Casacalenda

Il fotografo delle emozioni, tra cronaca e politica. “Mi sono reinventato il mestiere, ma la curiosità è sempre la stessa”

Intervista e (imperdibili) fotografie: ecco Francesco D'Imperio, che ha creato Kerem e ha reinventato una professione - quella del fotografo - tra le più colpite dalla crisi innescata prima dalla tecnologia e poi dal covid.

Francesco D’Imperio è un fotografo molisano che ha imparato a sue spese cosa significa svolgere una professione che deve parare i colpi della tecnologia dilagante che ha messo un obiettivo nelle mani di tutti, finanche dei bambini. Un mestiere definito ‘in via d’estinzione’ che in più negli ultimi anni ha sofferto la crisi pesantissima imposta dal lockdown, quando le chiusure generali hanno fatto saltare matrimoni ed eventi, che sono proprio – nello specifico – il suo campo di interesse e la sua prima fonte di guadagno.

“Mi sono dovuto reinventare, trasformando lo studio fotografico in un fornitore di marketing alle aziende per le quali oggi, con mio fratello, curiamo immagini e video per i social”. E’ la terza via di Kerem, nata a Casacalenda – il paese di Francesco e Pasquale d’Imperio, regista – nel 1986. Sono passati 37 anni da quel giorno e Francesco, 59 anni, suo malgrado è diventato un simbolo vivente della famosa resistenza in chiave molisana.

Francesco D'Imperio
Francesco D'Imperio

Fotografo da oltre 30 anni, in pratica hai iniziato da ragazzino..

“Grazie anche a un parroco del Molise, Don Gabriele Tamilia che all’epoca, quando avevo 18 anni, guidava la parrocchia di Casacalenda ed era un grande appassionato di tecnologia. La mia passione è stata anche merito suo. Studiavo Ragioneria a Campobasso ma ben presto mi sono trovato catapultato in una realtà diversa e molto più affascinante. Quella delle immagini, o meglio del racconto attraverso le immagini. della cronaca e degli eventi”.

Francesco D’Imperio non è un paesaggista ma un fotografo che ama raccontare le emozioni delle persone e che nelle foto mette anche un po’ di se stesso, come in nell’ultimo lavoro realizzato In occasione della vittoria elettorale del sindaco di Larino Pino Puchetti. Sessanta scatti per documentare il pomeriggio dello scorso 15 maggio, quello che ha portato alla vittoria del primo cittadino, dallo spoglio elettorale ai festeggiamenti nella scuola Rosarno con brindisi e abbracci finali.

Come è stato il tuo esordio?

“Con una televisione locale, messa su da noi ragazzi a Casacalenda col parroco don Gabriele. Si chiamava TVKappa, con quella K a ricordare Kalena, appunto. Era l’inizio degli Anni Ottanta e avevamo un tecnico pazzesco, un genio in elettronica che costruì un trasmettitore, un ricevitore e una parabola. Fu una bellissima esperienza, durata finchè si è potuto. Poi è passata una legge e la televisione è morta senza poter avere le sue frequenze”.

Però proprio in quel periodo sei stato contattato da una televisione importante in Molise, Telemolise.

“Sì, Telemolise aveva aperto una sede a Termoli e ho iniziato così questo lavoro. Poi ho avuto una lunga collaborazione con Rai Tre Molise, da free-lance, e mi sono mosso tra foto e documentari sul territorio, le tradizioni e non solo. Oppure eventi di cronaca locale. Ricordo ancora le immagini scattate a una betoniera finita sui binari della ferrovia vicina Bonefro, sulle quali la Rai ha costruito un servizio. Parliamo di anni in cui i telefonini erano una rarità, e non c’erano i social. Oggi sarebbe impensabile”.

 

Hai raccontato tante cose accadute in Molise in questi decenni, grandi eventi, visite di personaggi autorevoli, campagne elettorali, leader di partiti nazionali. Quale evento ti ha segnato di più?

“Ho iniziato con la visita di Giovanni Paolo II a Termoli nel 1983, è stato il mio primo servizio di questo tipo. E quello mi ha lasciato un segno indelebile, pari solo alla visita di Papa Francesco a Campobasso. Sicuramente il Papa è una figura che trasmette e alimenta moltissime emozioni”.

