Il Molise (così come l’Abruzzo) continua a perdere sportelli bancari, semplicemente perché le banche se ne vanno con l’effetto – drammatico – di un minore accesso al credito per cittadini e imprese. Il precipitato infatti è che molte aziende poi di fatto sono costrette a chiudere. L’avevamo descritta – dati alla mano di circa un anno fa – come ‘grande fuga dal Sud‘ e come fenomeno che tendeva (ça va sans dire) a privilegiare le aree ricche del Paese.
I dati, allarmanti, sono pubblicati dalla Banca d’Italia e sono relativi alla presenza degli sportelli bancari nei vari territori. E come tutti gli anni (qui il nostro ultimo approfondimento del 2022) lo scenario che ne esce fuori è impietoso per quanto riguarda Abruzzo e Molise. Impietoso e in costante peggioramento.
A darne notizia è Luca Copersini, segretario regionale Fisac (Federazione italiana Sindacato Assicurazione Credito) Abruzzo-Molise.
“Il dato che più di tutti dimostra l’abbandono dei nostri territori è quello relativo al numero di Comuni serviti da almeno uno sportello bancario. In Abruzzo in circa 6 comuni su 10 non si trova più una filiale di banca, con punta in Provincia dell’Aquila dove le banche sono assenti in quasi 3 comuni su 4”. E nella nostra regione? “Drammatici i numeri del Molise: non esistono banche in oltre 8 comuni su 10, arrivando al dato di Isernia che vede gli abitanti di quasi il 90% dei comuni costretti a spostarsi se devono effettuare operazioni bancarie in presenza. Il dato peggiora soprattutto dove era già allarmante: cioè nelle aree interne, in modo particolare nelle provincie di Chieti, L’Aquila e Campobasso. Resta stabile la situazione di Isernia in quanto la presenza era comunque già ridotta all’osso”.
Il sindacato poi prosegue: “In Molise è particolarmente significativo il dato relativo alle chiusure di sportelli: la percentuale di chiusure (-31,9%) ne fa la regione peggiore d’Italia nel quinquennio. Riguardo al calo degli addetti, la percentuale è più che doppia (-16,2%) rispetto alla media nazionale”.
“Le banche – spiega Copersini – raccontano spesso che la mancata presenza fisica comporta una minore assistenza a famiglie ed imprese. Un dato dell’Ufficio Studi Fisac CGIL dimostra l’esatto contrario. Andando ad esaminare il totale degli affidamenti accordati, si rileva un calo del 3,6% dell’ammontare complessivo in Italia negli ultimi 5 anni, concentrato essenzialmente negli anni della pandemia.
In Abruzzo (per capire, ndr) il calo è del 10,1%, percentuale quasi tripla rispetto al dato nazionale: andamento che ricalca quello del calo degli occupati in regione nell’ultimo quinquennio. Ed è un andamento che, curiosamente, riscontriamo in un altro dato: secondo l’economista Aldo Ronci, nel primo trimestre 2023 le imprese artigiane in Abruzzo sono diminuite dello 0,36%, contro una media nazionale dello 0,12%: ancora una volta riscontriamo una percentuale tripla rispetto all’andamento nazionale.
L’abbandono dei territori da parte delle banche – la chiosa – contribuisce in modo pesante all’impoverimento delle zone interessate. Oltre ad escludere dai servizi un’importante quota della popolazione, comporta anche difficoltà di accesso al credito per famiglie e piccole imprese. Un vuoto nel quale riesce facilmente ad inserirsi l’usura. Si tratta di un problema con forti implicazioni sociali, del quale purtroppo la politica sembra disinteressarsi totalmente”.
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