E il caso neuromed-pnrr va sul fatto

Toma: “Dimissioni Calenda non le ho capite, valuteranno i molisani”. Iniziate le grandi manovre pre-elettorali

Il governatore non commenta ma dichiara: “Non c’era motivo per una presa di posizione così forte. Io queste dimissioni non le ho capite, valuteranno i molisani alle urne”. La diretta interessata ribadisce che la ragione è la volontà di difendere l’ospedale Veneziale, ma molti scommettono su una strategia in vista del voto del 25 giugno. Partiti in confusione, sia a destra che a sinistra.

Filomena Calenda? “Mi aveva chiesto di intervenire su atti non miei, sui quali non ho potere. Sono uno che rispetta le regole e penso che non c’era motivo per una presa di posizione così forte. Io queste dimissioni non le ho capite”. Donato Toma sembra tranquillo, liquida così le dimissioni di Filomena Calenda, il secondo assessore che si è sfilato dall’esecutivo nel giro di 4 giorni. Dopo Vincenzo Niro (che tuttavia si sarebbe dimesso per evitare l’ingresso in Consiglio di Antonio Tedeschi, primo dei non eletti con i Popolari), ieri è stata Filomena Calenda, delega al Lavoro e al Sociale, a presentare le “irrevocabili” dimissioni. La fine della XII legislatura è segnata da frizioni e imbarazzi reciproci. E da un silenzio generale – sia della maggioranza che delle opposizioni – che spiega in maniera abbastanza eloquente l’aria che tira. Ovvero: caos.

Toma, mentre il suo governo è agli sgoccioli e l’esperienza di “ordinaria amministrazione” volge al termine, non ci pensa proprio a sostituire gli assessori uscenti. “La Giunta funziona anche con gli assessori rimasti in carica”. Sono quattro, compreso lo stesso Toma che ora lavorerà con Cavaliere (Forza Italia), Cotugno (Orgoglio Molise, già dimessosi tempo fa per ragioni strategiche) e Pallante (Fratelli d’Italia).

“Le dimissioni di Niro e quelle di Calenda dipendono da motivazioni totalmente differenti” precisa il presidente della (ormai) mini-Giunta, che all’apparenza ha incassato il colpo senza colpo ferire. “Non commento le scelte e sono sicuro che il popolo molisano abbia capacità per valutare i comportamenti di tutti” la steccata finale.

Da parte sua Calenda ribadisce oggi che le ragioni che l’hanno indotta a prendere le distanze sono da ricercarsi esclusivamente nella sua volontà di difendere anima e corpo l’ospedale della sua città (Isernia) dalla estromissione, al vertice dell’Uoc di Chirurgia, del dottor Luigi Vigliardi. Ha votato con le minoranze l’atto che impegna Toma a rivedere la decisione di Florenzano (ex direttore generale Asrem), ha chiesto a Toma di intervenire per revocare l’atto che piazza un docente universitario nel ruolo di primario. Ha ottenuto picche e si è dimessa in seguito anche alla delibera della direttrice sanitaria Evelina Gollo che, dice Calenda, “costituisce una reiterazione di una scelta non condivisa”. I beninformati sostengono però che dietro la mossa ci sia altro, ovvero la decisione di candidarsi con i Popolari (lo stesso partito di Vincenzo Niro) alle prossime elezioni, il 25 e 26 giugno 2023.

La guerra fratricida per le liste e i posti chiave – che potranno garantire il biglietto della lotteria per una poltrona in Consiglio – è partita, strisciante, anche se nessuno sembra avere la benchè minima consapevolezza nemmeno di chi sarà il candidato governatore. Con l’incognita, peraltro, della giustizia. Lo stesso Toma, con la sua Giunta attuale e passata, è indagato per abuso d’ufficio in relazione alla nomina di Nico Romagnuolo alla presidenza del Consorzio Industriale di Campobasso-Bojano.

Abuso d’ufficio per la nomina di Romagnuolo al Consorzio industriale: indagati Toma e i suoi assessori

 

Al consigliere defenestrato Romagnuolo, che non ha fatto ricorso a differenza dei colleghi quando è stata abolita la surroga in corso d’opera e si è ritrovato di colpo fuori dal Consiglio, è stato regalato un posto che secondo la legge non poteva occupare: dovevano trascorrere almeno due anni. Che c’entra questo con le elezioni? C’entra perché, se Donato Toma, Vincenzo Cotugno, Nicola Cavaliere, Quintino Pallante, Vincenzo Niro, Filomena Calenda, Michele Marone e Nico Romagnuolo – ovvero gli indagati – dovessero essere eletti alle Regionali e condannati in seguito dai giudici, verrebbero a decadere per effetto della Legge Severino, che è ancora in vigore. Un pasticcio nel quale assumono particolare rilevanza i posti di “seconda fascia” nelle liste che si stanno componendo verbalmente, che avrebbero chances di ingresso in Aula.

 

Fatto quotidiano patriciello

Intanto restano in piedi, sia a destra che a sinistra, i contatti con l’europarlamentare Aldo Patriciello, senza il cui appoggio sembra che qualunque coalizione sia destinata a perdere. Unica eccezione sono i 5Stelle, che al contrario hanno presentato una interrogazione parlamentare sul conflitto di interessi tra la clinica Neuromed (della famiglia Patriciello) e la gestione dei fondi del Pnrr. Un caso che oggi si è conquistato l’apertura de Il Fatto Quotidiano online.

 

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