Termoli

Vibac, il fondatore conferma i licenziamenti ma apre agli aiuti. Sindacati decisi ad arrivare al Ministero

Nessun accordo nel confronto tra vertici aziendali e sindacati. Per la società la crisi del mercato è dovuta alla guerra scatenata dalla Russia

La Vibac non torna indietro sui 126 licenziamenti annunciati nelle scorse settimane a partire dal prossimo luglio. Il fondatore dell’azienda che produce nastri adesivi al Nucleo industriale di Termoli lo ha ribadito durante la riunione con i sindacati in videoconferenza avvenuta nel pomeriggio di venerdì 10 marzo, a circa 24 ore dal confronto che i sindacati avevano tenuto in municipio a Termoli con il sindaco Roberti, il presidente del Cosib Di Pardo e il senatore Della Porta.

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Nel confronto avuto con i sindacati, il fondatore dell’azienda Piero Battista ha ribadito che il mercato per la sua società si è fortemente contratto per via della guerra scatenata dalla Russia in Ucraina. Inoltre secondo l’imprenditore ultraottantenne la fetta di mercato rimasta andrebbe a favorire stabilimenti molto più economici di Termoli.

La sostanza è che il gruppo imprenditoriale che fa capo a Piero Battista intende andare avanti con la procedura di licenziamento di 126 dipendenti, il che significherebbe praticamente azzerare lo stabilimento di Termoli dove attualmente sono 142 i lavoratori.

I sindacati, come suggerito ieri dal presidente del Consorzio industriale Di Pardo, hanno esposto all’imprenditore una serie di possibili incentivi a cui l’azienda potrebbe far ricorso, dai fondi del Piano Nazionale di ripresa e resilienza alle agevolazioni dovute alla Zona economica speciale in cui il nucleo industriale di Termoli rientra.

Su questo aspetto Battista avrebbe espresso un certo interessamento pur ribadendo che il mercato attualmente non è favorevole per la Vibac. Tuttavia avrebbe aperto uno spiraglio se si dovessero concretizzare degli aiuti in favore dell’azienda, pur ribadendo comunque di non voler tornare indietro sui licenziamenti. I sindacati hanno ribadito quindi che non accetteranno licenziamenti, a meno di possibili uscite volontarie.

La riunione si è conclusa quindi senza un accordo e i sindacati sono decisi a proseguire la battaglia per portare la vertenza al Ministero delle imprese e del made in Italy con la collaborazione del senatore Della Porta già nei prossimi giorni.

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