Inchiesta/1

Il depuratore abruzzese che infesta la costa molisana e ammazza il turismo: puzza chimica e canali scoperti, ma il gestore nicchia

Amministratori, residenti e turisti di Montenero marina chiedono un intervento risolutivo per abbattere i cattivi odori dall'impianto di contrada Padula. Ma la gestione dell'Arap continua a rimandare, a danno dello sviluppo turistico

Un odore acre, come di uova marce. Chimico, che prende allo stomaco. Chi frequenta Montenero marina, specie d’estate, conosce bene questa puzza nauseante che mette in fuga i turisti e preoccupa i residenti. Arriva, ormai non ci sono dubbi, dal depuratore di contrada Padula che si trova a poche centinaia di metri dalla spiaggia e dal porto turistico, pur se ‘nascosto’ oltre la Statale 16 e la vegetazione, verso l’interno. Si sa anche cosa si dovrebbe fare per evitare che torni a infestare l’aria, mortificando il turismo della Costa Verde che di recente ha conosciuto un notevole sviluppo edilizio e ricettivo. Ogni estate decine di migliaia di persone vivono lì e molte di queste sono costrette a sopportare quell’olezzo. Ogni estate, in determinate condizioni di clima e di vento, partono telefonate a raffica a carabinieri, Forestale, comune. “Che succede? Cosa stiamo respirando?”.

Quella del 2022 doveva essere l’ultima stagione di puzza e paura. E invece si sta avvicinando il bel tempo, le vacanze primaverili sono dietro l’angolo e non c’è l’annunciata e promessa soluzione. L’ente gestore nicchia e continua a prendere tempo. Alimentando la preoccupazione dei residenti e degli amministratori monteneresi.

La storia del depuratore di contrada Padula è una particolare. Sorto nel 1984, quando il binomio Molise-Turismo era una utopia e l’ambiente godeva di una scarsissima considerazione, ha l’anomalia principale di essere un impianto in terra molisana gestito da un ente abruzzese, l’Arap, Azienda regionale Attività produttive dell’Abruzzo, per tramite del proprio ‘braccio operativo’ cioè l’Arap Servizi.

Non si tratta del classico impianto che depura reflui civili della zona. O meglio, fa anche quello, occupandosi dei liquami prodotti da Montenero, da San Salvo Marina e da Vasto Marina, oltre che dalla zona industriale sansalvese. Inoltre depura l’acqua per poi inviarla alla Sasi, società abruzzese per il servizio idrico, che a sua volta la fornisce alle zone marine di Montenero, San Salvo e Vasto. Ma il principale compito del depuratore di contrada Padula è quello di smaltire scarti industriali che arrivano praticamente da tutto l’Abruzzo e non solo.

La lista dei prodotti che vengono trasformati e depurati a due passi dalle casette affacciate sul mare che bagna Montenero marina e San Salvo marina è lunghissima: dai fanghi prodotti da vernici e pitture a quelli derivanti dalla decarbonizzazione, da scarti di tessuti animali e di escrementi di animali, lettiere comprese, fino ai fanghi di inchiostro, a scarti di concerie.

Ci sono numerosi codici, fra quelli autorizzati all’uso dell’impianto Arap, che fanno riferimento a sostanze nocive e materiali pericolosi.

Beninteso, le analisi realizzate periodicamente dall’Arpa Molise non hanno riscontrato casi di inquinamento. Anche l’acqua che viene analizzata in uscita dal depuratore rispetta i parametri di legge, almeno a prendere visione dei risultati nero su bianco dei campionamenti effettuati. Il problema numero uno resta quella puzza da eliminare, che pregiudica seriamente il turismo e lo sviluppo della costa, come confermano amministratori, cittadini e referenti di comitati del territorio.

Ma se fino a qualche tempo fa l’Arap aveva messo in dubbio che quell’odore nauseabondo venisse dal suo impianto, adesso il problema e le sue soluzioni sono nero su bianco. Decisivo è stato il supporto che la Regione Molise ha dato al Comune guidato da Simona Contucci. È del marzo 2022 l’Aia, Autorizzazione integrata ambientale, che prevede una serie di prescrizioni a cui Arap servizi deve adempiere. Ma mentre l’estate 2023 si avvicina, ancora poco è stato fatto.

Simona Contucci da anni si reca abitualmente all’impianto. Prima da assessora all’Ambiente, ora da sindaca. “Sono stata lì anche coi carabinieri l’estate scorsa, e la puzza si sentiva eccome. Mi arrivano di continuo segnalazioni. Una mamma mi ha detto chiaramente di aver avuto paura per quell’odore che stava respirando. Mi hanno riferito di diportisti approdati al poro turistico Marina Sveva che sono letteralmente fuggiti”.

