La presentazione

A Ripabottoni il libro “Tito Barbieri. Un turbolento mazziniano”. Autrice la scrittrice Gabriella Paduano

A Ripabottoni, nella piazza di pietra più bella del Molise, tra Palazzo Francone, Palazzo Cappuccilli e la Chiesa del Sanfelice, venerdì 11 agosto, alle 18, verrà presentato un interessante fresco di stampa su un personaggio di spicco nella prima metà dell’Ottocento, nato nel piccolo centro molisano, che ha segnato la storia e non poche vicende del Risorgimento Italiano. “Tito Barbieri. Un turbolento mazziniano” è il titolo del nuovo fresco di stampa scritto da Gabriella Paduano.

Libro ripabottoni

L’iniziativa è patrocinata del Comune di Ripabottoni e dall’Ordine dei Giornalisti Molisani. Moderatore il giornalista Tonino Danese. Saluti del sindaco Orazio Civetta. Dialogano con l’autrice il magistrato Daniele Colucci e Gabriele Tamilia parroco di Ripabottoni. Un libro interessante su un personaggio molto attivo all’epoca dei moti mazziniani che “ voleva fare l’Italia a colpi di sciabola” come afferma l’autrice. Graziosa le veste editoriale curata dall’Editrice Lampo. La copertina suscita non poche curiosità perché mette in bella mostra le amiche più care che Tito Barbieri ha abbracciato per tutta le vita: le armi. Belle le immagini fotografiche curate da Lucia Bocale. Tito Barbieri (Ripabottoni 1821 – Campobasso 1865) venne condannato a morte più volte per aver cospirato contro il regime borbonico. Riuscì a sfuggire alla pena capitale rifugiandosi a Marsiglia. Arrestato sulle barricate parigine trovò rifugio in Inghilterra. Fu amico di Giuseppe Mazzini. Per le sue attività cospirative fu nuovamente costretto a rifugiarsi a Costantinopoli, in Egitto e nell’isola di Malta. Seguì la spedizione garibaldina dalla Sicilia alla Battaglia del Volturno. Durante l’esilio inglese fondò una scuola di scherma per sopravvivere. La sua passione era quella delle armi. Nel 1863 venne eletto consigliere provinciale di Campobasso. Morì nel capoluogo a soli quarantaquattro anni. Dopo una vita faticosissima e travagliata, impegnata in tantissime azioni in prima linea, è qui che il suo animo inquieto trova l’eterno riposo. E’ sepolto nel cimitero di Campobasso. Dai suoi concittadini ebbe plausi ed onori. A Ripabottoni lasciò tutti i suoi beni e la sua casa natale, oggi sede della casa municipale. Un bel gesto dalla parte della propria terra e delle proprie radici. Che arricchisce, senza dubbio, il patrimonio d’arte locale che appunto oggi colpisce nelle sue linee architettoniche segnate dal linguaggio della pietra. Attualmente l’ex palazzo Barbieri è vanto della graziosissima “bomboniera di pietra”. Si deve anche ai forti legami di appartenenza di tali personaggi verso la propria terra se Ripabottoni, oggi, a scena aperta, presenta il cuore del borgo simile all’immagine di una graziosissima agorà, tranquilla ed accogliente. Racchiusa da un pugno di case di pietra. “Tito Barbieri , non essendo stato oggetto finora di alcuna opera biografica – si afferma nell’introduzione del libro – ci è sembrato fosse una figura meritevole di essere sottratta dalla polvere degli archivi e dall’alone del mistero”. Tito Barbieri con fierezza manifestò il suo animo ribelle. Probabilmente istintivo e dedito ad un’azione lontana da ogni forma di diplomazia in un clima di moti e di scintille nell’agire. Non si separava mai dalla sua sciabola preferita. A Costantinopoli si mostra attivo nell’esercito del sultano. Nel corso del suo esilio venne aiutato da svariate donne importanti. A lui si deve l’invenzione di un tipo di fucile a retrocarica chiamato fucile Barbieri. Il libro, frutto di un attento lavoro di ricerca, si sforza di fare luce su svariati aspetti di una personalità turbolenta e complessa. La lapide sulla facciata del Comune di Ripabottoni lo ricorda con questa iscrizione: “Tito Barbieri, cospiratore sotto la tirannide borbonica, condannato a morte dopo la rivoluzione del 1848, profugo per l’Europa, ufficiale delle guide garibaldine nel 1860, per l’Unità e la Libertà d’Italia dette l’ingegno e l’opera, per amore del loco natìo al Comune di Ripabottoni questa casa e tutti i beni donò”.

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