La sentenza

Lavoratore Slai Cobas licenziato dalla Fiat vince la causa: dovrà essere reintegrato

Il giudice del Tribunale del Lavoro di Larino ha rigettato il ricorso di Fca Italy dopo che l'operaio Mario Cordisco aveva già vinto in primo grado dopo il licenziamento avvenuto nel luglio 2021

Deve essere reintegrato al lavoro alla Fiat Stellantis di Termoli l’operaio Mario Cordisco, al quale il giudice del Tribunale del Lavoro ha dato ragione nel ricorso presentato contro il licenziamento avvenuto nel luglio 2021. In particolare la giudice del Tribunale di Larino Silvia Cucchiella ha rigettato l’impugnazione di Fca Italy condannandola a saldare le spese processuali per oltre 7.300 euro.

A darne notizia è il coordinamento provinciale dello Slai/Cobas. “Era il 27 luglio 2021 quando l’operaio, Mario Cordisco, iscritto al sindacato Slai/Cobas, è stato licenziato dalla FCA di Termoli perché accusato, ingiustamente, di non essere rientrato a lavoro alla fine di un periodo di Cassa Integrazione. Il lavoratore, monoreddito e padre di tre figli, licenziato ingiustamente e spregiudicatamente dall’Ufficio Risorse Umane (HR) della FCA di Termoli, ha trovato tutto il sostegno necessario nel sindacato Slai/Cobas e nella professionalità dell’avvocato Maria Rita Petti che sono riusciti a dimostrare l’ingiusto licenziamento e a farlo reintegrare sul posto di lavoro il 29 aprile 2022. Nonostante fosse stata ampiamente dimostrata l’illegittimità del licenziamento – prosegue lo Slai Cobas -, la FCA di Termoli ha promosso comunque un nuovo ricorso contro il lavoratore Mario Cordisco depositando il 6 luglio 2022 una opposizione all’ordinanza di reintegro. Il 14 marzo 2023 è arrivata la nuova sentenza a favore del lavoratore con l’ennesima sconfitta per la FCA di Termoli in cui si conferma l’illegittimità del licenziamento e la condanna al nuovo pagamento di tutte le spese processuali”.

Il sindacato fa quindi una ricostruzione della vicenda. “Era dal febbraio 2020 che il sindacato Slai/Cobas denunciava un uso caporalesco della cassa integrazione e, un sistema di comandate e comunicazioni circa l’inizio e fine della cassa integrazione del tutto caotico ed impreciso, gestito alla giornata e basato su messaggini WhatsApp e passaparola. In FCA di Termoli la cassa integrazione è gestita giornalmente per singolo reparto di appartenenza, ci sono lavoratori in cassa integrazione da oltre un anno, altri addirittura fanno lavoro straordinario, altri vengono in trasferta da altri stabilimenti in pratica l’apoteosi del caos legalizzato. Le comunicazioni ufficiali vengono date solo ai sindacati firmatari mentre lo Slai/Cobas e suoi iscritti devono fare i salti mortali per avere informazioni e non restare isolati. Per questo motivo, il lavoratore si era recato più volte in azienda a chiedere informazioni circa la ripresa del lavoro e più volte aveva fatto richiesta scritta alla direzione FCA per avere informazioni ma quello che ha ottenuto come risposta è stato solo un tranello disciplinare che ha portato il lavoratore ad essere licenziato ingiustamente. A nulla sono valse le spiegazioni che il lavoratore ha dato alla direzione aziendale e, neanche la lunga esperienza legale e giuridica del l’Ufficio Risorse Umane HR-FCA (Human Resources), è riuscita ad arrestare la compulsiva volontà di licenziare un lavoratore scomodo soprattutto se iscritto allo Slai/Cobas”.

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