La storia

Fiorenzo, giramondo senza paura di cambiare: “8 ore alla scrivania non fanno per me”

Fiorenzo De Fanis, termolese di 48 anni, e un lavoro che lo porta dal Giappone agli Emirati, dalla Cina alla Russia, dagli Usa alle Canarie, prima nel settore della scannerizzazione 3D e oggi nell’automazione in campo sanitario: “Niente è impossibile, non esiste non saper fare una cosa”

“La valigia è sempre davanti alla porta”. Miriam lo dice sorridendo, ma un fondo di verità c’è. Suo marito Fiorenzo De Fanis, 48 anni, è sempre fuori per lavoro. “Sono a oltre 130 voli” rivela. In una breve pausa di questo suo giro del mondo, ha trovato un po’ di tempo per una chiacchierata con Primonumero, affiancato dalla compagna di vita. “Quando sono fuori non mi manca Termoli, mi manca lei. Ma i cellulari aiutano molto” dice davanti a un aperitivo nel centro della cittadina adriatica.

I suoi amici social possono ammirare quasi tutti i giorni le sue foto dagli angoli più disparati del globo. Solo negli ultimi mesi Qatar, Abu Dhabi, Gran Bretagna, Canarie, Giappone, Madrid. In mezzo anche Trento (in home page Fiorenzo a Kyoto, Doha e Madrid).

 

Il capoluogo trentino non sta lì a caso, vero?

“Lì ha sede l’azienda per la quale lavoro da qualche mese, la Gpi Spa”.

Di cosa si occupa?

“Software per il settore sanitario. La branca in cui sono io si occupa di automazione, robot di varie dimensioni per distribuzione, stoccaggio e magazzino di farmaci per ospedali o farmacie. I robot li cataloga e mette in ordine”.

Tu che ruolo hai?

“Io sono il project manager per le installazioni all’estero, curo il primo contatto col cliente e divento responsabile della commessa fino al collaudo”.

Prima però facevi tutt’altro, no?

“Prima lavoravo nella scannerizzazione 3D per uno studio di ingegneria navale ad Ancona. Mi trovavo benissimo, ma quando ho ricevuto questa proposta non ci ho pensato su due volte. Dopo aver contattato il datore di lavoro che aveva avuto informazioni su di me tramite un amico, ho fatto il biglietto dell’autobus e ho viaggiato di notte per incontrarlo a Trento”.

Anche prima viaggiavi molto?

“Sì, ero sempre in giro per fare scannerizzazioni 3D, la maggior parte delle volte sulle navi”.

E come ci sei arrivato?

“La mia formazione è avvenuta tutta sul campo. Dopo il diploma di perito meccanico al Majorana di Termoli e la leva militare, ho iniziato subito a lavorare. La mia prima esperienza è stata in un ufficio tecnico di un’azienda di carpenteria metallica. Ho lavorato al porto di Vasto, poi 4 anni ai Cantieri navali di Termoli, altri 4 anni in un’azienda di Petacciato. Quindi ho aperto la partita Iva per 8-9 anni nel campo dell’ingegneria navale”.

Come mai ha deciso di chiuderla?

“Forse mi sono avviato nel periodo peggiore, quello del 2008/2009, della crisi economica. Tutti quelli che contattavo mi rispondevano che il titolare era in riunione o che stavano terminando un lavoro urgente. Rispetto agli anni Novanta, primi Duemila, c’era un clima di sfiducia, un po’ un piangersi addosso. Inoltre quello che proponevo era spesso non compreso. Soprattutto al Centro Sud Italia il mondo del 3D era poco conosciuto e apprezzato, eppure sono lavori che servono al cliente per organizzarsi in maniera più strutturata e risparmiare tempo. Nello stesso periodo portavo avanti anche l’esperienza del Fab Lab, parallelamente al mio lavoro. Anche quella però ha avuto una percezione molto bassa a Termoli”.

fiorenzo de fanis

Sullo sfondo Abu Dhabi

 

Nonostante tutto non ti sei arreso.

“Sì però è stata dura. Piuttosto che stare fermo sulla scrivania per 8 ore ero sul punto di andare a lavorare in campagna, all’aria aperta”.

Poi cos’è cambiato?

“Chiusa la partita Iva, volevo prendermi un anno sabbatico. Però un mio collega dei tempi dei Cantieri Navali che aveva uno studio ad Ancona mi ha contattato chiedendomi di andare in Cina, un suo vecchio pallino. Voleva aprire una sede lì e scelse me per mantenere le relazioni in Cina. Così accettai immediatamente, stetti un mese a Guangzhou, conosciuta anche come Canton. Il cantiere cinese ebbe altri progetti, ma io rientrai in Italia e iniziai lavorare per la ditta di Ancona facendo scansioni 3D col laser scanner”.

