La favola del bell'antonio

Cabrini, il giocatore più bello d’Italia, si racconta a Repubblica: “A Campobasso le tifose mi levarono quasi tutto”

Oggi fa il mental coach, ma Antonio Cabrini oltre ad essere stato il terzino sinistro più forte del mondo, è stato per anni anche l’uomo più bello d’Italia. Questo per la gioia di tutte le tifose, in particolare di quelle molisane, di cui continua a conservare un simpatico ricordo che ha raccontato in un’intervista rilasciata a La Repubblica Torino.

“La bellezza – ha detto al giornalista – è stata il mio doppio, come due persone che vivono in una sola. E’ stata la mia compagna di viaggio ed è andata bene così. All’inizio, però, lo specchio non mi diceva proprio niente, di sicuro non mi sarei mai fatto un selfie. Poi mi sono abituato. La gente vedeva in me il calciatore forte e, insieme, l’immagine. Brera mi chiamò il bell’Antonio, come il romanzo di Brancati: ora, dopo tanto tempo, lo ringrazio”.

Quindi racconta delle donne, che quando lo vedevano arrivare gli lanciavano di tutto: dall’intimo ai gioielli. Ed ecco che il ricordo delle tifose di Campobasso, in occasione dello storico match fra la Juventus e i rossoblù, torna in auge:  “Le donne mi tiravano catenine d’oro, anelli, mutandine, ciocche di capelli, trecce che si erano tagliate per me, reggiseni: un delirio. A Campobasso, nel tragitto tra il pullman della Juventus e l’albergo mi ritrovai mezzo nudo, le tifose mi avevano tolto quasi tutto”.

Ma il bell’Antonio alla vigilia di una partita non era solito distrarsi: Se c’era la partita, pure Miss Mondo nel letto non mi avrebbe deconcentrato. Parlando seriamente, il pubblico femminile è garanzia di successo: le donne leggono tanto, si informano, guardano di più la televisione, sono esigenti, non superficiali, hanno la capacità di capire meglio”.

Oggi è un mental coach: “Le aziende – ha detto a Repubblica – mi chiamano per incontri motivazionali, quasi sempre su come si crea un gruppo vincente: io scelgo alcune parole chiave, che so, paura, forza, stile, poi mostro le slide e comincio la mia relazione. La domanda classica è come si costruisce un gruppo vincente. Mi piace coinvolgere il pubblico. Racconto aneddoti sulla mia vita, faccio domande”.