Sulla collina monforte

Maltempo, carenze progettuali, amianto: lavori al Castello Monforte fermi da 4 mesi. E anche i costi lievitano

Lunga pausa per la riqualificazione del monumento simbolo di Campobasso che doveva concludersi tra qualche settimana. L'assessore rassicura: "A breve ripartiranno". Nella sua relazione tecnica i motivi dello stop tra cui ritrovamento di materiale fibroso nei sotterranei: "Forse ci vorrà una bonifica". Intanto l'ex presidente dell'Ordine degli architetti lancia l’allarme su quanto fatto fino a ora: “Integrità storico-architettonica già compromessa”

Viaggiavano spediti i lavori di riqualificazione del castello Monforte di Campobasso: consegnati a settembre del 2022, sarebbero dovuti terminare nei primi giorni di maggio 2023. Purtroppo, a opere iniziate, sono emersi alcuni importanti problemi. Tanto che dal 5 gennaio scorso non si sono più visti operai intorno al monumento simbolo di Campobasso.

“Le attività riprenderanno a breve” rassicura l’assessore comunale ai Lavori Pubblici, Giuseppe Amorosa. La sua relazione sullo stato di avanzamento di questa attesa (e costosa) valorizzazione del castello è stata letta in commissione Lavori pubblici il 14 aprile scorso. Nel documento viene elencato quanto già fatto, ma si spiega anche che i lavori sono fermi perché “con la discesa delle temperature della stagione invernale non sussistono le condizioni per effettuare – con l’opportuna continuità – le operazioni di stilatura nel rispetto delle indicazioni tecniche di posa previste, nonché le campionature richieste per la valutazione di compatibilità delle stesse stilature (grana e colorazione delle malte da impiegare)”.

Insomma, troppo freddo per proseguire col rifacimento, ma non solo. Amorosa ha anche spiegato che “non sarà possibile svolgere le lavorazioni per la definizione delle gradonate fino all’acquisizione del calcolo strutturale del sistema di vespaio aerato ad altezze variabili (45 / 135 cm), verificato e fornito dal produttore secondo il layout e i carichi previsti in progetto”. Una carenza progettuale, insomma senza la quale non si potrà andare avanti e anche (è nel passaggio successivo) perché c’è la necessità di rivedere il costo finale “per alcune lavorazioni di completamento” evidentemente non considerate prima. C’è, infine, la possibilità molto concreta che si dovrà procedere anche a una bonifica per la presenza di amianto nelle cisterne del castello. Gli operai che hanno già scavato sotto il pavimento della corte interna per realizzare il vano in cui montare un ascensore che porterà i visitatori in queste cisterne (praticamente dei locali sotterranei) hanno trovato dei manufatti la cui natura materica fibrosa – molto probabilmente il pericolosissimo amianto – merita di essere approfondita.

Giuseppe Amorosa giunta Comune Campobasso

Insomma, lo stop di questi mesi allungherà sicuramente i tempi di conclusione dei lavori che, anche secondo l’assessore Panichella, potrebbero slittare “al mese di settembre”. Con un aggravio di costi ancora da quantificare.

Nel frattempo sulla vicenda è intervenuto Nicola Moffa, ex presidente dell’Ordine degli architetti, professionista di Campobasso nonché docente di storia dell’arte al Liceo scientifico “Romita”.

Farina del suo sacco è la relazione tecnica che alcuni mesi fa (novembre 2022) il consigliere comunale Alberto Tramontano ha portato nel consiglio monotematico al termine del quale è stata approvata una mozione affinché l’assise municipale fosse non solo costantemente aggiornata sugli interventi in corso, ma anche per monitorare che gli stessi rispettassero il più possibile l’integrità storico-architettonica del monumento alle pendici della collina Monforte.

Va ricordato che un mese prima di questo consiglio c’era stato un incontro con la cittadinanza al Circolo Sannitico sebbene il restauro (approvato e seguito passo dopo passo dalla Soprintendenza) fosse già cominciato da un mesetto. Al di là delle polemiche (di cui primonumero ha già parlato nei mesi scorsi) restano le perplessità dell’architetto Moffa sul progetto che non rispetterebbe, per esempio, la natura stessa del monumento.

“Stanno alterando la corte del castello che è stata sempre libera e verrà trasformata in una sorta di arena, un teatro all’aperto con ascensore per collegarla al piano interrato dove ci sono delle cisterne molto grandi (adibite a spazio espositivo, ndr). Loro dicono che era necessario per far accedere anche i disabili al piano inferiore, ma a parte che per quello c’è anche un percorso esterno, con questo tipo di intervento il cortile viene alterato irrimediabilmente: non si potrà utilizzare più per rievocazioni, mercatini, un pranzo di gala perché ci sarà una gradonata in pietra (una struttura fissa, insomma) ed è stata già sfondata una volta a botte storica (una specie di galleria) irrimediabilmente persa”.

Importanti principi del restauro dunque non sarebbero stati rispettati. E c’è dell’altro: scavi archeologici mai ultimati avrebbero fatto emergere resti e reperti tali da far presupporre che sotto l’asfalto che copre l’esterno del castello (tra il maniero e la chiesa della Madonna dei Monti) ci sarebbero altri ambienti forse mai scoperti e che meriterebbero certamente un approfondimento.

“Per quella che è la mia esperienza, prima di procedere alla riqualificazione andrei a vedere cosa c’è lì sotto. Del resto il principio di conoscenza totale del bene, che la Soprintendenza ben conosce, imporrebbe che gli scavi vadano fatti prima e non dopo”.

Ma ad oggi è davvero possibile rivedere il progetto. E quanto costerebbe?

(AD)

 

commenta