Inchiesta della polpost

Truffa d’amore da un milione di euro: perquisizioni e indagati a Campobasso

Su richiesta della procura di Spoleto, la polizia postale ha condotto le indagini anche in provincia di Campobasso. Smantellata un'organizzazione che avevaa la base logistica in Africa dove arrivavano i soldi riciclati in Italia

Di quante donne fossero state adescate, anche in Molise, da falsi profili internet con promesse d’amore e successivo matrimonio, abbiamo scritto e raccontato anche recentemente.

Donne cadute nel tranello di finti militari americani – chiamati al fronte in Ucraina – oppure di (falsi) medici e professionisti in cerca di una compagna per la vita. Lunghe chat ricche di parole d’amore, notti trascorse a chiacchierare e a fantasticare fino ad arrivare a svuotare il conto per pagare (sempre falsi) biglietti aerei che portassero il più vicino possibile quell’amato conosciuto sul web.

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Quando molte di loro si sono accorte del raggiro, non hanno esitato a denunciare, e la polizia postale si è messa subito al lavoro chiudendo – in queste ultime ore – un fascicolo che vede iscritte nel registro degli indagati 18 persone. Tutti denunciati a seguito di altrettante perquisizioni che sono state condotte anche a Campobasso, dove pure sono stati denunciati i “finti amanti”.

L’inchiesta parte da Spoleto e gli indagati sono stati individuati in provincia di Campobasso, Caserta, Modena, Padova, Genova, Pesaro, Latina e Palermo.

Stando a quanto relaziona la procura di Spoleto, l’organizzazione smantellata dalla Polpost operava su due livelli. Il primo, localizzato in Africa, e con una gerarchia definita, era quello che si occupava di creare falsi profili al fine di individuare ed ingannare le vittime.

Il secondo livello riciclava il denaro guadagnato. Quindi le persone che vi appartenevano reclutavano persone disposte a fornire (spesso anche inconsapevolmente) le credenziali dei propri conto bancari o postali per far confluire le transazioni illecite in cambio di una percentuale già stabilita dal gruppo criminale.

Le vittime  – come già raccontato da Primonumero – venivano contattate sui social network. Prima le lusinghe, si instaurava quindi una sorta di legame (seppure virtuale), poi il corteggiamento fino alle richieste di denaro per permettere al falso innamorato di raggiungere l’ignara vittima nella città più vicina.  IN alcuni casi, quando le donne capivano il raggiro e ad un certo punto cercavano di interrompere quell’amicizia, gli indagati hanno dato vita a vere e priorie estorsioni, minacciando le vittime di pubblicare foto e video “intimi”.

I guadagni (gli inquirenti contano al momento un giro di affari che supera il milione di euro) venivano smistati su diversi conti correnti per comprare automobili, materiale edile, condizionatori, che venivano spediti in Nigeria all’interno di alcuni container.

Nell’indagine, preziosa è stata anche la collaborazione di Poste Italiane e di altri istituti di credito, che hanno rapidamente fornito i riscontri necessari per individuare la catena di trasferimenti di denaro originata dalle attività illecite compiute dalla struttura malavitosa.

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