Quando hai avviato Kerem foto che anni erano per la fotografia?

“Anni fantastici, c’era un vero e proprio boom della fotografia a colori in Italia a metà degli anni Novanta.  Quando io ho aperto a Casacalenda non c’era più il fotografo del paese e visto che avevo un’età in cui iniziavano a sposarsi amici e conoscenti, mi è venuta l’idea del negozio. All’inizio con me c’era Vincenzo Vincelli, che è ora un tecnico informatico della Unicredit che vive a Roma”.

Francesco D'Imperio

Tu invece sei rimasto in Molise

“Ho scelto di restare sul territorio, ho aperto una partita Iva e ho cominciato a casa.. L’anno successivo ho aperto Kerem, che è man mano cresciuta diventando anche una società che ha realizzato  diversi documentari sul territorio, sulle tradizioni locali. L’ultimo progetto, non ancora ufficialmente presentato, è stato fato con mio fratello Pasquale, regista, ed è un documentario sulla casa famiglia di Casacalenda, sulla legge 180. Abbiamo già partecipato a due Festival di settore a Perugia e Roma e ruota attorno anche al lavoro dello psichiatra Angelo Malinconico. L’idea ci è venuta prima del lockdown, poi c’è stata una paralisi e lo abbiamo ripreso e concluso di recente”.

Il lockdown per voi fotografi è stata una mazzata.

“E’ stato un momento davvero terribile, siamo stati fermi due anni senza svolgere di fatto la professione ed è stato in quel frangente che mi sono dovuto reinventare e ho trasformato Karem in una azienda che offre servizi ad altre aziende che vogliono essere presenti sui social, da Facebook a Instagram a Tiktok”.

E come va?

“Va bene, ho una media di 20 aziende che sono clienti fissi e altre 8-10 che richiedono questo tipo di servizio a seconda del periodo”.

Tu Francesco non sei un paesaggista, a differenza di tanti. Oserei dire, della maggioranza ormai…

“Mi piace raccontare le persone nel momento in cui succede qualcosa soprattutto per documentare una emozione. No, non sono mai stato un paesaggista, non è mai stato quello il mio campo di interesse. Credo però che in questo lavoro, se lo si fa per lavoro appunto e non come hobby, sia necessario essere sempre un passo avanti, anticipare leggermente i tempi. Questo per sopravvivere”.

Francesco D'Imperio

Puoi farmi degli esempi?

“Per esempio nel 1999 ho fatto la prima foto di gruppo di tutti i cittadini di Casacalenda, ed è stato un momento incredibile, anche con la preziosa collaborazione del grande Antonio De Gregorio. Scattammo questa foto incredibile insieme, costruimmo un set all’aperto per fare in modo che non ci fossero zone di luce e zone di ombra e avere la più grande profondità di campo possibile dove poter inquadrare il maggior numero di persone possibile. Fu un successo e in qualche modo avviò una stagione, una moda. Ma ci sono state anche altri esperimenti. Nel 2018 il racconto fotografico delle 100 attività di Casacalenda con i 100 soggetti protagonisti all’interno, in quel caso ho usato una GoPro grandangolare”.

Francesco D'Imperio
Francesco D'Imperio
Francesco D'Imperio

Cosa pensi dei filtri e dei super filtri che trasformano radicalmente le fotografie destinate ai social?

“Non mi interessa e non mi interessa neanche la ripresa a tutti i costi. Mi piace scegliere soggetti diversi, particolari, e pubblicare le foto con un ritmo che non è quello esasperante dei social. Soprattutto non credo che il mio lavoro consista nel modificare la realtà. La realtà va raccontata, io in qualche modo io faccio quello che fa un cronista”.

Francesco D'Imperio

Anche la curiosità è quella di un cronista?

“La curiosità c’è sempre stata, è la molla che da decenni mi tiene agganciato all’obiettivo. La curiosità è la base di questo lavoro e per fortuna è rimasta sempre la stessa”.

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