La ricostruzione

Doveva essere la Svizzera del Molise. Ma vent’anni e mezzo miliardo di lire dopo la eco-rivoluzione a Vazzieri sono le rastrelliere sui marciapiedi

La storia delle stazioni interrate per rifiuti di Vazzieri installate nel 2003, pagate dai contribuenti e mai entrate in funzione. Ecco come il progetto che doveva trasformare il quartiere si è rivelato un flop. E ora anche la dismissione costerà altri quattrini

Un quartiere modello, una piccola Svizzera nella città di Campobasso. Lo immaginavano così Vazzieri vent’anni fa: tecnologicamente avanzato, popolato da residenti che avevano modificato le loro abitudini in nome dell’ambiente. Un posto in cui i rifiuti erano una risorsa e dove la monnezza non puzzava perché i cassonetti erano interrati.

Nessuna esagerazione: questo progetto, per la zona che ospita scuole e università, c’era davvero, ed è costato alla comunità più di mezzo miliardo di vecchie lire. Le prove sono ancora oggi sotto gli occhi di tutti. Basta attraversare viale Manzoni dove ci sono ben quattro stazioni di conferimento (una accanto all’edicola, una di fronte alla facoltà di Giurisprudenza, una all’incrocio con via Svevo e l’ultima nei pressi del discount Md) messe lì esattamente venti anni fa e mai entrate in funzione.

S’intitolava Progetto per la valorizzazione dei rifiuti recuperabili, è stato finanziato dalla Regione Molise (delibera di giunta 824 del 2 agosto 2001) e in piccola parte dalla comunità montana Molise Centrale. Costo complessivo 700 mila euro all’incirca (1 miliardo e 400 milioni di vecchie lire) di cui 271.139,87 euro per le sole ecoisole.

Queste ultime, una volta realizzate, sarebbero dovute passare dall’ente montano, emblema di tutti i carrozzoni e commissariato dal 2012 (senza contare il breve commissariamento a cavallo del 2002 e 2003), al Comune di Campobasso e alla sua municipalizzata Sea. Quel passaggio, però, non è stato mai perfezionato, tanto che ad oggi le stazioni interrate, simbolo di sperpero di denari e inefficienza, sono ancora lì. E altri quattrini ci vorranno anche per disfarsene.

stazioni interrate vazzieri
stazioni interrate vazzieri
stazioni interrate vazzieri
stazioni interrate vazzieri

La storia delle isole ecologiche del quartieri Vazzieri comincia alla fine degli anni Novanta quando le direttive comunitarie sui rifiuti trovano attuazione in Italia col decreto legislativo 22/97 (decreto Ronchi). Alla comunità montana – forse dopo un illuminante viaggio in Europa – si accorgono che in paesi quali Germania, Olanda o Francia avevano già fatto passi da gigante in materia di gestione integrata di rifiuti. E così decidono di prendere contatti con la Villiger, che è ancora oggi leader nel mercato della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti. L’azienda, che ha sede in Svizzera, è famosa soprattutto per i suoi sistemi interrati che un quarto di secolo fa erano considerati opere pioneristiche nei Paesi Bassi. Figuriamoci a Campobasso!

Per raggiunge l’obiettivo servono soldi. Tanti. E la Molise Centrale – presieduta all’epoca da Giovanni Fratangelo – li trova in Regione. Si ragionava ancora in lire e il finanziamento ottenuto era enorme e prevedeva, oltre alla realizzazione delle ecoisole a Vazzieri, anche l’acquisto di compattatori per la raccolta differenziata nei paesi – più di cinquanta – che facevano parte dell’ambito comunitario montano.

“In più – come ci confermano anche oggi dalla Molise Centrale – con quel denaro bisognava assumere personale e avviare una imponente campagna pubblicitaria e di sensibilizzazione”.

Insomma, c’erano diversi interventi e obiettivi da raggiungere. Le carte a disposizione per ricostruire dove sia andato a finire questo fiume di denaro pubblico sono scarse. Pertanto non si sa con esattezza se quel quasi miliardo e mezzo di lire chiesto dalla comunità montana nel 2001 sia stato realmente speso dai Comuni.

L’unica certezza, in questa storia che ancora oggi grida vendetta, è relativa alla realizzazione delle ecoisole costate, lo ribadiamo, € 271.139,87 comprensive di posa in opera, montaggio e preparazione delle aree.

