorrerlo ha sbagliato percorso e trovato la strada interrotta. Ma non ci sarà autopsia perché dinamica e causa del decesso sarebbero già chiare.

Non ci sarà nessuna autopsia per chiarire le cause della morte di Massimo Trivelli, l’operaio di 51 anni travolto e ucciso ieri mattina da un mezzo da lavoro in retromarcia nell’impianto di rifiuti di Montagano.

La salma sarà restituita alla famiglia per celebrare i funerali a Serracapriola, paese in cui la vittima viveva con la moglie e una bimba. Sul caso è stata aperta una indagine con l’ipotesi di omicidio colposo.

Sono state le telecamere di videosorveglianza della discarica gestita dalla Giuliani Environment (che non è sotto sequestro), oltre agli atti d’indagine e le testimonianze raccolte dai carabinieri, a definire la dinamica di quella che, secondo i più, è stata una tragica fatalità: Trivelli, dipendente della Costruzioni Montagano di Santa Croce di Magliano, era andato nell’impianto di smaltimento per conferire i rifiuti. Scendendo dal mezzo per rimuovere un telo di protezione degli scarti edili non si sarebbe accorto della pala meccanica che in quel momento stava eseguendo una retromarcia urtando con le ruote posteriori il suo corpo.

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Massimo Trivelli è caduto a terra ma non è morto sul colpo, come invece sembrava dalla prima e provvisoria ricostruzione. Tutto il personale presente ha cercato di aiutarlo facendogli ombra in attesa che arrivassero i soccorsi. “Trivelli era vigile, non parlava ma cercava di sollevare il busto”, racconta chi era presente in quel momento.

Erano le 9 e 27 minuti del 31 luglio, forse in quei primi attimi dopo l’incidente non si è riuscita neppure a intravedere la possibilità che da lì a qualche minuto la situazione sarebbe precipitata.

“I miei operai hanno chiamato immediatamente il 118” riferisce a primonumero Giovanni Giuliani, titolare della discarica. E qui qualcosa si è inceppato perché l’ambulanza, anziché raggiungere località Colle Santo Ianni percorrendo la Bifernina, è andata a Montagano per poi scendere lungo i tornanti che conducono alla chiesa di Faifoli dove hanno trovato la strada interrotta. A quel punto i sanitari sono tornati indietro e solo allora hanno imboccato il percorso giusto e raggiunto l’impianto. Ma nel frattempo erano trascorsi circa 45 minuti tanto che anche le forze dell’ordine erano già sul posto e Massimo Trivelli aveva già smesso di respirare.

L’indagine dei militari dell’Arma ha ricostruito anche questi tre quarti d’ora finali. Che l’arrivo dell’ambulanza non sia stato tempestivo è una circostanza valutata attentamente dall’autorità giudiziaria che ha escluso l’autopsia dopo un attento esame anche del referto del medico necroscopo che ha accertato una morte a suo giudizio inevitabile che sarebbe sopraggiunta ugualmente: le ferite riportate erano troppo gravi. E quindi nulla più poteva essere fatto per strappare alla morte un uomo, un marito, un padre, che ieri mattina è uscito di casa per andare a lavorare e non ha fatto più ritorno.

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