La strage di via fani

La scuola di Guglionesi intitolata all’agente della scorta Moro Giulio Rivera. Il sindaco: “Si realizza una missione”

Il nastro simbolico tagliato dal pronipote Angelo Rivera, che frequenta l'Omnicomprensivo. La celebrazione, promossa da scuola e Comune, al termine di un convegno nel teatro Fulvio che ha ospitato anche la relazione di Gero Grassi: "Insieme con le Brigate Rosse in via Fani c’erano anche mafia, camorra, ndrangheta" ha detto lo scrittore ed ex parlamentare parlando ai ragazzi.

Per il sindaco di Guglionesi Mario Bellotti, in scadenza di mandato (e non ricandidato alla fascia tricolore) intitolare la scuola di Guglionesi alla memoria di Giulio Rivera “è sempre stato un obiettivo, una missione. In questi cinque anni di governo – ha ricordato – malgrado la pandemia, non è mai stata saltata una celebrazione per il nostro concittadino vittima del terrorismo”. Guglionesi ricorda ogni 16 marzo la strage di via Fani a Roma sulla tomba di Giulio Rivera, uno dei 5 agenti della scorta di Aldo Moro trucidati dalle Brigate Rosse nel 1978. Nato e sepolto a Guglionesi, dove vive la sua famiglia, Giulio Rivera è da oggi anche un esempio di valore civico e amore per la Patria e i per i valori della democrazia e libertà il cui nome campeggia sulla targa apposta sull’edificio scolastico di piazza Indipendenza.

La targa è stata scoperta dalle autorità scolastiche e comunali, alla presenza dei familiari di Giulio Rivera. Il giovanissimo pronipote Angelo, che frequenta proprio quella scuola, è stato invitato dalla dirigente a tagliare simbolicamente il nastro.

“Ha dato la sua vita per la pace e la libertà e la scuola ha scelto di intitolare a lui l’Istituto Omnicomprensivo di Guglionesi perchè siamo orgogliosi di questo giovane, protagonista di una pagina drammatica della storia italiana, attraverso il quale le nuove generazioni possono imparare e rinnovare i valori più preziosi che abbiamo”: la preside Patrizia Ancora, con emozione, spiega le ragioni della intitolazione agli studenti che gremiscono il Teatro Fulvio, dove in mattinata si è svolto un convegno al termine del quale il fratello di Giulio Rivera, Angelo, ha donato un quadro alla scuola.

L’evento in Teatro, moderato dala giornalista e docente Valentina Fauzia, ha visto la presenza di diversi sindaci del territorio (presente anche il sindaco di Termoli Francesco Roberti) e del primo cittadino di Staffolo, nelle Marche, il paese che ha dato i natali a un altro agente della scorta di Aldo Moro assassinato in via Fani, Domenico Ricci.

“Questo Paese ci insegna che c’è bisogno di eroi, purtroppo. Siamo grati a Giulio Rivera e alla sua famiglia per il sacrificio che è stato fatto, siamo tutti figli di quell’episodio tragico perché dopo la strage di via Fani del 16 marzo 1978 ci fu una svolta nell’organizzazione delle forze di polizia, che portò alla riforma del 1981 grazie alla quale siamo più protetti”. Così il questore di Campobasso Vito Montaruli, arrivato per l’occasione, davanti alle forze di polizia del Molise, della provincia di Campobasso e del Comune di Guglionesi.

Protagonisti anche i ragazzi – quelli dell’orchestra della scuola, che si sono esibiti con spettacoli musicali – e i bambini, che hanno letto messaggi e cantato con dedica a Giulio Rivera, a dimostrazione di un lavoro di recupero e sensibilizzazione fatto in ambiente scolastico con il coinvolgimento di diversi prof.

Sono intervenuti anche Giovanni Ricci (Presidente associazione D. Ricci per la memoria dei caduti di via Fani) e lo scrittore Filippo Boni, autore del libro “Gli eroi di via Fani” (ed. Longanesi) che racconta le storie degli agenti della scorta Giulio Rivera, Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Raffaele Iozzino e Francesco Zizzi, ospite già lo scorso anno a Guglionesi. “Intitolare la scuola a un giovane che ha deciso di parlare attraverso il suo sacrificio è un grande gesto di coraggio e altruismo. Le Brigate Rosse – ha ricordato Boni – quel giorno hanno fatto una strage colpendo mortalmente anche i familiari delle vittime e le loro comunità. Una forma di giustizia, seppur parziale, contro la condanna all’ergastolo del dolore è proprio la memoria”.

Paola e Cristina Pace hanno letto alcuni brani dal libro della madre Adele Terzano “Ciao Giù”: testimonianze commoventi di “un ragazzo di Guglionesi, un figlio di questa terra” assemblate e raccontate da una donna di Guglionesi e insegnante – Adele – scomparsa prematuramente, e che amava moltissimo la comunità locale e la sua gente, che ha dedicato la sua ultima opera proprio a Giulio Rivera.

Il momento più forte e interessante della giornata è stato l’intervento di Gero Grassi, giornalista e scrittore, autore di “Aldo Moro: la verità negata” (2018), che ha parlato ai ragazzi della scuola riferendo le risultanze del suo lavoro di ricerca prima e dopo l’istituzione della commissione parlamentare sul Caso Moro. “Con le Brigate Rosse in via Fani, quel giorno, c’erano anche mafia, camorra, ndrangheta. E questa è la verità. La verità che non viene raccontata è che le forze dell’ordine dell’epoca erano infestate dalla loggia massonica criminale P2 di Licio Gelli. Prima della strage di via Fani, il 16 marzo 1978, lo stesso Moro aveva riferito al capo della Polizia di essere in pericolo, come gli aveva comunicato la scorta. Ma quella telefonata è stata registrata solo dopo. La verità è rivoluzionaria, fa male, ma è la verità” ha scandito Grassi. “In via Fani, come in via d’Amelio, c’è un pezzo dello Stato, quello in cui noi tutti non ci riconosciamo e siamo chiamati a discernere chi ha sbagliato da chi ha servito lo Stato, come Giulio Rivera”.