La relazione antimafia

Non solo droga e rifiuti: dietro l’ondata di furti d’auto in Molise ci sono le mafie

Il report semestrale della Dia sulla prima parte del 2022 evidenzia la presenza della criminalità organizzata nella nostra regione con varie infiltrazioni

Droga, rifiuti, ma anche estorsioni, truffe allo Stato. Ma anche tanti furti d’auto, forse il più visibile dei reati sul nostro territorio. Secondo la Dia, la Direzione investigativa Antimafia, dietro l’ondata di furti di vetture e moto che ha colpito il Molise nell’ultimo periodo c’è la mano della criminalità organizzata, in particolare quella di San Severo.

Lo si evince da un passaggio della Relazione semestrale della Dia relativa al primo semestre del 2022, di recente pubblicata e presentata dal Ministro dell’Interno.

“Per quanto concerne i reati contro il patrimonio, sono sempre i gruppi foggiani e, in particolare, i sanseveresi a distinguersi nella commissione dei reati di associazione per delinquere finalizzata ai furti di autovetture di grossa cilindrata e motocicli, nonché alle estorsioni, oltre che in Abruzzo e nelle Marche, anche in Molise nei Comuni di Termoli e Montenero di Bisaccia”. Così i magistrati della Direzione investigativa antimafia confermano i sospetti di questi mesi. Non singoli ladri, esperti o alle prime armi, ma uomini delle batterie foggiane, assoldate per reati che garantiscono ai clan entrate facili e che permettono loro di esercitare il potere sul territorio.

Chiaramente non si tratta del reato che preoccupa maggiormente ma è forse quello che risulta più evidente. Il core business delle mafie infiltrate in Molise resta infatti lo spaccio di droga, direttamente collegato al riciclaggio di denaro sporco. “Sostanzialmente privo di formazioni autoctone strutturate, il Molise rappresenta una forte attrazione per le mire espansionistiche di quelle matrici criminali, proiettate all’attuazione delle proprie strategie economico-finanziarie, mediante modelli imprenditoriali utili a schermare i proventi illeciti e ad intercettare le opportunità offerte dalle erogazioni pubbliche. Né può essere negato l’interesse dei gruppi extraregionali nei confronti del remunerativo settore dello spaccio di sostanze stupefacenti”.

I magistrati antimafia citano l’operazione contro il clan camorristico Sautto-Ciccarelli, di recente arrivato a sentenza di condanna, ma anche l’operazione Casablanca in provincia di Foggia, con ramificazioni in Basso Molise, e altre operazioni antidroga quali “Round Trip” e “White Beach”, di cui, anticipano dalla Dia, “si argomenterà nella prossima Relazione semestrale”.

Vengono evidenziati in altri passaggi anche reati come le truffe nei confronti dello Stato, come l’operazione Naspi che ha coinvolto 45 persone per “indebite percezioni erogate dall’Ente previdenziale, per un importo complessivo di circa euro 300 mila euro”. In questo passaggio i magistrati sottolineano come “la vulnerabilità della Regione induce a non escludere la possibilità di formazione di cartelli economico-imprenditoriali nei settori di maggiore elezione quali, ad esempio, quelli energetico o quello del ciclo dei rifiuti. Ciò sia per la capacità di interazione tra cellule riconducibili a diversi fenomeni di criminalità organizzata, sia per le strategie delle organizzazioni criminali anche di tipo mafioso, che tendono ad essere meno legate al territorio di riferimento al fine di sviluppare le proprie frange economiche in aree a minore rischio”.

A proposito di rifiuti viene citati dati nazionali dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale che “evidenziano il costante aumento della produzione dei rifiuti e la contestuale drastica e progressiva riduzione della “capacità” degli impianti di destinazione che devono riceverli. Destano particolare preoccupazione i recenti rinvenimenti nei territori della Capitanata ed in parte in Molise (terreni confinanti con la provincia di Foggia), di ingenti quantitativi di rifiuti speciali abbandonati nelle campagne o in aree industriali in disuso”. È il caso delle ecoballe di rifiuti trovati a più riprese a San Martino in Pensilis, dove le responsabilità portano verso il clan dei Casalesi.

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