Tutti i passaggi vengono compiti: si chiede e si ottiene la concessione edilizia dal Comune di Campobasso, (numero 89 del 09 aprile 2003), le autorizzazioni alla Polizia municipale per la manomissione del suolo, si fanno i lavori per la posa in opera di sedici stazioni automatizzate con relative botole sotto i cassonetti di colore diverso. Vengono finanche consegnate le tessere elettroniche per poterli utilizzare: erano circa 600 i residenti che sarebbero stati coinvolti in  questa sperimentazione che, se fosse andata in porto, si sarebbe potuta estendere all’intero capoluogo.

Correva l’anno 2003 e mancava ancora un ultimo tassello: l’ok della Sea che già all’epoca gestiva il servizio di raccolta rifiuti a Campobasso ed era guidata dal signor Manganiello. Lui, però, di accollarsi le ecostazioni non ci pensava proprio e lo disse chiaro e tondo all’allora presidente della comunità montana che una volta ultimati i lavori avrebbe voluto dare tutto nelle mani della municipalizzata.

Manganiello – la sua risposta è nel carteggio tra Comune e comunità montana – gli rispose picche sostenendo che le stazioni interrate “non rientrano nel programma operativo e attuativo del servizio”. Insomma, non era proprio nei suoi programmi accollarsi questi cassonetti a scomparsa. Fratangelo provò allora a convincerlo ricordandogli che si era già accordato col Comune prima che la Sea nascesse. Ma non ci fu nulla da fare.

E le ecoisole non partirono mai.

La motivazione del diniego non la conosceva neppure il Comune che un paio di anni dopo chiese alla Sea (con nota del 29 aprile 2005) di spiegare qualcosa sulla mancata presa in carico delle ecoisole e se questo avrebbe comportato un aggravio di spesa.

A nulla valsero neppure le minacce del presidente della Molise Centrale di dislocare altrove i moderni cassonetti.

Stefano Ramundo 2 Comune Campobasso

Per anni le ecoisole sono finite nel dimenticatoio e non ne ha parlato più nessuno fino a dicembre del 2016 quando l’attuale assessore all’Ambiente, Simone Cretella (a quel tempo consigliere comunale di minoranza), ha chiesto lumi all’assessore Stefano Ramundo. Che nella risposta ha detto a Cretella che siccome la comunità montana sono un ente in dismissione “l’iter di rimozione delle ecoisole è fermo”. E aggiungendo pure la promessa di una verifica “delle eventuali possibilità dell’utilizzo delle ecoisole per il piano di raccolta differenziata del Comune di Campobasso o sulle azione da mettere in atto”.

Non si è mossa foglia né durante l’era Pd/Battista, né oggi che a palazzo San Giorgio c’è il M5S.

Raccolta differenziata Vazzieri Cretella Tomaro

Simone Cretella, interpellato da Primonumero, ha detto che “è un fatto gravissimo che tanti soldi pubblici siano stati buttati all’epoca per una scarsa o nulla concertazione tra i promotori del progetto (Regione, Comune e comunità montana, ndr). Qualche anello della catena – ha detto – non ha funzionato e le isole non sono mai entrate in funzione per indisponibilità dell’allora gestore dei rifiuti della Sea che, a quanto mi risulta (ed è agli atti, ndr), non prevedeva questo sistema di raccolta per la città”.

Il problema è anche che oggi quelle isole – forse ancora perfettamente funzionanti – non le vuole nessuno.

rastrelliere rifiuti ecoisole vazzieri

“Necessitano di un mezzo specifico dotato di pompa idraulica per tirare su i cassoni interrati e ad oggi il sistema non è assolutamente conforme con gli attuali metodi di raccolta per Campobasso. Noi abbiamo anche cercato, informalmente, qualche azienda o Comune interessato a rilevarle – sebbene le strutture restino in capo alla comunità montana – ma non si è fatto avanti nessuno. Se pure saranno smantellate in futuro, come io credo, bisognerà capire chi dovrà accollarsi i costi. Altri organi – ha concluso l’assessore comunale – dovrebbero andare a fondo in questa vicenda”.

Una indagine della Guardia di Finanza per la verità c’è anche stata. Ma gli esiti, se ci sono stati, a distanza di anni, non sono stati resi noti. Quello che è certo, invece, è che le stazioni automatizzate interrate di Vazzieri sono ancora lì e la raccolta differenziata nel quartiere è partita meno di un anno fa con mastelli e rastrelliere che ingombrano androni condominiali e marciapiedi.

Non esattamente opere pionieristiche, ma sempre meglio di niente.

raccolta differenziata Vazzieri
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