La sindaca di Montenero non ci sta a pazientare ancora, nell’attesa di un cronoprogramma che non arriva. “Entro quest’estate problema deve essere tenuto sotto controllo”. Fiorenza del Borrello, consigliera con delega all’ambiente, sottolinea che “i cittadini che rappresentiamo hanno bisogno di una risposta concreta, è il momento di abbandonare le promesse e passare ai fatti“.

Negli ultimi mesi sono stati convocati dal II Dipartimento della Regione Molise diversi tavoli tecnici alla presenza, tra gli altri, di rappresentanti del Comune, dell’Arpa Molise, dell’Asrem e per l’appunto di Arap servizi. A novembre 2022 il tavolo tecnico aveva infatti concordato che Arap avrebbe dovuto realizzare entro i primi di dicembre un progetto per la copertura di quelle aree dell’impianto, quindi sia vasche che canali, che al momento risultano ancora scoperte e da cui derivano gli odori più forti. É una delle maggiori anomalie dell’impianto di contrada Padula, quel canalone completamente scoperto, privo di qualsiasi protezione.

Il gestore non ha rispettato la consegna e solo nei primi giorni del 2023 il progetto è stato effettivamente presentato. In occasione del tavolo tecnico dello scorso gennaio, l’Arap servizi ha messo in evidenza quanto fatto finora per abbattere gli odori nauseabondi. Per prima cosa, l’Azienda regionale abruzzese per le attività produttive ha spiegato che il ‘nasometro’ posizionato all’interno dell’impianto ha rilevato come il responsabile di quella puzza sia principalmente l’idrogeno solforato, gas incolore ma estremamente maleodorante, simile appunto a quello delle uova marce. Per questo il gestore è intervenuto sui processi di depurazione e trattamento di acqua e rifiuti per abbattere le emissioni maleodoranti.

Secondo la relazione dell’Arap servizi “i picchi di emissione di idrogeno solforato sono stati notevolmente attenuati tanto da non risultare più evidenti”. Sono stati poi usati degli enzimi con lo stesso intento. Ma nella stessa relazione il gestore riconosce che le vasche scoperte provocano ancora forti emissioni maleodoranti, tanto da rendere necessarie “nuove procedure e istruzioni operative”. Quindi gli interventi a breve termine: entro 60 giorni lavorativi l’installazione di un mixer e aeratore sommerso e controllo del Ph ed entro 90 giorni lavorativi la realizzazione di nebulizzatori di sostanze odorigene.

“Tali impianti potrebbero essere realizzati entro il mese di maggio e dunque in tempo utile per salvaguardare la stagione estiva locale”. Non una parola nella Relazione viene spesa per il progetto di coperta di vasche e canali, tra i quali quello esterno all’impianto dove si vocifera che ci siano periodici scarichi illegali, molto difficili da verificare malgrado il controllo di Forestali che più di una volta hanno fatto gli accertamenti sul posto.

Solo dopo i due interventi da realizzare entro l’estate il gestore intende “valutare l’eventuale esigenza di ulteriori interventi finalizzati all’abbattimento o al contenimento delle emissioni odorigene”.

La questione viene seguita con grande attenzione anche dal consigliere comunale di minoranza Nicola Palombo, tra l’altro ingegnere ambientale. “Con la sindaca ci incontravamo spesso al depuratore, evidentemente perché entrambi siamo interessati a risolvere la questione. Stiamo collaborando su questa vicenda per il bene dalla comunità” precisa. Quindi aggiunge, dopo uno studio attento del problema che lo vede impegnato in prima linea nell’interesse del territorio. “Non c’è solo quello tecnologico, ma anche un problema di governance. Ci sono passaggi fra Arap che è proprietaria dell’impianto e Arap servizi che deve gestire gli impianti di depurazione. C’è una instabilità di governance e di proposte portate ai tavoli tecnici”. Nicola Palombo usa una espressione efficace: “Sembra la classica Tela di Penelope. Di certo ora ci sono le prescrizioni dell’Autorizzazione integrata ambientale che vanno rispettate”.

“Nell’ultimo tavolo tecnico ci hanno fatto sapere di aver ottenuto autorizzazioni e finanziamenti al progetto” dice Simona Contucci. “Poi però al telefono con me il presidente ha rimesso in dubbio che la puzza arrivi effettivamente dal depuratore. Cioè il contrario di quanto scritto nei verbali”. La sindaca è irremovibile. “È necessario che Arap ci faccia avere un cronoprogramma degli interventi e ci dicano quali sono le fonti di investimento. Quell’impianto va ammodernato, i canali non possono rimanere scoperti”.

A rischiare è un territorio che subisce le conseguenze e gli “effetti collaterali” di una scelta fatta 39 anni fa per l’insediamento di un depuratore che si è rivelato particolarmente “economico”, le cui ricadute in Molise sono importanti sul piano ambientale e insignificanti sul piano economico.

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