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Consiglio regionale, Micone reintegra i consiglieri surrogati: il 7 marzo in aula. Tra le ipotesi di Toma azzeramento della Giunta

Gli esclusi che hanno avuto giustizia dalla Corte Suprema convocati in Consiglio martedì prossimo. Micone: “Le ordinanze si rispettano”. Clima tesissimo a Palazzo D'Aimmo, dove il Governatore potrebbe decidere di azzerare la Giunta oppure di revocare le deleghe a Niro e Pallante per impedire l’ingresso dei due surrogati. Intanto Scarabeo, per il quale si è in attesa dell’ordinanza della Cassazione che replicherà quanto già disposto per gli altri, ha inviato una diffida per essere reintegrato in Consiglio anche lui.

Il presidente del Consiglio regionale Salvatore Micone ha convocato ufficialmente per il prossimo 7 marzo, data dell’ultima assise (ordinaria) della legislatura, Antonio Tedeschi e Filoteo Di Sandro sulla base delle sentenze della Cassazione che ne hanno stabilito la legittimità a sedere tra i banchi di Palazzo D’Aimmo.

Cosa succederà a quel punto difficile da dirsi non essendo data la possibilità di avere un Consiglio con più consiglieri dei 20 previsti. Una delle ipotesi al vaglio è che il governatore Donato Toma azzeri la Giunta di modo che gli assessori Niro e Pallante (mai sospesi dall’incarico di consiglieri perchè la legge regionale contestata dalla Cassazione prevede la compatibilità tra i ruoli) possano tornare in aula sui banchi del Consiglio. L’altra possibilità sulla quale il Governatore starebbe meditando, per evitare l’ingresso di 2 dei 4 estromessi nella primavera 2020 in forza della legge regionale che ha abolito la surroga, è che gli stessi Quintino Pallante e Vincenzo Niro scelgano di dimettersi temporaneamente da assessori, replicando quanto fatto di recente dall’assessore Vincenzo Cotugno, con una finalità completamente diversa. Ma questa opzione non sarebbe gradita nè a Pallante nè a Niro.

Sono ore frenetiche e di pura tensione: la situazione politica è quanto mai ingarbugliata e i rapporti sono tutt’altro che distesi. Quel che è evidente, visto quanto successo e viste le esternazioni al vetriolo post-sentenza, è che il reintegro di Tedeschi e di Di Sandro (non più allineati con la linea del Presidente Toma) voglia essere scongiurato dal vertice della Regione. D’altra parte i due vincitori del ricorso, avvenuto nel terzo grado di giudizio e dopo quasi 3 anni, hanno entrambi rimarcato di non essere ‘graditi’ e dunque di essere stati ‘fatti fuori’ deliberatamente con una ‘mossa’ politica.

Giunta azzerata dunque per evitare i nuovi ingressi che metterebbero in difficoltà la maggioranza, già traballante? Il Governatore non conferma questa possibilità e si limita a dire “Vedremo, sto valutando tutto, non spetta a me comunque decidere sul Consiglio”.

Ricordiamo che la sentenza del 1 marzo di Tedeschi vs Niro ha stabilito che il primo non sarebbe dovuto essere estromesso dal Consiglio, cosa che invece è avvenuta ad aprile 2020 vista la abolizione del meccanismo della surroga (per cui Tedeschi, primo dei non eletti della sua lista, era subentrato – come supplente – al momento della nomina di Niro ad assessore alle Infrastrutture). Ergo, il sunto della pronuncia della Cassazione, Tedeschi non è mai decaduto.

La sentenza su Di Sandro, arrivata a circa 24 ore dall’altra e dunque ieri, ha invece stabilito che questi sarebbe dovuto entrare in Consiglio regionale al momento della nomina ad assessore di Quintino Pallante (era luglio 2020). Cosa che non è accaduta per l’appunto per via del recente emendamento alla legge elettorale molisana che risaliva alla precedente legislatura (quella di Frattura, ndr) e che è stata praticamente modificata in corso d’opera. Di qui il niet della Suprema Corte che ha sottolineato la violazione del diritto costituzionale di elettorato attivo e passivo “inopinatamente ed illegittimamente violato”, come sottolineato dagli avvocati Romano, Ruta e Zezza che hanno curato entrambi i ricorsi.

Martedì 7 marzo, viste le premesse, potrebbe accadere di tutto. In tutto ciò anche l’ex consigliere Massimiliano Scarabeo preme per essere convocato anch’egli, sebbene la sentenza che lo riguarda non sia ancora arrivata. Pare – ma su questo non ci sono conferme – che abbia inoltrato una diffida al presidente del Consiglio Salvatore Micone, che tuttavia spiega: “Io ho due ordinanze della Cassazione, al momento, alle quali devo ottemperare. Riguardano Tedeschi e Di Sandro, di più non so dire”.

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