Transizione energetica

Gigafactory, eolico offshore e idrogeno verde. Il triangolo virtuoso del Molise

La Gigafactory della newco ACC da sola non salverà il Molise. Lo stabilimento che realizzerà batterie e celle di batterie per le auto elettriche del futuro deve essere il perno attorno al quale far girare un processo virtuoso, capace di creare un sistema integrato di valore per la comunità. Nello stabilimento di Termoli si produrranno batterie, ma la Gigafactory dovrà innescare, come sta già facendo, un processo capace di garantire investimenti e benessere economico e ambientale a favore della comunità e dell’intera regione.

Sono quattro le leve attorno alle quali produrre questo cambio di paradigma: la prima è ovviamente il nuovo stabilimento, che potrà avvalersi dei fondi governativi del Pnrr e degli ingenti investimenti dei tre colossi europei del settore automotive ed energetico (Stellantis, Mercedes-Benz, TotalEnergies). Di fianco alla nuova produzione la seconda leva è quella della formazione e della ricerca innovativa nell’ambito dell’automotive e della transizione energetica. Termoli deve battersi per ospitare un hub tecnologico di trasmissione del sapere, capace di rendere il nostro territorio il luogo dove in Europa si formeranno le nuove maestranze e i nuovi professionisti dell’automotive e della transizione energetica. Dove garantire la nascita di un ecosistema di start-up innovative a servizio del nuovo indotto che inevitabilmente prenderà il posto del precedente attorno allo stabilimento

Per rendere economicamente sostenibile l’iniziativa industriale, ci sarà bisogno di una grandissima quantità di energia a prezzi accessibili. Per questo la terza leva è quella della produzione di energia direttamente sul territorio da fonti rinnovabili, che preferibilmente non impattino sul settore agricolo. Questa energia pulita sarà necessaria per produrre l’idrogeno verde che il Basso Molise si candida a garantire all’intera comunità regionale e che potrà essere utilizzata dalla stessa ACC e dalle altre imprese energivore del nucleo industriale presenti o incentivate a stanziarsi nel prossimo futuro, anche grazie alle agevolazioni burocratiche e fiscali garantite dalla Zes Adriatica. E inoltre l’idrogeno verde potrà essere utilizzato non solo dalle aziende, ma anche per il trasporto pubblico locale, con un considerevole abbattimento delle attuali emissioni da fonti fossili. L’ultima leva è quella più importante: il coinvolgimento delle comunità locali che devono essere protagoniste del processo. I cittadini devono essere messi in grado di comprendere cosa significhi realizzare in modo efficiente tale processo, quali benefici economici, sociali e in termini di qualità ambientale il buon esito di questo sistema virtuoso produrrà. Le comunità devono essere protagoniste del dibattito per decidere come destinare le compensazioni dirette e indirette che inevitabilmente questo processo produrrà una volta entrato a regime.

Chi in queste settimane attacca questo o quel singolo progetto sta pregiudicando il successo dell’intera strategia. Chi sta parlando in modo separato di Gigafactory, di parco eolico offshore, di centrale per la produzione di idrogeno verde commette un grave errore. Se lo fo per colpa dimostra la sua incapacità di leggere in modo organico il processo in atto in Molise e avvalora il giudizio sulla sua incapacità di governarlo. Se lo fa per mero interesse personale, cercando una visibilità politica o una compensazione individualistica dimostra la sua inattitudine ad ambire a ruoli di rappresentanza che presto saremo chiamati a rinnovare.

Il processo che potrà vedere il Molise protagonista nella transizione energetica e dell’automotive non ha colore politico. Esso è nato durante il governo Draghi e profetizzato sul palco del Festival del Sarà nel settembre del 2021. Tutte le forze politiche dell’allora larghissima maggioranza di governo lo hanno sostenuto. L’attuale governo Meloni lo ha confermato come elemento strategico della politica energetica nazionale. Le forze sociali, come da ultima la CGIL, ne hanno compreso la valenza. Le associazioni ambientali nazionali e locali si battono per rendere realmente concreto il passaggio dalle fonti fossili a quelle rinnovabili e in un dialogo virtuoso con le associazioni degli agricoltori riconoscono come le tecnologie ora possono garantire che in particolare l’eolico sia spostato dai suoli agricoli al mare, con beneficio di tutti. Anche i movimenti civici più maturi sul punto hanno assunto posizioni di attento favore.

Certo i professionisti del no hanno diritto di parola. Però nel limite dell’ossequio alla verità scientifica. Ma un conto è essere un cittadino che compie la propria battaglia civica. Altro è essere un membro o un iscritto di partito. Quello che gli organismi politici non possono permettere è che ci si protegga dietro il simbolo di partito per propagare posizioni che smentiscono le scelte politiche compiute da quella stessa comunità politica. In Molise oggi è in particolare il PD che deve dire una parola di chiarezza su questa visione del futuro della Regione. Può essere coerente con i voti espressi in Parlamento dai propri rappresentanti nei mesi scorsi e con le posizioni che in altre regioni il partito sta assumendo su progetti analoghi e dire con chiarezza che il futuro del Molise passa da una scelta di responsabilità sui temi della transizione energetica che in Basso Molise stanno divenendo realtà. Oppure può consentire che alcuni suoi iscritti facciano deragliare l’ultimo treno che si dirige verso il futuro, lasciandoci una regione senza prospettive, impantanata nella transizione energetica, ancora alle prese con le fonti fossili e i suoi danni ambientali e alla salute pubblica.

Sviluppo industriale sostenibile e responsabile, rinuncia alle fonti fossili, sì all’energia da fonti rinnovabili, anche per produrre idrogeno verde, una strategia che punti all’autonomia energetica regionale a favore di imprese e comunità con l’abbattimento delle emissioni. Una piattaforma politica che un tempo si sarebbe detta di sinistra.

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