Un settore in cui avevi già esperienza.

“Sì, un’esperienza maturata negli anni da lavoratore autonomo. In quel periodo non mi potevo di certo adagiare”.

In cosa consiste quel tipo di lavoro?

“In sostanza realizzavo una scansione 3D della nave trasferendola direttamente nell’ufficio ai colleghi di progettazione. A volte anche in condizioni estreme”.

Tipo?

“Ho lavorato su una nave da crociera salpando da Tampa nel fumaiolo per 11 ore di fila in un ambiente a 60 gradi, ma per fortuna sopporto il caldo. Oppure sottocoperta dove ci piove dentro, con 20 centimetri di fanghiglia, a un’altezza massima di un metro e 40 con uno strumento come il laser scanner che costa 70mila euro”.

E durante la fase acuta della pandemia?

“Ho dovuto fare una settimana di quarantena lavorativa su una nave a Murmansk, in Russia. E un’altra a Dubai”.

Esperienze negative?

“Non direi proprio esperienze negative, perché riesco sempre a cavarmela e dove altri andrebbero in crisi, io riesco a mantenere la calma. Detto questo, ci sono Paesi fuori dall’Unione Europea dove entrare con un’attrezzatura del genere non è facile”.

fiorenzo de fanis

Tappa in Inghilterra

 

Ad esempio?

“A Mosca non volevano farmi entrare, poi per fortuna ho trovato una ragazza che stava staccando dal lavoro e parlava un italiano perfetto e mi ha aiutato. Col massimo della gentilezza, e cercando quasi di impietosire la funzionaria dell’aeroporto, sono riuscito a superare la dogana. Poi a San Pietroburgo, per uscire dalla Russia, altri problemi. Io dicevo ‘ma a Mosca mi hanno fatto passare’ e loro anche piccati mi replicavano ‘qui non siamo a Mosca’. Al contrario, negli Stati Uniti ho trovato la procedura più efficiente e rapida”.

E in Italia?

“La burocrazia è micidiale. Mi è capitato di rimanere 8 ore fuori dal gabbiotto di una nave a Genova in attesa di poter partire e alla fine mi è stato rifiutato l’imbarco perché mancavano dei documenti secondo il comandante”.

Fra i tanti posti che hai visitato, quale ti è rimasto più impresso e perché?

“Il Giappone è un posto idilliaco. Il motivo principale è l’infinita gentilezza delle persone. La gentilezza per me è il primo requisito per un mondo perfetto e lì ho visto delle scene incredibili. Poi va sfatato anche il luogo comune del Giappone carissimo. Si può mangiare fuori anche con poco”.

Dopo il Giappone?

“Le Canarie sono state una sorpresa. Le avevo sempre snobbate per via del fatto che ci sono tanti italiani. Invece c’è un’atmosfera così rilassata, tutto scorre lentamente, le persone sono disponibili e gentili”.

fiorenzo de fanis

Fiorenzo De Fanis alle Canarie

 

Dei Paesi arabi cosa puoi dire?

“Che si mangia divinamente (ride, ndr). A parte questo, dico la grande ospitalità, ci tengono tanto a farti stare bene, credo sia qualcosa legato alla religione islamica. Soprattutto in Marocco l’ospitalità è eccezionale”.

E la Cina?

“Per il lavoro è tutta un’altra cosa. Quando contatti qualcuno per affari non solo fissano un appuntamento, ma ti vengono a prendere. Un datore di lavoro ci venne a prendere a casa, eravamo io e mia moglie, si fece tre ore di macchina, ci fece fare riunione, pranzo, visita in azienda. Io venivo dall’esperienza in Italia in cui c’era molta difficoltà ad aprirsi al nuovo. Lì mi convinsi che volevo fare quello, ero nel mio ambiente naturale. Volevo muovermi, conoscere persone. Al lavoro statico ci misi una croce sopra, 8-10 ore sulla scrivania non volevo starci più. E dal 2018 non mi sono più fermato”.

Tanto che adesso le tue foto fanno quasi invidia.

“Molti mi fanno la battuta: ‘senti ma ti serve un portaborse?’ Ci rido su, però le foto che pubblico sui social rappresentano le ore di svago dopo giornate intere di lavoro. Sono fatto così, quando devo lavorare non penso ad altro, ma in qualsiasi posto vado, poi devo uscire e visitare”.

Se qualcuno ti chiedesse un consiglio, cosa gli diresti?

“Che niente è impossibile. Ho avuto richieste di tutti i tipi ma non lo so fare è qualcosa che non mi appartiene. L’importante è avere i tempi giusti per poter eseguire un lavoro”.

fiorenzo de fanis

Fiorenzo con la moglie Miriam in Grecia

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