Teatro guglionesi

Vite di scarto, la parabola dei detenuti-bestie umane ammutolisce la platea del Fulvio

Ovazione a Guglionesi per 'Destinazione non umana' portato in scena dalla compagnia (l'unica in Italia costituita da ex detenuti) Fort Apache. Stasera e domani si replica al Loto. Così Stefano Sabelli, direttore artistico di TeatriMolisani: "Ho voluto fortemente portare qui questo spettacolo, è uno dei più belli e potenti mai visti"

Gioco, carcere, vita. A fare da ‘regista’ del passatempo una bambina, ma questo lo si capirà solo a fine spettacolo. Una finzione crudele, spietata, feroce quanto può esserlo il gioco, il carcere, la vita appunto. Una finzione vera. È a questo cui hanno assistito ieri, 1 aprile, gli spettatori del Teatro Fulvio di Guglionesi. Lo stupore di trovare sul palco non degli attori qualunque ma degli ex detenuti ha lasciato il posto presto al disorientamento per ciò che andava in scena e si costruiva, atto dopo atto, davanti ai loro occhi. Tra di loro – si vocifera a fine spettacolo – anche 3 professionisti, senza un passato di detenzione. Difficile, impossibile, dire chi fossero.

Destinazione non umana

 

Destinazione non umana, questo il titolo della pièce diretta da Valentina Esposito, ha spiazzato davvero tutti. Sul palco ben 16 attori, 16 maschere di dolore e rabbia. La maggior parte di loro a interpretare cavalli da corsa, geneticamente modificati e drogati per non avvertire il dolore, identificati da numeri, quelli dei blocchi di partenza, e da colori, in alcuni casi da nomignoli dati da chi scommette sulla vincita dell’uno o dell’altro. Il loro è un doppio ritratto: da giovani, nel pieno del vigore e della spinta agonistica, e da vecchi, vicini alla morte ma con uno sguardo sempre fisso sul loro passato, sulla loro vita al limite.

Destinazione non umana

Rubino, ad esempio, è il cavallo prediletto, il vincente, il numero 1: anche lui però è destinato a schiantarsi in pista. Un attimo di distrazione, l’illusione di avvertire il richiamo della sua amata Agata, quel voltarsi indietro fatale.

Destinazione non umana

“Il destino di ogni bestia è scritto prima di nascere. Ci sono i cavalli a consumo umano, quelli destinati sin da subito alla macellazione, alla produzione di alimenti, allo squarto, allo sgozzo, al dissanguamento, alla carne. Corpi docili, addomesticati, addestrati a procedere lentamente verso la morte. E poi ci sono quelli a destinazione non umana, quelli che nascono per le corse, le scommesse, i soldi, il doping, la droga, le medaglie, l’applauso del pubblico, la scena…” recita una bestia-umana con una voce difficilmente dimenticabile. È il numero 7 che parla, quello che arriva sempre ultimo, che a questo gioco al massacro non ci vorrebbe stare ma è tra i predestinati, non può sottrarsi.

Destinazione non umana

C’è anche chi è scappato, e i suoi compagni di corsa ormai vecchi e malandati, confinati in una cassa polverosa con le loro ferite purulente, lo ricordano. “Maniscalco, non mi avrai” diceva lui, lo storpio. Come lui anche altri: “Io questa vita non la voglio fare”. E sono le vite di scarto a parlare, in quella che non è tanto la rappresentazione di spietate gare tra bestie – chiamate a correre più velocemente delle altre, per il diletto del pubblico – quanto una metafora di vita, dentro e fuori le sbarre. La paura, il desiderio della morte (l’agognata macellazione), l’energica violenza e la mesta rassegnazione. Tra curve cieche, sorpassi azzardati e velocità oltre il limite, il riscatto, in questa amara e immaginifica fiaba, sembra non esserci per nessuno. Eppure questa compagnia teatrale, con le sue opere, sembra veicolare con forza proprio il messaggio contrario.

Destinazione non umana

Memorabili gli sprezzanti dialoghi così come gli strazianti monologhi, indimenticabili le figure femminile di bestie (tra cui l’attrice molisana Chiara Cavalieri), aizzanti e artefici del ludibrio (ma in definitiva anche loro vittime), in alcuni casi rabbiose e spietate come non mai, come quando cercano di vendere al mercato quei pezzi di carne, oramai inette al diletto e alla sete di sangue altrui.

Destinazione non umana
Destinazione non umana
Destinazione non umana

Di inusitata forza la sequenza scenica che vede Agata a quello che potremmo chiamare il capezzale del suo amato cavallo che le chiede, come atto di amore, una salvezza che equivale alla morte. Ma Nina, la bambina che tesse le fila del gioco, non ha scelto questo destino per i suoi animali-pupazzi. Il cavallo Rubino resta in vita, Agata no, Agata viene trafitta e poi appesa, come si fa con le bestie appunto. Il suo balletto della morte ammutolisce la platea.

Destinazione non umana

Uno spettacolo sovente urlato, esasperato, vivido. Perfetto dal punto di vista scenico. Sono indelebili nella memoria di chi vi ha assistito quelli che sono apparsi come veri e propri quadri, con luci, ombre, colori accesi con sullo sfondo quelle catene appese che ben esemplificano il senso della narrazione.

Lo spettacolo ‘Destinazione non umana’, della compagnia stabile Fort Apache (l’unica in Italia costituita da ex detenuti) sarà replicato stasera e domani al Teatro del Loto di Ferrazzano. Una destinazione imperdibile.

Con: Fabio Albanese, Alessandro Bernardini, Matteo Cateni, Chiara Cavalieri, Christian Cavorso, Viola Centi, Massimiliano De Rossi, Massimo Di Stefano, Michele Fantilli, Emma Frossi, Gabriella Indolfi, Giulio Maroncelli (anche lui molisano), Piero Piccinin, Giancarlo Porcacchia, Fabio Rizzuto, Edoardo Timmi.

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