L'episodio di vasto

Taser contro pescivendolo, il caso andrà in Parlamento. Associazione Caponnetto: “Parte civile nel processo”

L'associazione antimafia annuncia che si costituirà parte civile in un eventuale processo contro il poliziotto: "Vicenda avvilente". L'avvocato D'Aloisio seguirà il caso e annuncia: "Si sta lavorando a un'interrogazione parlamentare sull'uso del taser"

Arriverà in Parlamento il caso del fermo operato da due poliziotti nei confronti di un pescivendolo a Vasto. Al centro dell’interrogazione parlamentare ci sarà l’utilizzo del taser da parte del 48enne agente di Polizia originario di Petacciato e già al centro di una precedente indagine relativa al comportamento avuto in servizio nel 2019. Ma non è tutto, perché l’associazione nazionale antimafia ‘Antonino Caponnetto’ ha annunciato l’intenzione di costituirsi parte civile a un eventuale processo nei confronti del poliziotto.

L’avvocato Roberto D’Aloisio del foro di Larino è stato infatti interessato dalla Associazione Antimafia Caponnetto per la costituzione di parte civile. “Ho accettato l’incarico della associazione anche in virtù di pregresse vicissitudini del sottoscritto con il poliziotto in questione, che lo hanno visto soccombere” commenta l’avvocato interpellato da Primonumero.

Così l’associazione Caponnetto: “Apprendiamo con stupore quanto riportato del giornale on line Primonumero di Termoli sull’episodio successo a Vasto con protagonisti due poliziotti del locale Commissariato, che apre l’articolo con immagini raccapriccianti”.

Oltretutto sono immagini che stanno facendo il giro dell’Italia. Se nelle prime ore dopo il fatto la diffusione si era limitata a livello locale, a partire da ieri anche i media nazionali stanno dando risalto a quanto accaduto. Il sito FanPage ha dedicato un articolo alla vicenda e oggi persino Corriere.it ha rilanciato la notizia corredandola con il video.

“Come Associazione Antimafia e contro tutte le illegalità – prosegue l’associazione Caponnetto – non possiamo esimerci dall’intervenire con il presente comunicato stampa su questo brutto e scabroso episodio ricordando che la storia e il prestigio della Polizia di Stato, con cui ci onoriamo di collaborare da sempre, non possono essere offuscati da un singolo episodio seppur grave come quello riportato dall’articolo. Certamente chi ha sbagliato ne risponderà personalmente davanti all’Autorità giudiziaria che certamente su questa avvilente vicenda farà luce, ma quello che vogliamo evidenziare è la minaccia e/o l’uso facile di un’arma come il Taser nei confronti di una inerme signora non è accettabile come non è accettabile l’inusitata violenza sull’altra vittima, il pescivendolo. Crediamo che sia la Questura di Chieti che il Ministero dell’Interno dovranno a loro volta aprire un’inchiesta per analizzare l’operato di questi due poliziotti di cui uno da quanto scritto nell’articolo non è immune da precedenti atti di violenza. Quindi ci riserviamo la facoltà di una costituzione di parte civile se vi sarà un seguito giudiziario”.

L’avvocato Roberto d’Aloisio aggiunge inoltre che sulla vicenda sarà anche presentata una interpellanza parlamentare. “Ci si sta attivando in tal senso”. L’atto parlamentare sarà finalizzato a fare luce sull’utilizzo del taser. “La sua pericolosità è stata già certificata da organizzazioni e organismi che hanno messo in evidenza come si tratti di un’arma a tutti gli effetti, il cui utilizzo necessita di una regolamentazione ben precisa“.

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