L'annuncio

Donato Toma lascia incarico da commissario alla Sanità, “ho messo le mani dove qualcuno non voleva”

Il governatore del Molise ha comunicato le dimissioni dall'incarico di commissario ad acta alla sanità in Molise, ruolo per il quale aveva premuto fortemente. "Ho lavorato a testa alta - ha detto - ma non ci sono più le condizioni. Pago un prezzo politico salato per aver difeso diritto alla sanità".

“Ho lavorato a testa alta e con le mani libere da subito ma ho messo le mani evidentemente dove qualcuno non voleva”. Per Donato Toma le condizioni per fare il commissario ad acta alla sanità del Molise, per il piano di rientro dal debito, non ci sono più.

Le procedure per le dimissioni formali, che saranno comunicate lunedì alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al ministero della Salute e al MEF (Ministero economia e finanze), sono ufficialmente partite. Questa mattina il presidente ha comunicato la decisione maturata negli ultimi giorni (anche in seguito all’accordo sul Gemelli Molise che non ha visto la sua presenza al tavolo), ai giornalisti convocati nel parlamento di Palazzo Vitale.

“Nelle ultime settimane – ha spiegato Toma – le cose sono drasticamente cambiate. Giacomo Papa è stato costretto a dimettersi, il nuovo sub-commissario è stato scelto senza consultarmi e si sta muovendo in maniera non sincrona con il sottoscritto. Queste le ragioni per le quali mi dimetto”, ha precisato ancora, mettendo sotto accusa l’assenza dello Stato dietro il suo ruolo di commissario.

“Sono a posto con la coscienza e continuerò la mia battaglia per i cittadini che meritano cure giuste, lo farò da Presidente della Regione. Andrò a discutere ai tavoli tecnici da presidente e non più da commissario”. Toma ha ringraziato il governo Draghi, che lo ha nominato il 5 agosto 2021 al vertice della struttura commissariale del Molise, lasciando intendere una differenza di comportamento rispetto all’attuale governo che invece lo avrebbe lasciato solo.

“Sono arrivate decine di messaggi per chiedermi di non dimettermi – ha aggiunto – ma le cose sono cambiate e salvo sconvolgimenti questa è la mia decisione. I ministeri non considerano le necessità di un popolazione che soffre, i tavoli tecnici non possono lavorare in quella maniera. Pago un prezzo politico salato per aver difeso il diritto alla sanità”.

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