Isernia

I controlli, la bonifica e la paura di perdere i soldi del Pnrr. Inquinamento a Venafro: cos’è successo dopo la denuncia della Procura

Il punto dell'inchiesta a distanza di tre mesi dalla denuncia del procuratore di Isernia sulla presenza di metalli pesanti nei terreni agricoli della piana venafrana. Da un lato c'è chi chiede una bonifica al governo per l'inquinamento, dall'altro chi cerca di rassicurare sul rientro dei parametri sforati come evidenziato da controlli più recenti. In mezzo una sentenza del Consiglio di Stato, il ruolo della politica, dei monitoraggi e dell'associazione 'Mamme per la salute' che continua a lottare e chiede giustizia sui tanti morti e malati nel triangolo Pozzilli, Sesto Campano, Venafro.

Sono trascorsi quasi tre mesi dalla conferenza del procuratore di Isernia, Carlo Fucci, sull’inquinamento da metalli pesanti nella piana di Venafro. Una denuncia, la sua, di fatti e circostanze emerse dopo quattro anni di indagini scaturite anche dall’impegno sul territorio del comitato ‘Mamme per la salute’ che lotta da tempo contro le fonti di inquinamento correlato, di questo ne sono certe, ai numerosi casi di tumore e malattie cardiovascolari.

Il dossier del procuratore Fucci, finito anche sulla scrivania del ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ha evidenziato la presenza su oltre 120 mila metri quadri di terreno destinato anche alla produzione di grano e olive (oltre che abitato dai suoi residenti) di cadmio e altre sostanze pericolose per la salute pubblica. Pozzilli, Venafro e Sesto Campano è il triangolo di questo inquinamento per il quale Fucci ha chiesto una bonifica.

Pozzilli, Venafro, Sesto Campano contaminate da cadmio. “Grano e olive coltivati nelle zone inquinate”

Quella denuncia pubblica del 9 dicembre 2022 ha smosso le acque.

Il fatto più recente – e forse anche più significativo – porta la data del 3 marzo e la firma del Consiglio di Stato che confermando una precedente sentenza del Tar Molise del 2017 ha detto a Hera Ambinete (la società che gestisce il termovalorizzatore di Pozzilli e che si era opposta al primo giudizio, ndr) che “deve rispettare le regole date con l’Aia, l’Autorizzazione integrata ambientale e l’autorizzazione regionale del 2015. Ricordiamo che in quell’occasione – queste le parole del sindaco di Venafro Alfredo Ricci – erano stati imposti limiti più stringenti alle possibilità di emissioni nell’ambiente rispetto a quelli previsti ordinariamente”.

Lo stesso procuratore Fucci, del resto, aveva già evidenziato la carenza di controlli sulle emissioni di Hera Ambiente e di Colacem. Sulle loro attività, potenzialmente pericolose per la salute pubblica, il sistema di monitoraggio non permetteva di escludere eventuali manomissioni sulla raccolta dei dati e quindi non dava garazie sulle emissioni prodotte in atmosfera dagli impianti produttivi.

Il primo cittadino Ricci, assieme al Comune di Montaquila e alla Provincia di Isernia, si era costituito in giudizio “insistendo per il rispetto delle regole e del principio di precauzione in materia ambientale. E abbiamo avuto ragione, sia al Tar  che al Consiglio di Stato”.

Soddisfazione per la sentenza a parte resta la necessità di “maggiori e più accurati controlli e una moratoria al funzionamento di questi impianti. Per noi il binomio salute e ambiente sono punti centrali da difendere sempre, a prescindere dal nome e dalla localizzazione dell’impianto impattante, con fatti concreti e non a correnti alterne”.

Alfredo Ricci

Poche settimana prima del pronunciamento aveva parlato della “latitanza delle istituzioni” e attaccato il sindaco Ricci il consigliere comunale di Venafro, Stefano Buono. Per l’esponente di Partecipazione democratica  “il tema principale è l’assenza da parte di Arpa Molise, e quindi della Regione, dei dovuti controlli sui maggiori impianti impattanti insistenti sulla Piana di Venafro”. Per Buono il governatore Donato Toma e il sindaco Ricci non avrebbero tenuto fede al loro impegno di incrementare il monitoraggio sulla piana. “Dopo tre anni – ha scritto il consigliere nei giorni scorsi – scopriamo che non solo nulla è stato fatto in tal senso ma che addirittura l’Arpa Molise non ha mai effettuato controlli autentici”.

