Truffa all'europa

Mafia dei pascoli, Molise a rischio infiltrazioni: la Prefettura di Isernia chiede ai sindaci di vigilare sui terreni statali

Per la prefettura di Isernia i sindaci devono fare attenzione quando cedono terreno demaniale per il pascolo perché c'è il rischio che la richiesta sia finalizzata solo allo scopo di accedere a fondi europei/statali. Anche Coldiretti invita i Comuni a vigilare sull'effettivo pascolamento, ma con quali risorse?

Il business ruota tutto attorno ai fondi comunitari. Il sistema di truffa all’Europa è efficace perché può contare sulla scarsità di controlli. Stiamo parlando della cosiddetta mafia dei pascoli, un gigantesco affare per la malavita organizzata dalle ramificazioni tentacolari giunte fino al vicino Abruzzo. E forse prossimo a sfiorare anche in Molise, tanto che la Prefettura di Isernia, un paio di mesi fa, ha allertato i sindaci della provincia a tenere gli occhi aperti sui terreni di proprietà demaniale. Cioè dello Stato.

Il raggiro è semplice. L’accesso ai contributi dell’Unione Europea previsti dalla Pac (Politica agricola comune) si può ottenere con la manomissione del fascicolo aziendale. Un esempio: io imprenditore fittizio, dedito alla pastorizia, mi carico terreni sul mio registro chiedendo al Comune il permesso di potervi pascolare le greggi. Cosa che poi non farò mai, ma intanto ci guadagno imbrogliando l’Ue e sottraendo ettari di terra pubblica tramite concessioni date a prezzi irrisori. O portando via terreno privato acquisito, non senza il ricorso a minacce ed estorsioni, dai legittimi proprietari. Tutto avviene senza valorizzare le aree incolte che poi sono la ragione per la quale l’Europa mette a disposizione questi soldi.

Inchieste, indagini, persino arresti (clamoroso il caso del Parco di Nebrodi in Sicilia) sono nelle cronache giudiziarie di un fenomeno che sembra investire in pieno anche il Centrosud dell’Italia favorito anche dall’invecchiamento della popolazione, dallo spopolamento demografico e dall’abbandono dell’agricoltura, silvicoltura e pastorizia.

Ecco perché la regione Molise è osservata speciale in relazione al rischio di frodi legate a pascoli, colture e boschi.

Prefetto isernia Franca Tancredi

Il 18 aprile scorso dal Palazzo di governo di Isernia è partita una lettere ai sindaci (ma anche a forze dell’ordine e Regione Molise) “per richiamare l’attenzione – queste le parole del prefetto Franca Tancredi – sulla necessità della prevenzione di infiltrazioni mafiosa nel settore di cui trattasi, non potendosi escludere l’interesse all’occupazione di porzioni del demanio locale al solo scopo di accedere a fondi europei/statali, senza che ne segua l’effettiva attività di pascolo degli animali. Pertanto, al fine di assicurare la più corretta gestione della fattispecie e di tutelare l’economia legale, particolare rilievo assume la disposizione normativa di cui all’articolo 83, comma 3 bis, del Codice Antimafia, a mente della quale la documentazione antimafia è sempre prevista nelle ipotesi di concessione di terreni agricoli e zootecnici demaniale che ricadono nell’ambito dei regimi di sostegno previsti dalla politica agricola comune, a prescindere dal loro valore complessivo, nonché su tutti terreni agricoli, a qualunque titolo acquisiti, che usufruiscono di fondi europei per un importo superiore a 25 mila euro o di fondi statali per un importo superiore a 5 mila euro”.

Da qui l’invito del prefetto “a riservare particolare attenzione all’intera materia a salvaguardia dell’ambiente, oltre che della sicurezza delle incolumità dei cittadini e dell’economia legale, soprattutto in un territorio, come quello della provincia di Isernia, che ben si prestano alle attività silvopastorali”.

L’appello è stato rilanciato pochi giorni fa dalla Coldiretti del Molise che ha invitato i sindaci “a vigilare sull’effettivo esercizio del pascolamento”.

A mostrarsi preoccupati erano stati ancora prima quelli della federazione provinciale di Coldiretti Isernia che a sua volta avevano scritto ai Municipi pentri per chiedere ai Comuni “che hanno la titolarità sotto forma di proprietà o uso civico di terreni a pascolo, di compiere attente verifiche tese ad assicurarsi che sui terreni affittati o concessi, per l’esercizio del pascolo, siano effettivamente presenti gli animali; specie nel caso in cui gli imprenditori, affittuari o concessionari, non fossero molisani. In taluni casi, potrebbe infatti trattarsi di un espediente con lo scopo di poter mettere a frutto i titoli collegati ai terreni destinati a pascolo, senza poi esercitare l’effettiva attività di pascolamento degli animali”.

E’ vero, del resto, che ci sono centinaia di milioni di euro per la zootecnica e i pascoli di montagna. Non stupisce, pertanto, che le organizzazioni criminali vogliano metterci le mani sopra.

pascoli

“A confermarlo – dice ancora Coldiretti – è l’ultima relazione della Direzione investigativa antimafia, che cita alcuni provvedimenti interdittivi emessi nei confronti di aziende zootecniche con sede legale a L’Aquila e Pescara per collegamenti con organizzazioni mafiose campane e foggiane. In particolare, il contesto attenzionato dai provvedimenti amministrativi è riconducibile ad aziende agricole – si legge nella relazione – che mediante raggiri sui pascoli fantasma, avrebbero frodato l’Agea (Agenzia Erogazioni in Agricoltura) al fine di ottenere indebitamente l’erogazione di contributi comunitari e aiuti pubblici per l’alpeggio/monticazione dei capi di bestiame in aree montane dislocate tra le province di Foggia (Comune di Monte Sant’Angelo) e L’Aquila (nell’area del Parco del Gran Sasso e Monti della Laga)”.

Che anche i pascoli montani del Molise possano attirare malavitosi, società fittizie o prestanomi che non producono e non allevano nulla è, del resto, una ipotesi ventilata anche dalla prefettura di Isernia nella sua lettera. Quello che non si dice è che le risorse umane per monitorare ettari ed ettari di terreno sono scarse. E quindi non sarà semplice per i sindaci trovare personale da utilizzare a questo scopo.

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