Antonio Tedeschi nel 2020 fu estromesso dal consiglio regionale. Accadde perché, in corso di legislatura, quell’Assise votò la nuova legge elettorale e quindi l’eliminazione della surroga che permetteva ai primi dei non eletti di sedere fra i banchi di Palazzo D’Aimmo al posto degli assessori. Legge che fu applicata in corso d’opera e che impedì a Tedeschi da quello stesso giorno di partecipare ai lavori del Consiglio. Da quel momento sono trascorsi tre anni ma anche tre gradi di giudizio.
In primo grado e poi in Appello i giudici avevano censurato il ricorso di Antonio Tedeschi. Oggi, però, a smontare quelle sentenze, è arrivato il verdetto della Corte di Cassazione. Che ha accolto il ricorso degli avvocati Massimo Romano, Giuseppe Ruta e Margherita Zezza e ha sostanzialmente scritto nero su bianco: “Antonio Tedeschi non è mai decaduto”. Perché quella legge, votata dai consiglieri regionali del Molise (centrodestra e M5S), si “poteva applicare per l’avvenire ma non certamente in corso d’opera”.
“Un fatto elementare che, tuttavia, ha richiesto tre gradi di giudizio – hanno spiegato i tre avvocati che nel pomeriggio hanno convocato una conferenza stampa – Vi risulta che durante una partita di calcio possano essere cambiate le regole del gioco? Non mi pare. Bene, qui in Molise, invece, è accaduto proprio questo e invece l’assetto del consiglio regionale (ma questa volta lo scrive la Suprema Corte) non poteva essere modificato in corsa. E’ una regola così banale che abbiamo fatto presente sin dall’inizio – prosegue Ruta – e invece perché Tedeschi si riappropriasse di un diritto sono stati necessari tre gradi di giudizio”.
E adesso? Che succede? Che Antonio Tedeschi si insedierà in consiglio regionale. Anzi, di più: considerato che, stando a quanto scrive la Corte, Tedeschi non è mai decaduto, sue saranno anche tutte le spettanze arretrate, fin dal giorno del suo allontanamento da Palazzo D’Aimmo. Oltre ovviamente al risarcimento del danno che l’assise regionale ha causato “a questo consigliere democraticamente eletto”.
La Cassazione ha quindi riformato le due sentenze precedenti e lo ha fatto “sia sul principio che sulle spese alle quali Tedeschi era stato condannato”.
“Si tratta di una sentenza destinata a fare giurisprudenza – ha aggiunto l’avvocato Massimo Romano – perché il principio sottolineato dalla Cassazione non vale solo per il Molise ma rappresenta il cardine dell’ordinamento democratico. Non si può fare carta straccia del voto degli elettori e qui, in questa regione, quel voto è stato violentato da un comportamento che, è vero, ci abbiamo messo tre anni; ma è stato riportato nella legalità dell’azione amministrativa”.
Tedeschi, pronto a rientrare in consiglio regionale, è ovviamente felice del traguardo ma consapevole che il danno “è stato compiuto in particolare nei confronti della comunità molisana perché in quel modo, con quelle scelte, è stata stravolta la vita democratica delle istituzioni regionali”.
“Ora – concludono i tre avvocati – valuteremo le azioni da porre in essere per ripristinare il suo diritto in modo integrale e con tutta l’attenzione verificheremo analiticamente le singole responsabilità”.