Sul coinvolgimento dell’Agenzia regionale per l’ambiente è noto (ne ha parlato sempre il procuratore in conferenza stampa) che dal 2021 è aperto un procedimento che ha portato all’iscrizione sul registro degli indagati di alcuni dipendenti dell’Arpa che avrebbero dato dei pareri senza nominare consulenti esterni al fine di far conseguire un ingiusto profitto a Colacem (la cementeria di Sesto Campano) e Hera Ambiente.

Il procedimento è in corso e punta a verificare se effettivamente il modo di operate “anomalo” degli indagati in relazione alla delicatissima fase dei controlli rappresenti una ipotesi penalmente rilevante a loro carico.

centraline Arpa

Ma il consigliere Buono non è stato l’unico a bussare alla porte del procuratore Fucci. Anche la deputata Carmela Auriemma (M5S) lo ha incontrato il 4 febbraio scorso (si tratta dell’avvocato dell’associazione ‘Mamme per la salute’, ndr) annunciandogli che avrebbe interpellato il ministro dell’Ambiente per conoscere quali iniziative intenda adottare.

Se da un lato c’è chi chiede l’intervento del governo per bonificare la piana di Venafro, dall’altro c’è anche chi nelle ultime settimane ha cercato di smorzare i toni. Lo ha fatto il sindaco di Pozzilli, Stefania Passarelli, annunciando, era l’8 febbraio, che le analisi sui terreni coltivati svolte recentemente hanno dato esito negativo.

“Lo sforamento del cadmio – questo ha detto il sindaco all’Ansa -, che era la nostra preoccupazione, è nei limiti consentiti. Molti cittadini hanno effettuato, con laboratori accreditati, i controlli sull’olio della produzione 2022 e non sono state rilevate sostanze nocive. Aspettiamo le analisi sul prodotto finale e vi terremo aggiornati”.

Pozzilli, vale la pena ricordarlo, è tra i promotori di un importante progetto sul Distretto del cibo che coinvolge anche il Consorzio industriale (presieduto sempre dal Passarelli) con l’obiettivo di aiutare gli agricoltori della piana venafrana a presentare progetti per l’accesso alle risorse del Pnrr.

Sono gli stessi agricoltori che coltivano olio, frutta, verdura, foraggio per animali e grano a pochi chilometri di distanza, in linea d’aria, dagli stabilimenti industriali che potrebbero essere responsabili dell’inquinamento: Fonderghisa, Colacem, Hera Ambiente. Lo hanno evidenziato bene i carabinieri di Venafro analizzando il suolo e relazionando al procuratore Fucci sugli sforamenti di selenio berillio, tallio, benzo pirene, arsenico, cobalto e cadmio, naturalmente.

termovalorizzatore hera ambiente pozzilli

Ma c’è un’altra relazione allegata alla mole di documenti consegnati nei quattro anni di indagini alla Procura di Isernia e che ha spinto Fucci e il sostituto procuratore Maria Carmela Andricciola a tirare le conclusioni note. L’ha scritta il consulente tecnico Mauro Kusturin che esattamente un anno fa, assieme ai carabinieri del Norm di Venafro, del Noe di Campobasso e ai Forestali di Venafro è andato all’impianto di depurazione del Consorzio industriale di Isernia-Venafro (è ente proprietario) che serve i comuni di Pozzilli e Montaquila ed è gestito da Hera Ambiente (titolare dello scarico e dell’Aia) che ne cura anche la manutenzione.

La relazione del perito si sviluppa su due matrici: una di tipo amministrativo legato all’Aia rilasciata nel 2015 e carente dal punto di vista istruttorio (tanto che è già in fase di revisione perché ad oggi l’impianto risulta, all’interno del provvedimento Aia, “privo dell’autorizzazione”). L’altra riguarda le violazioni penali per le criticità rilevate durante i diversi sopralluoghi effettuati.

Ricordiamo che il depuratore scarica nel torrente Ravicone che si immette a sua volta nel Rava. L’impianto – secondo il giudizio del perito – pur essendo progettato correttamente, ha diversi problemi strutturali e di manutenzione. Che se non risolti “possono pregiudicare significativamente l’efficacia e l’efficienza depurativa e, di conseguenza, divenire un pericolo per la qualità delle acque superficiali del torrente Ravicone e del torrente Rava”. Tutto questo anche “per la manutenzione carente da parte del gestore (Hera Ambiente) e della proprietà (il Consorzio)” rei di non aver agito “in maniera sinergica per individuare i responsabili degli scarichi anomali in ingresso all’impianto di depurazione”.

L’auspicio è che la Regione Molise possa realizzare una condotta dedicata che dal depuratore porti direttamente e senza interruzioni nel corpo recettore, cioè al Ravicone. E che dal governo si proceda alla bonifica dei terreni contaminati.

(AD)

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